The Man in the High Castle

Film 2015 | Drammatico 60 min.

Titolo originaleThe Man in the High Castle
Anno2015
GenereDrammatico
ProduzioneUSA
Durata60 minuti
Regia diDavid Semel
AttoriLuke Kleintank, Alexa Davalos, Arnold Chun, Carsten Norgaard, Bernhard Forcher, Joel de la Fuente, Rupert Evans, Daniel Roebuck Lee Shorten, Steve Byers, Macall Gordon, Rufus Sewell, Michael Gaston, Chelah Horsdal, Aaron Blakely, Yuki Matsuzaki.
MYmonetro

Regia di David Semel. Una serie con Luke Kleintank, Alexa Davalos, Arnold Chun, Carsten Norgaard, Bernhard Forcher, Joel de la Fuente, Rupert Evans, Daniel Roebuck. Cast completo Titolo originale: The Man in the High Castle. Genere Drammatico - USA, 2015, STAGIONI: 4 - EPISODI: 40

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Ultimo aggiornamento venerdì 15 novembre 2019

The Man in the High Castle. La serie ha ottenuto 1 candidatura agli Emmy Awards, 1 candidatura a CDG Awards,

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Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES
CRITICA
PUBBLICO 3,38
CONSIGLIATO N.D.
I nazisti al comando degli USA. Dal romanzo di Dick.

L'adattamento per il piccolo schermo dell'omonimo romanzo di Philip K. Dick, che, ambientato nel 1962, racconta di un mondo in cui i tedeschi nazisti e i giapponesi hanno vinto la seconda guerra mondiale e hanno occupato gli Stati Uniti.

Episodi: 10

La stagione finale rincorre l'attualità senza trovare il cambio di passo di cui la serie aveva fortemente bisogno

Recensione di Andrea Fornasiero

Mentre il Reich controlla sempre più saldamente la costa Est, tanto da aver sostituito la Statua della Libertà con un proprio monumento alla gioventù hitleriana, i giapponesi sono invece sempre più in difficoltà con la resistenza, anche perché combattono su due fronti: americano e cinese. Negli ex Stati Uniti i loro più agguerriti avversari sono i guerriglieri afroamericani della BCR, la Black Communist Rebellion, guidati da Equiano Hampton e dove ha un ruolo di crescente leadership la coraggiosa Bell Mallory. Nel mentre Juliana Crain si è rifugiata nell'universo alternativo che John Smith, ora Reichsmarschall, pianifica di invadere. L'uomo dell'alto castello è del resto nelle sue mani in prigione e i ribelli guidati dall'irlandese Wyatt Price non sembrano una minaccia degna di nota...

Con la quarta e ultima stagione, The Man in the High Castle deve tirare le fila di una serie che ha spesso preferito immaginare un mondo e sondarne i dettagli attraverso i propri personaggi, anziché puntare sull'incedere degli eventi.

La conclusione alle porte obbligherebbe a un cambio di passo, tanto si riparte con l'assassinio di un importante protagonista, ma in realtà gli episodi continuano a mantenere il consueto ritmo anche a poche puntate dal finale. Da una parte è giusto che la serie non svenga snaturata da una conclusione probabilmente chiesta da Amazon in anticipo sui tempi previsti, dall'altra però la risoluzione è a dir poco repentina in più passaggi e non ha il coraggio di restare fedele allo spirito del romanzo di Dick, preferendo invece sfuggire al pessimismo con una americanata. Il che, in una serie dove l'America è stata conquistata da tedeschi e giapponesi, è tanto paradossale quanto purtroppo prevedibile: è già un miracolo che per tre stagioni si abbia avuto modo di assistere a un mondo senza speranze e momenti banalmente trionfali, dove il Male regnava assoluto e si infiltrava fin nelle vite private di molti personaggi.

La serie ha avuto diversi problemi di direzione, tanto che Frank Spotnitz se ne era allontanato abbastanza presto e per la terza annata, come showrunner, gli era subentrato Eric Overmyer, già sceneggiatore nella seconda stagione. Era però una soluzione temporanea, visto che Overmyer è impegnato con Bosch, titolo che per Amazon è meno costoso e più fortunato, dunque più prezioso. Così la quarta stagione vede il testimone di showrunner passare al regista Daniel Percival e allo sceneggiatore David Scarpa, che si lanciano nell'ormai immancabile rincorsa ai temi d'attualità.

