Dietro all'intrigo, Rian Johnson nasconde un preoccupante ritratto dell'attualità. Al cinema.
di Giuseppe Fadda, Vincitore del Premio Scrivere di Cinema
Che Cena con delitto - Knives Out (guarda la video recensione), l'ultimo film di Rian Johnson, prenda forma, struttura e impostazione dai celebri gialli deduttivi di Agatha Christie è quantomeno evidente. Fortunatamente, però, il regista e sceneggiatore non si limita a una rielaborazione estetica di quel genere tanto amato e prende in prestito anche un altro aspetto incisivo della produzione di Christie: il suo attento occhio per la dimensione sociale, che emerge alla perfezione nelle interazioni tra i personaggi. E se le opere della scrittrice avevano come oggetto d'indagine la società inglese, il film di Johnson non può che parlare della realtà a lui più vicina.
La società americana, in cui l'incremento della xenofobia alimentato dalle politiche di Trump e le enormi disuguaglianze economiche vanno a braccetto.
I personaggi al centro dell'indagine sono i parenti di Harlan Thrombey (Christopher Plummer), famoso autore di gialli trovato morto nel suo studio, in un apparente caso di suicidio. I membri della famiglia Thrombey sono (chi più, chi meno) addolorati per la perdita, ma è chiaro che il loro primo pensiero sia rivolto all'enorme eredità, di cui ciascuno vuole accaparrarsi una fetta. Tutti loro, in passato, si sono approfittati della generosità del patriarca, che li ha aiutati a fare carriera: eppure, si dichiarano tutti self-made. In più scene, si vedono i familiari dibattere temi di attualità politica, in termini che fanno rabbrividire perché così presenti nel mondo dei social ("Non è questione di razzismo, lo direi anche se fossero europei"). Certo, non tutti i familiari raggiungono gli estremi del nipote adolescente di Harlan, Jacob, militante della destra alternativa basato sui vari troll che avevano attaccato lo stesso Johnson in seguito all'uscita di Star Wars: Gli ultimi Jedi: ma anche i componenti che si definiscono più progressisti, come Joni (Toni Collette) e Meg (Katherine Langford), rivelano in realtà uno spiazzante egoismo di fondo quando il loro stato di privilegio viene messo in discussione. Non è un caso che il film scelga di seguire la storia principalmente dal punto di vista di Marta (Ana de Armas), la giovane infermiera di Harlan, che mentre elabora il lutto per la morte dell'unica persona ad esserle stata veramente amica è costretta a preoccuparsi del fatto che le indagini possano svelare il suo segreto - che sua madre, con cui vive, è un'immigrata irregolare che potrebbe essere deportata se scoperta. La famiglia di Harlan ostenta cordialità e intimità con lei, affermando che è senza dubbio "parte della famiglia". Eppure nessuno di loro si ricorda da quale paese provenga, spesso parlano come se non fosse presente e in una scena Richard (Don Johnson) le lascia il piatto in mano come se lei fosse indiscriminatamente infermiera e cameriera.