Partecipai al festival di Venezia e prolungai la mia permanenza fino al 31 agosto soltanto per poter guardare questo film. Purtroppo, nonostante le estenuanti ore di fila, non riuscì ad entrare e le provai veramente tutte. Vi lascio solo immaginare, in questo mese, quanto io abbia desiderato, immaginato, proiettato nella mia mente il sorriso sofferente di Phoenix e quella danza sulle scale tetre di una città che si è persa. Ieri sono finalmente andato a vedere l’anteprima a mezzanotte, nel cinema più vicino. Trovo magico uscire dalla proiezione di un film del genere alle 2.30 passate, respirare ossigeno che ti è mancato per tutta la durata del film, ossigeno che tu respingi durante la proiezione, perchè vuoi soffrire e piangere insieme ad Arthur, perché poche volte nella mia vita ho empatizzato tanto con un personaggio (e questo è puramente soggettivo). Sará che il Joker è diventato un antieroe moderno e in un certo senso ha contribuito a creare una sottocultura di gente che separa la sua violenza dai suoi ideali, e non è un fatto del tutto biasimabile; perchè Arthur Fleck (e non Joker) è prima di tutto un reietto e rappresenta la bontá, la bellezza da sempre incompatibile con un mondo violento, oscuro che prima o poi ti calpesterá. Perchè lui vuole veramente donare alla gente quello che non ha mai conosciuto: la felicitá. E quanto di più puro esiste in un attitudine tale? Quasi come fosse un amore incondizionato, che non chiede niente in cambio, se non un abbraccio e un gesto d’affetto. È difficile veramente, soprattutto a distanza di poche ore, esprimere un parere su un film così complesso seppur sorretto da una trama di per sè semplice; e il fatto che sia semplice la rende ancora più realistica, più vera. Il contrasto che vede protagonisti Arthur e Gotham (Il desiderio di portare felicitá e la totale assenza di compassione) è il vero motore di buona parte del film. Sicuramente per i deboli di cuore non sarà facile digerire le botte (non solo fisiche) che prende Arthur; e non perchè siano violente o eccessivamente potenti a livello visivo, ma perchè sono del tutto ingiustificate e prive di fondamenta, sono lo specchio del mondo d’oggi: corrotto, impuro e meschino. La trasformazione in Joker, oltre a sfiorare i confini più labili della mente umana, è anche un grido di appariscenza, un tentativo di essere visto dal mondo. Ma a questo punto non è nemmeno più importante che la gente ti veda, perchè la follia ha preso il sopravvento e le cose che prima erano importanti adesso non lo sono più. Il film sembra chiedersi in continuazione: la follia è fine a se stessa oppure, oltre ad esser supportata da traumi psicologici, è anche altro? Cosa puó rappresentare? Io penso che la follia di Joker sia il ritratto stesso del mondo. Ed è straordinario che un film raggiunga una tale potenza. Ho visti tanti film che parlano di reietti, di società disfunzionale, di violenza inaudita ma questo ‘Joker’ è prima di tutto un ritratto personale di un uomo qualunque che trova nella violenza una via d’uscita. E questo supera di gran lunga i canoni della nostra società, gli interrogativi sopra cui galleggia il nostro mondo. ‘Perchè è sbagliato uccidere?’, ‘perchè è sbagliato essere violenti?’ Sono domande che ci hanno sempre salvato da una possibile visione anarchica e utopistica e Todd Philips non tenta di dare una risposta stravolgendo l’equilibrio universale, ci mostra le cause che spingono un uomo a seguire la follia perchè è l’unica cosa che rimane. E da un punto di vista puramente soggettivo al protagonista, la follia è davvero l’unica risposta quando nessuno ti ha mai ascoltato. Certo, le conseguenze saranno sempre tragiche perchè il Male porta il Male, ma la pazzia ha il ‘pregio’ di respingere, appunto, la razionalità e offrire al protagonista una sola strada: la tanto attesa felicitá. Che sarà sicuramente una felicità distorta, ma sarà la felicitá per il protagonista ed è questo che conta davvero in questo film, è questo tutto il suo dolore e tutta la sua speranza. Tutto qui dà forma alla mente di Joker, in un film d’autore spiazzante, sofferto, potente sia a livello politico che culturale. Phoenix è Dio ed è una delle cose più belle che abbia mai visto. Sicuramente per molti sarà spiazzante, potrebbe addirittura non piacere. Perchè per adorare (e non farsi piacere) questo film bisogna essere masochisti e percepire il dolore di Arthur se anche tu, anche se per una piccolissima percentuale, l’hai vissuto. Ma il potere del cinema è questo. Sono i colori del suo vestito, il suo trucco bianco sporco di schizzi di sangue, la sua danza autocelebrativa che diventa il simbolo della sua ‘commedia’ quando la vita nel vero senso della parola non è più una vita. Se gli altri non ti vedono, ti umiliano e non hai ricordi felici con nessuno, non stai vivendo veramente. E allora nulla potrà impedire ad Arthur di diventare Joker, la follia, l’unica vera via d’uscita.
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