Anton Giulio Mancino
La Gazzetta del Mezzogiorno
Sarà un'impressione, che insorge da subito, nella prima scena di Semina il vento, ma l'atmosfera è quella di un horror. Con tanto di ulivi in luce in piena notte seguiti dalla macchina da presa che li scova a uno a uno. Del resto ne avrebbe tutte le ragioni Danilo Caputo, alla sua opera seconda, nel considerare un plot con al centro il virus killer che ha sterminato quantità irrecuperabili di olivi secolari in Puglia. Se poi il contesto di Semina il vento si allarga all'attività di inquinamento pluridecennale e nella sostanza incontrastata dello stabilimento siderurgico tarantino, e all'incuria o peggio all'azione criminale che sta trasformando la terra pugliese - ma non solo, essendo la parabola del film estendibile a ogni latitudine e longitudine del pianeta - ecco che la traccia orrorifica eccede l'impressione iniziale. [...]
di Anton Giulio Mancino, articolo completo (3313 caratteri spazi inclusi) su La Gazzetta del Mezzogiorno 5 settembre 2020