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Dark Phoenix, gli X-Men dalla parte dei diritti civili

L'ultimo capitolo della saga conferma la volontà del franchise di schierarsi con le minoranze. Al cinema.
di Giuseppe Fadda, Vincitore del Premio Scrivere di Cinema

X-Men - Dark Phoenix

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Sophie Turner - Pesci. Interpreta Jean Grey / Phoenix nel film di Simon Kinberg X-Men - Dark Phoenix.
martedì 11 giugno 2019 - Scrivere di Cinema

Con il settimo capitolo Dark Phoenix (guarda la video recensione), la saga degli X-Men giunge a una conclusione: una conclusione non molto soddisfacente, secondo il parere di numerosi critici statunitensi e non. Ma non è stata solo la critica a esprimere un certo disappunto; nei giorni precedenti all'uscita del film, alcuni fan si sono lamentati di una clip rilasciata in anteprima, in cui Raven (il personaggio interpretato da Jennifer Lawrence) dice al Professor X: "A dire il vero, sono sempre le donne a salvare la situazione qui. Forse dovresti pensare di cambiare nome in X-Women". A parte alcuni interessanti interventi sullo sfruttamento di un girl power facile e scontato nei film mainstream (come quello di Anne Cohen su "Refinery29"), la polemica è stata principalmente fomentata da fan indispettiti dalla (presunta) tendenza al politically correct. Questo tipo di critiche non è estraneo a molti blockbuster degli ultimi anni (basti vedere Star Wars: Gli ultimi Jedi (guarda la video recensione)) e generalmente lascia il tempo che trova, ma in questo caso specifico dimostra una totale mancanza di comprensione della storia stessa.

Perché gli X-Men sono sempre stati, per così dire, "politicamente corretti".
Giuseppe Fadda, Vincitore del Premio Scrivere di Cinema

La storia dei mutanti, rifiutati dalla società umana, divisi tra coloro che vogliono integrarsi pacificamente nella società e coloro che vogliono riscattarsi con la violenza dalla loro posizione di subalternità, si basa, sul nascere, proprio sulle battaglie per i diritti civili, in primis quelle condotte negli anni Sessanta dagli attivisti afroamericani.

Stan Lee, creatore del gruppo, aveva detto in un'intervista a "Rolling Stone" nel 2014: "Amavo l'idea di avere come cattivi dei mutanti che non avevano tutti i torti. Gli umani li odiavano e li emarginavano, quindi perché non rispondere di conseguenza? Mentre il Professor X crede in una convivenza tra persone diverse. E pensavo che questo rappresentasse delle scuole di pensiero esistenti. L'obiettivo di fondo era mostrare che il bigottismo è una cosa terribile e che dovremmo tutti andare d'accordo nonostante le differenze". Nella stessa intervista, Lee ha anche ammesso di essersi (forse inconsapevolmente) ispirato a Martin Luther King e Malcolm X per caratterizzare le personalità, rispettivamente, del Professor X e di Magneto.

Questo è evidenziato da numerosi altri elementi, non ultimo il fatto che Magneto, nel primo prequel X-Men: L'inizio, citi esplicitamente la frase "By all means necessary", notoriamente pronunciata da Malcolm X. E non solo Lee ha parlato dell'ispirazione socio-politica dietro agli X-Men: Chris Claremont, autore degli X-Men dopo Lee per ben 17 anni, è stato definito un "genio per come ha reso i mutanti i rappresentanti di tutte le minoranze" ("I Heart Wolverine" di Grady Hendrix per Slate).


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