Possession - L'appartamento del diavolo

Mi ero scordato che una caratteristica spagnolesca è l'eccesso, nel male e nel... peggio. Comunque, un virtuosismo raccontare tutte le magagne del maligno in una manciata di minuti. Una summa quest'ennesimo horror che fa pensare che la madre di questo filone, come quella dei fessi, sia perennemente incinta.
Fattura pregevole, vivace ed efficace, ma irrimediabilmente déjà vu come ho imparato anch'io a dire. Inevitabile, mi direte. Che c'è da innovare nel rappresentare una faccenda che risale alla notte dei tempi? Un archetipo, quindi, che prolifera in stereotipi i quali a loro volta si disperdono nei mille rivoli di tipicità più o meno triviali.
Pintò, toccandole tutte, non si esime  dall'indulgere anche al sacrilego. A dir vero deve essere un suo naturale, o meglio, un vecchio vezzo dei Catalani, e non loro soltanto, dileggiare le cose dei preti quando non li si fucila più.
La pletora degli elementi introdotti nuoce alla valutazione di questa Possession che più d'uno può vedere come un'esercitazione di maniera se non lo sfoggio vanitoso di cultura. Peccato, poteva venirne uno degli horror più belli di questi anni grazie all'abilità di rendere nell'ambientazione e nel décor della Vieja Madrid una spettralità dalla suggestione di alta classe.
Invece, è riuscito solo ad essere il miglior lavoro nel genere di queste ultime settimane. Non ci voleva molto ma non vi sembri poco.