Run with the Hunted, tradotto maldestramente con Gioventù perduta, è un drammatico noir americano con un soggetto interessante, che, in gran parte, appare come una versione aggiornata di Oliver Twist. L’inserimento originale di un antefatto tragico alla vicenda del ragazzino sbandato, che condiziona il plot costringendolo entro i limiti di uno schematico sviluppo, non aggiunge nulla a quella che sarebbe potuta essere una suggestiva rivisitazione della storia ottocentesca calata nella contemporaneità, una riscrittura in chiave moderna delle avventure del piccolo eroe del romanzo di Dickens, offrendo una visione della sua personalità da adulto ai giorni nostri, adeguata al mondo dei giovani emarginati, vittime della droga e del sistema corrotto e criminale degli adulti.
[+]
Run with the Hunted, tradotto maldestramente con Gioventù perduta, è un drammatico noir americano con un soggetto interessante, che, in gran parte, appare come una versione aggiornata di Oliver Twist. L’inserimento originale di un antefatto tragico alla vicenda del ragazzino sbandato, che condiziona il plot costringendolo entro i limiti di uno schematico sviluppo, non aggiunge nulla a quella che sarebbe potuta essere una suggestiva rivisitazione della storia ottocentesca calata nella contemporaneità, una riscrittura in chiave moderna delle avventure del piccolo eroe del romanzo di Dickens, offrendo una visione della sua personalità da adulto ai giorni nostri, adeguata al mondo dei giovani emarginati, vittime della droga e del sistema corrotto e criminale degli adulti.
Peccato che la pellicola, che vanta, peraltro, un ottimo cast, in cui spiccano William Forsythe, in un cammeo di pochi minuti, Ron Perlman e Michael Pitt, risulti, tuttavia,penalizzata da uno stile di ripresa telefilmesco e da una sceneggiatura monca che non approfondisce i caratteri dei personaggi ma li appiattisce in una dimensione fumettistica, nonostante le notevoli performance attoriali dei protagonisti, le cui potenzialità non sono sfruttate a pieno.
Al di là dello spunto narrativo iniziale, peraltro in debito con Dickens e con Polanski, e le buone intenzioni di mostrarci cosa sarebbe diventato da giovane adulto il piccolo Oliver se fosse vissuto nell’America di oggi, il film si perde a metà del suo cammino e l’autore sembra quasi volersi affrettare verso il finale scontato, lasciando in sospeso un lavoro appena abbozzato, che avrebbe meritato, considerate le premesse, di essere sviluppato diversamente e più compiutamente.
[-]
|
|