Una regia icastica, intrappolata nella sua efficacia ma mai del tutto permanente. In Concorso alla Berlinale 2020.
di Tommaso Tocci
Luc, giovane di belle speranze, arriva in treno a Parigi dalla provincia per sostenere un esame di ammissione a una scuola di falegnameria. Neanche il tempo di prendere l'autobus che il suo cuore è già rapito da Djemila, ragazza in attesa alla fermata di fronte. Luc, però, deve tornare alla casa che condivide con il padre, falegname anche lui. Ci vorrà qualche mese per trasferirsi definitivamente a Parigi, ma nel frattempo riappare una vecchia fiamma, Geneviève, che non vorrebbe una relazione a distanza. Non sarà l'ultima tappa dell'educazione sentimentale di Luc, osservata da lontano da un papà orgoglioso e preoccupato.
Le relazioni e gli incontri, le separazioni e i momenti, il bianco e nero e il legame familiare ammantano il film di Philippe Garrel del calore del già conosciuto, in uno dei tanti esempi di quel suo cinema perso nel tempo che sembra sempre troppo agile per qualcosa di così incisivo.