Fortuna

Troppi esercizi di stile per una storia così vera

Ispirandosi alla vera storia di Fortuna Loffredo, la bambina di sei anni scaraventata dal balcone di un condominio di Caivano, a nord di Napoli, la cui morte rivelò una serie di abusi sui minori, l' esordiente Gelormini (già assistente di Paolo Sorrentino) sceglie una chiave singolare, con l' intento di schivare la semplice denuncia. Il film comincia come una specie di strana fiaba, con una bambina che ha una mamma affettuosa (Valeria Golino) e si crea un mondo di fantasia sul tetto del palazzo insieme a una banda di bambini. A metà però esatta, però, cambia completamente passo (e formato dell' immagine: da quello quasi quadrato in 1:33 passa a uno più orizzontale) e rivediamo in certo modo la stessa storia, ma in modo completamente diverso. Senza voler rivelare troppo, si può dire che il naturalismo più crudo, e più scontato, da qui in avanti dilaga. Ma non è solo questo il problema: è che la maniera di raccontare, già nella prima parte, tutta inquadrature squisite e ricercatezze di montaggio, soverchia completamente l' interesse della storia, e le ambizioni del progetto conducono a un estetismo troppo superficiale. Imperdonabile la sequenza dopo i titoli di coda.
da La Repubblica, 27 maggio 2021


di Emiliano Morreale, 27 maggio 2021