Anno | 2019 |
Genere | Documentario |
Produzione | Svizzera |
Durata | 93 minuti |
Regia di | Erik Bernasconi |
Tag | Da vedere 2019 |
MYmonetro | Valutazione: 4,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 18 ottobre 2019
La crisi economica affrontata dalle maggiori aziende di prodotti per la casa.
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Omegna, cittadina di poco più di 15.000 abitanti, nel ‘900 è stata il centro di produzione di diversi prodotti nel settore del casalingo. Nomi come Bialetti, Alessi, Piazza, Lagostina hanno fatto il giro del mondo con prodotti di qualità. Le crisi economiche e la globalizzazione hanno creato effetti devastanti in questo microcosmo industriale lasciando dietro di sé stabilimenti abbandonati o acquisizioni da parte di holding straniere.
Erik Bernasconi non è originario di Omegna e, una volta individuato il soggetto del proprio documentario ed effettuato le dovute ricerche, avrebbe potuto offrirci un interessante reportage sui mutamenti economici epocali e sul loro nefasto influsso su quest’area senza occuparsi d’altro.
Compie invece una scelta diversa e molto più efficace. Organizza la sua indagine come una detection alla ricerca dell’”assassino” (o degli assassini) delle attività produttive della città e, indossati i panni dell’investigatore, si mette ad indagare. Si avverte però sin dalle prime inquadrature che la sua non è solo una ricerca storico archivistica o, al più, di memorie di chi c’era e c’è ancora. Si comprende che Bernasconi ha voluto conoscere le persone che fa parlare, siano esse l’industriale o il barbiere, si è inserito nella vita attuale della cittadina non limitandosi a realizzare un’opera sull’archeologia produttiva. Anche se la qualità visiva del film (un più che efficace bianco e nero) ci consente di apprezzare, seppure con malinconia, questi monumenti di archeologia industriale che un tempo ‘vivevano’ grazie alla presenza di uomini e donne che lavoravano al loro interno. Tra i tanti, c’è un ulteriore elemento che il regista ha saputo evidenziare: il fatto che quelle aziende fossero nate con una conduzione familiare che, grazie a spirito imprenditoriale ed inventiva hanno esportato “omini con i baffi” e “linee” realmente in tutto il mondo.
Non manca poi la rilettura delle lotte operaie degli anni ‘caldi’ della contestazione nonché la verifica di come abbiano in qualche misura lasciato il segno. In un piccolo mondo (non antico alla Fogazzaro però) dove tutti conoscono tutti ci sono cose che non si dimenticano e che ancora oggi possono riemergere. In un territorio in cui la delocalizzazione (termine raffinato per definire lo sfruttamento del lavoro operato in luoghi che lo consentono con pochi controlli) ha lasciato praticamente il vuoto.