Perdita e riscoperta si inseguono nella nebbia di un dramma islandese con delle notevoli trovate visive. Miglior film al 37esimo Torino Film Festival e da giovedì 28 ottobre al cinema.
di Tommaso Tocci
L’oscuro è virato al bianco nel secondo lungometraggio dell’abile regista Hlynur Palmason, che immerge una storia dark su una mascolinità in bilico tra amore e odio nelle tinte abbacinanti della natura islandese.
È un ritorno a casa per il regista, che aveva ambientato l’esordio Winter brothers in Danimarca, e che con A White, White Day realizza una delle opere più significative del cinema recente del suo paese: pienamente immersa nella cultura e nel paesaggio ma con aspirazioni che vanno ben oltre il pittoresco.
Sorretto da un’interpretazione stupefacente del veterano Ingvar Sigurdsson, per il quale il ruolo è stato pensato e scritto, il film è criptico, ambiguo e spigoloso tanto quanto le immagini dell’Islanda più rurale sono dirette, piene e profonde. Un’opera di contrasti in cui l’amore si scioglie nell’odio, o forse viceversa.