samanta
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domenica 2 agosto 2020
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il cane capo branco di lupi.
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E' un film uscito quest'anno ed un'altra trasposizione cinematografica (una dele più note è del 1972: regia di Ken Annakin e con Charlton Heston) dal romanzo di Jack London, con effetti speciali entusiasmanti da un punto di vista visivo. Il protagonista è Buck un incrocio tra un San Bernardo e un Pastore scozzese che però è interamente CGI, cioé creato a computer con un modello, in questo caso un cane del regista. La regia è di Chris Sanders (Lilo&Stitch, Dragon Trainer) qui al suo 4° fil in 18 anni.
La storia, un poco modificata rispetto al romanzo, racconta le avventure di un cane molto grosso: Buck di proprietà del giudice Miller in una bella casa vittoriana nell'East Coast.
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E' un film uscito quest'anno ed un'altra trasposizione cinematografica (una dele più note è del 1972: regia di Ken Annakin e con Charlton Heston) dal romanzo di Jack London, con effetti speciali entusiasmanti da un punto di vista visivo. Il protagonista è Buck un incrocio tra un San Bernardo e un Pastore scozzese che però è interamente CGI, cioé creato a computer con un modello, in questo caso un cane del regista. La regia è di Chris Sanders (Lilo&Stitch, Dragon Trainer) qui al suo 4° fil in 18 anni.
La storia, un poco modificata rispetto al romanzo, racconta le avventure di un cane molto grosso: Buck di proprietà del giudice Miller in una bella casa vittoriana nell'East Coast. In questa casa il cane pur molto amato e viziato combina sempre guai: vuol sempre dormire in un letto, rovina un banchetto rovesciando il tavolo pieno di leccornie per impadronirsi di una coscia di pollo. Siamo al tempo della corsa dell'oro nell'Alaska da poco (1867) acquistata dagli USA versando un pò di dollari alla Russia e nel vicino Klondike del Canada. In quell'immenso territorio erano ricercati e avevano un grande valore i cani grandi per tirare le slitte in un terreno molto spesso sempre ricoperto di neve, Buck viene rapito da ladri brutali che lo vendono ad Ancorage a Perrault (Omar Sy) e a sua moglie Francoise (Caraa Gee) che gestiscono un corriere postale (800 KM in slitta!). All'inizio Buck si ritrae e appare disobbediente, ma poi la sua personalità forte e saggia si impone diventando addirittura il capo del branco di cani e salvando la vita alla padrona. Inoltre ha motivo di conoscere John (Harrison Ford) che lo salva quando cessato il servizio di corriere, viene acquistato da Hal (Dan Stevens) un paranoico ricercatore d'oro e sua sorella Mercedes (Karen Gillan: The Circle, Avangers Infinity War) che vuole uccidere Buck che si rifiuta di passare per un fiume ghiacciato che si sta per sciogliere, ma John lo impedisce e prende il cane con sé. John è un profondo conoscitore del territorio vive solo, bevendo molto cercando di dimenticare la morte del figlio Tim cercatore d'oro, ma poi decide di tornare dalla moglie prima cercando la vena d'oro disegnata in una mappa dal figlio. Accompagnato dal cane raggiunge una capanna costruita dal figlio e vicino trova molto oro nel frattempo Buck fa amicizia con una lupa bianca e di un branco di lupi di cui diventa il capo. Hal trova John e vuole vendicarsi perché ha perso tutto nel fiume che si era sciolto e rubargli l'oro, lo ferisce mortalmente, ma interviene Buck che lo getta nella capana incendiata. Hal muore e Buck ritorna nella foresta e avrà tanti cuccioli grigi (un nuovo tipo di lupo).
Il film si regge innanzitutto sull'ottima interpretazione di Harrison Ford, mediocre è invece l'interpretazione degli altri comprimari, specie Omar Si e Cara Gee. Inoltre l'altro punto di forza è l'empatia del cane Buck, molti hanno criticato la creazione CGI del cane (e degli altri animali), ma Buck riesce veramente simpatico anche se se evidente che ha delle reazioni umane che non appartengono ad un cane: e questo è il difetto della creazione a computer dove i personaggi sono artificiali. In generale gli effetti speciali del film sono veramente eccezionali come la valanga di neve che investe la slitta trainata da Buck., la scenografia risulta quindi ottima, in conclusione un più che discreto film per famiglie.
