Pochi eventi e pochi personaggi danno vita a un film sull'affetto e sul rispetto. Disponibile su Disney+.
di Marianna Cappi
Nell’inverno del 1925, un’epidemia di difterite si diffuse nella cittadina di Nome, in Alaska, colpendo soprattutto i bambini. Si rese allora necessario recuperare, nel più breve tempo possibile, il siero con l’antitossina, disponibile a circa mille kilometri di distanza. Un tempesta epocale, però, si stava per abbattere sulla regione e nessuno era disposto a partire. Nessuno tranne Leonhard Seppala e la sua slitta di cani, capitanata dal dodicenne Togo.
Sarà che anche questo è un tempo di infezioni minacciose e di eroismi sconosciuti (il merito dell’impresa, nel ‘25, andò al cane Balto, che “tagliò il traguardo” al termine della staffetta, ma Balto e il suo conduttore avevano percorso solo 50 chilometri, contro i 425 corsi da Togo nel pieno della bufera), sarà che una storia vera, che lega tra loro un cane, il suo padrone e un gruppo di bambini in una relazione di mutua sopravvivenza non può non arrivare al cuore, ma il film di Ericson Core ha dei meriti che superano tanto la contingenza che le ovvietà.
Con una cassetta degli attrezzi ridotta al minimo, pochi personaggi e tutto sommato anche pochi eventi, Togo affresca un mondo a bassa densità di popolazione ma alta concentrazione di affetto e rispetto e, all’interno di questo mondo, racconta l’affacciarsi di un essere speciale, in grado di fare la differenza e la Storia.