Ecco così che salta fuori più o meno dal nulla una resistenza all black ai giapponesi, oltretutto di notevole successo nonostante la logica vuole che sia piuttosto facile individuarne i membri. Allo stesso modo non bastava aggiungere una eroina nera alla bianca Juliana Crain, serviva pure che la moglie di John Smith, Helen, continuasse la sua ribellione. Per fortuna il femminismo non arriva a stravolgere l'ambientazione della serie e non mancano personaggi femminili spaventosi, come la moglie di Himmler o la guardia del corpo interpretata da Rachel Nichols, assassina nazista micidiale con il coltello.

Se la trasformazione di Helen è raccontata con cura, è invece ormai a un punto morto Juliana Crain: senza più intorno Frink e Black morti nella scorsa stagione, cui si aggiunge la scomparsa di un altro suo principale interlocutore, non le resta che relazionarsi con il personaggio (e l'attore) peggiore del mazzo: ha molto spazio per crescere e le rimane solo l'attore peggiore del mazzo con cui interfacciarsi: Wyatt Price interpretato da Jason O'Mara.

Sono invece molto più riusciti gli archi narrativi di Kido, il capo dei kempeitai che ha problemi con un figlio traumatizzato dalla guerra in Cina, e dell'antiquario Robert Childan, che vive una tragica storia d'amore. John Smith si conferma poi il vero fulcro della serie e la sua è anche quest'anno la storia più affascinante: messo di fronte a un'altra vita versione della sua vita, scopre di avere ancora un "figlio" in vita e per questo non può che considerare l'inconcepibile.

Purtroppo però la storia continua anche al suo dilemma e negli ultimi tre episodi si assiste a un rush finale improbabile, con gli intrighi di Berlino e con le indagini di Hoover liquidate in un baleno per arrivare a una chiusura che, non avendo modo di raccontare un quadro più complesso, la deve buttare sulla metafisica. La serie e il suo pubblico meritavano sicuramente di meglio.

Episodi: 10

Una stagione spettacolare e riflessiva, che mantiene le cupissime premesse della serie senza cedere a facili risoluzioni hollywoodiane

Recensione di Andrea Fornasiero

Guardando pellicole provenienti da mondi alternativi, Juliana Crain assiste alla propria morte di un suo alter ego, inoltre ha visioni di un'altra realtà che le svelano il pericolo degli esperimenti nazisti sul multiverso condotti dal dottor Mengele. Da un altro mondo del resto è giunta una versione alternativa di sua sorella Trudy, che però su questa Terra è in pericolo, visto che i kempetai (la spietata polizia militare giapponese) hanno documenti sulla "sua" morte. Joe Blake è poi diventato l'assassino scelto di Herr Himmler, il nuovo Führer, mentre John Smith, divenuto Oberstgruppenführer, suscita le invidie di un altro comandante americano del Reich, che scatena contro di lui il maestro di intrighi Edgar J. Hoover.

Personaggi storici reali e figure inventate da Philip K. Dick e dagli autori della serie, incrociano i propri destini più che mai nella terza stagione di The Man in the High Castle. Si è fatta attendere ben ventidue mesi, ma ne è valsa la pena perché si tratta probabilmente dell'annata più compiuta finora.

Durante la seconda stagione lo showrunner Frank Spotnitz aveva abbandonato il progetto, che era passato nelle mani di Eric Overmyer e a lui è toccato l'improbo compito di dare una nuova direzione (oltretutto nel bel mezzo di una rivoluzione dirigenziale per Amazon Prime Video travolto dal #metoo). Dopo lunga attesa e ancora prima di annunciare la data di partenza della terza stagione, è stata confermata la quarta annata, a dimostrazione di come sia in atto un nuovo piano soddisfacente per tutti. Questa terza stagione segna infatti un rinnovamento, con la fuoriuscita di alcuni personaggi (ma quando ci sono mondi paralleli e altre versioni delle stesse persone gli attori potrebbero sempre tornare) e soprattutto l'aggiunta di nuovi volti, con Jason O'Mara nei panni del trafficante della zona neutrale Wyatt Price e con il solidissimo William Forsythe in quelli di J. Edgar Hoover. Figura chiave della storia statunitense del 900, Hoover è stato il fondatore e il direttore dell'FBI (al centro anche del film omonimo di Clint Eastwood dove lo interpretava Leonardo DiCaprio), mentre qui ha un ruolo analogo però tra le fila del Reich americano.