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felicity
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lunedì 18 maggio 2020
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molto coinvolgente dal punto di vista emotivo
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Primo adattamento cinematografico importante del romanzo dopo tanti anni, questo film sembra avere tutte le carte in regola per diventare un grande classico del futuro.
Il richiamo della foresta risulta un film estremamente evocativo, che non si risparmia dal mettere in mostra scenari da brividi.
Non è un film estremamente avvincente, ma è molto coinvolgente dal punto di vista emotivo e lo sarà soprattutto per il pubblico a cui è destinato: i bambini. Il racconto delle avventure di Buck è fluido, ben gestito e calibrato nel tempo.
La scelta del cast si rivela ottima e ovviamente la scena se la prende tutta un credibilissimo Harrison Ford.
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Primo adattamento cinematografico importante del romanzo dopo tanti anni, questo film sembra avere tutte le carte in regola per diventare un grande classico del futuro.
Il richiamo della foresta risulta un film estremamente evocativo, che non si risparmia dal mettere in mostra scenari da brividi.
Non è un film estremamente avvincente, ma è molto coinvolgente dal punto di vista emotivo e lo sarà soprattutto per il pubblico a cui è destinato: i bambini. Il racconto delle avventure di Buck è fluido, ben gestito e calibrato nel tempo.
La scelta del cast si rivela ottima e ovviamente la scena se la prende tutta un credibilissimo Harrison Ford.
Certo, non è facile parlare di livello attoriale del cast in un film che fa dei cani i suoi protagonisti, però è un insieme che funziona, con attori che riescono a rendere credibile il loro rapporto con animali non reali.
Buck e gli altri cani non sono altro che modelli costruiti al computer, ma sono credibili e non esageratamente espressivi, dal momento che non sono animali parlanti o che fanno cose particolari.
L’atmosfera epica del racconto della corsa all’oro viene corrisposta da scelte di regia estremamente convincenti. Ci sono sequenze che sembrano dei quadri, con carrelli dall’alto che dalle foreste di conifere aprono poi verso spazi immensi ed estremamente evocativi. Le scene dell’ultima parte del film, sul fiume, sono da togliere il fiato. Da incorniciare anche le scene dinamiche, gestite ottimamente dal punto di vista della regia.
La colonna sonora è bellissima, non invadente ma utile a seguire le linee di narrazione.
Nonostante sia leggermente minato dall’eccessiva CGI, il film scalda le membra dello spettatore in poco tempo: l’accurata ambientazione storica, le spettacolari riprese in Canada e la gloriosa colonna sonora contribuiscono a dare un tocco magico e surreale alla vittoriosa vicenda di Buck.
Sebbene i tempi siano cambiati, oggi si sente ancora il bisogno di raccontare ai bambini le favole di un tempo, quei racconti semplici e diretti, capaci di nascondere, sotto il velo del meraviglioso, una morale senza tempo.
In questo film c’è tutto il cuore del racconto di London: la riflessione sull’estenuante percorso di crescita, sulla ricerca di sé e sull’importanza di trovare il proprio posto nel mondo.
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kyotrix
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mercoledì 8 luglio 2020
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carino
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Nulla di innovativo, trama abbastanza scontata, ma godevole. Simpatico e bei paesaggi. Molta, forse troppa, animazione, ma bisogna dire che col cane disegnato in quella maniera, MOLTO espressivo stile cartone animato, il risultato è decisamente meglio dell'inespressivo Re Leone. Anche Ford, finalmente da vero vecchietto, fa la sua figura. Una bella fiabetta avventurosa per grandi e piccini.
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elgatoloco
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mercoledì 1 dicembre 2021
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bella trasposizione di jack london
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"The Call of the Wild"(Chris Sanders, sceneggiatura di Michael Green, dal classico romanzo omonimo di Jack London, del 1903)parla del cane Buck, cane lupo dal bel pelo e dalla vivace intelligenza, che viveva nella residenza di un giudice, dapprima rapito e venduto ai cercatori d'oro in Alaska e diventato capo-branco di un"branco"di cani che distriubuiscono la posta ai cercatori d'oro, agli orridni di un Francese di colore, viene poi acquistato, quando il postino perde i lavoro, da un feroce quanto cinico viaggiatore che sottomette la torma di cani a una discilpilina infenrale e massacrante. Sarà Buck a guidare la rivoltw e seguirà una sorta di eremita, con cui si crea un rapporto veramente"simbiotico".
