Il racconto delle scoperte scientifiche e della relazione sentimentale dei fisici Marie e Pierre Curie, entrambi premiati con il premio Nobel per la fisica. Dal 15 luglio on demand.
di Marzia Gandolfi
Parigi, 1934. Consumata dalla ricerca e dalle radiazioni dell’uranio, Marie Curie cede le armi e ripercorre sul letto di morte la sua vita ‘applicata’ alla scienza. Punta avanzata di un femminismo a venire, e ancora disorganizzato, Maria Salomea Sklodowska è una studentessa polacca dalle intuizioni folgoranti in un mondo di uomini che per troppo tempo rifiutano di aprirle le porte e di riconoscere il suo genio. Nel 1893 cerca a Parigi un laboratorio dove condurre le sue ricerche e trova Pierre Curie, futuro marito e sostegno indefettibile della sua carriera. Insieme scoprono il radio e il polonio, rivoluzionando la scienza e la storia umana. A dispetto dell’ostilità dei suoi confratelli, imporrà il suo lavoro e riceverà due premi Nobel. Ma ogni progresso scientifico ha un prezzo, per la sua vita e per quella del mondo.
Nell’esercizio delicato di un biopic, rintracciare la vita di un genio rappresenta una difficoltà supplementare. Come spiegare la pioniera che fu Marie Curie senza allineare monotonamente tutte le prime volte che la qualificano?