Confermati comunque gli attori migliori, come Rufus Sewell la cui naturale rigidità altrove poco apprezzata lo rende perfetto per il nazista John Smith, individuo indurito ma non disumano. Lo ritroviamo travolto dal lutto per la morte del figlio malato, che non ha potuto salvare dallo stesso regime di cui fa parte. Ancora più devastata dalla perdita è sua moglie, che dovrà ricorrere alla psicanalisi. Questioni da family drama più che science-fiction ucronica, ma in realtà The Man in the High Castle non insegue i colpi di scena (che pure non mancano, soprattutto quest'anno), né l'azione o lo spettacolo, bensì mira a comporre un dettagliato ritratto di questo specchio del nostro mondo. Basta il décor della stanze con lampade dal gambo a svastika, o addirittura un party esclusivo con tanto di svastika di ghiaccio che sovrasta il tavolo del buffet, a rendere indelebilmente sinistre le immagini della serie. Tanto che si può dedicare tutto il tempo necessario a spiegare come la psicanalisi, su una Terra dominata dai nazisti, sia vista come una disciplina ebrea e quindi pericolosa e avvolta da una cattiva fama.

Non c'è poi serie più convinta del potere delle immagini e del cinema di questa, dove alcuni dipinti diventano una forma di resistenza e si diffondono viralmente e dove soprattutto sono i documentari a poter dimostrare che un altro mondo è possibile. Juliana Crain, ormai prima tra i protagonisti, cerca di scongiurare la catastrofe degli esperimenti di Mengele ma il suo piano a lungo a termine è quello di usare questi film per risvegliare le coscienze. Al contrario Herr Himmler vuole cancellare, fisicamente, i segni della storia Americana, sostituendovi la propria propaganda. È una lotta di comunicazione più che armata, tra visioni del mondo contrapposte dove una vede nel multiverso un messaggio di speranza e l'altra un'occasione di conquista.

Juliana, interpretata da Alexa Davalos con un fascino quasi da diva del cinema classico, matura qui a eroina di tutto punto, astuta e abile nel cavarsi dai guai, capace di amare ma pure di tradire, tutto per una missione tanto giusta quanto disperata. In questo senso The Man in the High Castle è rimasto assolutamente cruento, con nazisti e kempetai che si macchiano di crimini orrendi, inoltre i filmati mostrano a loro volta anche scene di puro orrore. La serenità che cerca nelle sue pratiche meditative e marziali il ministro Tagomi è un'isola, per altro sempre meno sicura, in un universo ricco di pericoli e brutalità, dove poco ci vuole a finire catturati, torturati o crudelmente uccisi.

La conclusione dell'annata arriva infine a immagini di notevole forza, mantenendo le cupissime premesse della serie senza cedere a facili risoluzioni hollywoodiane. Il fascino nero e l'importanza di The Man in the High Castle sono nel ricordarci che l'orrore dell'estremismo di destra è solo a un passo dal nostro presente e che, per quanto scoraggiante la situazione possa sembrare, non bisogna mai rassegnarsi al male. Lo spirito della serie vibra di vita nei particolari di una distopia spaventosa ma tutt'altro che fantastica, un incubo con cui fare i conti non cessa di essere attuale.

Episodi: 10
Frank Frink decide di entrare attivamente nella Resistenza, Joe Blake scopre il suo retaggio in Germania mentre la malattia di Hitler scatena i complotti per la sua successione, che travolgono anche l'Obergruppenführer americano John Smith. Il ministro del commercio giapponese, Nobusuke Tagomi, ha scoperto di essere un "viaggiatore" e viene a patti con l'esistenza del multiverso, dove su Terre alternative la Storia ha preso un corso differente. Questa conoscenza finirà per fare di lui un alleato di Juliana Crain e del misterioso Uomo dell'Alto Castello.
Episodi: 10
Sono ormai passati quasi vent'anni da quando l'asse del Terzo Reich e dell'Impero giapponese ha vinto la Seconda Guerra Mondiale. Le loro forze si sono divise quello che un tempo erano gli Stati Uniti, lasciando al centro una striscia neutrale come cuscinetto. A San Francisco, nel 1962, Trudy Crain viene uccisa dalla polizia giapponese ma fa in tempo a consegnare alla sorella Juliana un misterioso filmato documentario, che racconta una Storia diversa in cui i nazisti sono stati sconfitti. Non si tratta dell'unico film di questo tipo e il recupero di tali pellicole è al centro delle manovre della Resistenza così come del Reich.
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PRIME VIDEO
venerdì 15 novembre 2019
Alessandro Buttitta

"L'America è una nazione ribelle. Soltanto un americano può veramente controllarla". È giunto il momento della conclusione per The Man in the High Castle, la cui quarta stagione è disponibile su Prime Video a partire da venerdì 15 novembre.

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