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"The Call of the Wild"(Chris Sanders, sceneggiatura di Michael Green, dal classico romanzo omonimo di Jack London, del 1903)parla del cane Buck, cane lupo dal bel pelo e dalla vivace intelligenza, che viveva nella residenza di un giudice, dapprima rapito e venduto ai cercatori d'oro in Alaska e diventato capo-branco di un"branco"di cani che distriubuiscono la posta ai cercatori d'oro, agli orridni di un Francese di colore, viene poi acquistato, quando il postino perde i lavoro, da un feroce quanto cinico viaggiatore che sottomette la torma di cani a una discilpilina infenrale e massacrante. Sarà Buck a guidare la rivoltw e seguirà una sorta di eremita, con cui si crea un rapporto veramente"simbiotico". Ma il destino di Buck, dopo un periodo relativamente lungo(anche per il lungo viaggio che compiono)insieme all'uomo, lo porterà a sentire, appunto "The Call of the Wild", ritoranndo dai suoi antentati lupi, appunto nella foresta. IL grande romanzo(per me ma per molti il suo capolavoro)di London ha subito o diremmo meglio avuto 5 trasposizioni filmiche e questa è appunto la più recente. Forse non particolarmente incline ad accentuare il carattere(e, diremmo anche la"personalità"di Buck)ribelle del cane e il tema rosseauiano del "ritorno alla natura"presente in London, sa però evidenziare alcuni aspetti particolarmente forti: 1)la curiosità del cane Buck, alla ricerca del mondo-esemplare in tal senso la"sciopeta della neve", che avviene attraverso l'oflatto ma anche la vista e in realtà tutti i sensi, anzi per meglio dire tutto l'apparato sensotriale; 2)il suo non essere mai un "cane gregario", ma invece un" capo branco"che cerca l'autonomia, l'autorealizzazione anche scoprendo di volta in volta le insiedie dle mondo e della realtà che gli si para davanti; 3)RIspetto ad altre versioni, questo"The Call of the Wild"tiene molto ad essere storia d'avventura(ossia di scoperta)degli animali, dov eil mondo umnao è visto come minaccioso o invece come amico, nel caso dell'eremita(un Harrison Ford finalemnte libertato dall'ingombrante ruolo di Indiana Jones, quasi un"Marchio a fuoco", negli ultimi decenni, per l'attore, che qui invece riesce ad esprimersi intemnsamente quanto anche pienamente)o anche di Perrault, il postino(bravissimo OMar Sy, in un ruolo molto diverso da quelli consueti), mentre qui il"vilain"è Dan Stevens. La tecnica filmica, che è comunque "appannaggio"della cinematografia USA viene qui funzionalizzata alla storia, con risultati efficaci. El Gato
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inesperto
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martedì 3 marzo 2020
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buck come metafora di un'eterna ricerca
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Questa è la storia di un cagnone, Buck, che si trova a dover cambiare dimore e padroni con una certa frequenza. Ogni tappa, con le sue difficoltà di natura materiale e caratteriale, aggiunge al suo bagaglio un pezzettino in più di autoconsapevolezza e contribuisce a quello che sarà il suo pieno sviluppo. In una sorta di tragitto alla rovescia, partendo da una pacifica esistenza in una civilissima famiglia del Sud, troverà alla fine la sua vera casa presso un branco di lupi, in una verde foresta del Nord: dalla civiltà alla natura selvaggia... In realtà, però, il richiamo che costantemente sentiva durante la sua vita, senza mai capirlo fino in fondo, ma che tra mille peripezie è riuscito ad ascoltare e seguire, gli ha consentito di percorrere non un viaggio a ritroso, ma una corsa verso la verità di un'esistenza in accordo con la propria indole: non si potrebbe augurare niente di meglio a nessuno.
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