|
Ultimo aggiornamento martedì 9 luglio 2019
Due icone della cultura contemporanea s'incontrano: Martin Scorsese e Bob Dylan.
CONSIGLIATO SÌ
|
Martin Scorsese alterna immagini di repertorio, estratte da da un enorme ammontare di materiale inedito, e testimonianze recenti per raccontare a suo modo la Rolling Thunder Revue, il tour 1975-1976 che ha portato Dylan e un carrozzone di artisti come Joan Baez, Allen Ginsberg o Patti Smith in giro per il mondo, sulle note dell'album che diventerà Desire.
È Georges Méliès, prestidigitatore e cineasta, a introdurci alle meraviglie della Rolling Thunder Revue. E a dettare così anche cifra stilistica e contenutistica del nostro viaggio. Soprattutto a suggerire la maniera corretta di interpretarlo: quel che seguirà può essere frutto di realtà come di illusione. Sulla base di queste premesse Rolling Thunder Revue - Martin Scorsese racconta Bob Dylan diviene oggetto di difficile classificazione, che obbliga lo spettatore a una visione attiva, partecipativa, in cui è costretto a rimettersi costantemente in discussione.
Chi si aspetta il semplice documentario musicale celebrativo è fuori strada. Le testimonianze odierne, in particolare, mescolano vero e falso, virando verso il territorio di This is Spinal Tap e del mockumentary.
Da Sharon Stone che racconta di un flirt con Dylan a un politico che è in realtà il personaggio di un comico televisivo, in una stordente sarabanda di dichiarazioni dalla scarsa affidabilità. C'è chi ha paragonato l'operazione di Scorsese a una versione documentaristica di quanto fatto da Todd Haynes in Io non sono qui per il cinema di finzione.
Chi conosce Dylan sa che nel suo mondo la menzogna procede a braccetto con la verità, come nella sua autobiografia, ricca di aneddoti troppo perfetti per essere realmente avvenuti. Dylan prevede sempre, nei suoi innumerevoli travestimenti, una quota di mistificazione: un po' perché obbligato dalle circostanze e da una insostenibile pressione, soprattutto politica, posta sulle sue spalle a inizio carriera; e un po' perché ci prova gusto, stanco di ripetersi e di condannarsi allo stesso giro di una stanca giostrina. Scalette di concerto stravolte, piene di brani irriconoscibili; inni di impegno sociale che lasciano spazio a esaltazioni della pace familiare e dell'escapismo agreste; strali contro quelli che combattono con "Dio dalla loro parte" e in seguito sorprendenti conversioni religiose.
Un percorso artistico sinusoidale, destinato a disorientare anche i fan di lunga data, in cui il tour Rolling Thunder Revue ricopre una posizione di centralità, cronologica e tematica: rappresenta l'autentico ritorno di Dylan, dopo l'incidente, l'esilio volontario e la crisi creativa, in un apice di rock'n'roll gitano (cortesia del violino di Scarlet Rivera) che toccherà livelli destinati a non essere più raggiunti nel prosieguo di carriera.
Sul palco Dylan si nasconde dietro maschere o ricorre a make up pesantissimi, gira un film che rimarrà solo un affascinante abbozzo, come Renaldo e Clara, non smette mai di interpretare un personaggio. Come nel momento intimo tra lui e Joan Baez, in cui i due si raccontano le reciproche sliding doors della vita, tra rimpianto e nostalgia: Scorsese lo recupera, ma il girato proviene dal film che Dylan stava realizzando o dalla realtà?
In sostanza un documento su un'epoca straordinaria, ricolmo di momenti di musica esaltanti, che diviene anche, e forse soprattutto, altro. Una riflessione sulla possibilità odierna di nascondere o distorcere la verità, o su come spesso la necessità di spettacolarizzare e gridare più forte spinga inevitabilmente in questa direzione.
I richiami da un passato in cui l'America, dopo il ritiro dal Vietnam e il Watergate, festeggiava il proprio bicentenario assumono così la veste di monito, per un presente che genera disagio e invita a stare in guardia. In cui ogni informazione sembra a nostra disposizione, ma diventa sempre più difficile scrutarne la reale natura. Meglio sognare, sulle ali dell'entusiasmo di una stagione irripetibile.
Dopo il "tradimento" dal folk al rock di No Direction Home, tocca al tour estenuante e inebriante che ha portato Dylan in giro per il mondo tra il 1975 e il 1976. Scorsese torna sul luogo del delitto, ma con tutt'altro intento. Dove molti si sarebbero attesi solo uno straordinario frammento di storia del menestrello e della sua corte di artisti durante la Rolling Thunder Revue, Scorsese gioca un azzardo [...] Vai alla recensione »
"La vita non riguarda trovare se stessi, riguarda creare se stessi". Bob Dylan lo rivela a Martin Scorsese mentre insieme ripercorrono quel 1975 che li segnò entrambi: il primo stava partendo per il glorioso Rolling Thunder Revue tour, il secondo ultimando uno dei suoi capolavori, Taxi Driver. Fa impressione unire questi due giganti della Cultura (laddove la maiuscola sintetizza il meglio di cultura [...] Vai alla recensione »