Dolor y Gloria

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vanessa zarastro giovedì 30 maggio 2019
confessioni Valutazione 3 stelle su cinque
91%
No
9%

Francamente non riesco a condividere pienamente il grande entusiasmo con il quale è stato accolto l’ultimo film di Pedro Almodòvar, con l’esclusionr Natalia Aspesi che, cattivissima, così scrive: «Due buone parole per Almodòvar, perché non puoi ferire i bisognosi di cure mediche e psichiatriche…».
Ma non è tanto nella storia-confessione che ricorda, dove sono ricucite insieme parti di vita dello stesso autore, ma è proprio nel modo di fare cinema di Amodòvar che il film mi ha convinto poco. Infatti, “Dolor y Gloria” è un film molto statico che sembra quasi una sommatoria di fotogrammi. [+]

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faller giovedì 30 maggio 2019
immobile col futuro alle spalle Valutazione 0 stelle su cinque
100%
No
0%

Troppi elementi narrativi incompleti. Una storia a compartimenti stagni. Che fine fa l'attore che mette in scena il monologo? Che fine fa l'amato di un tempo ritrovato? Che senso ha il tumore che dura si e no (narrativamente) un paio di minuti e niente aggiunge? Che figura scialba è l'agente, devota a oltranza, calda come un cubetto di ghiaccio? Perchè dovrei empatizzare con questo regista (il personaggio) indolente, viziato e indispettito verso la vita? Se hai una vita che reputi interessante (e può essere) e intendi farci un film pretendo (da spettatore) che tu la renda universale. Un certo cinema italiano minimalista è stato accusato di essere ripiegato sul proprio ombelico, qui Almodovar si è ripiegato sulla propria ciatreice. [+]

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francesca meneghetti martedì 28 maggio 2019
il corpo è l'uomo (leopardi) Valutazione 5 stelle su cinque
40%
No
60%

La sequenza più insolita del film è data dal rapido susseguirsi, in movimento, di immagini medico-scientifiche che scandagliano, anche in 3D, il corpo umano: cervello, ossa, muscoli, sistema venoso e arterioso, cuore, polmoni e così via.
La sola cifra che consente il collegamento con il resto del film è il colore vivace: ci riporta a quel kitsch eccessivo, ma pur sempre vivo, che è sempre stato il leit motiv di tanti di tanti film di Almodóvar. Si ritrova anche in Dolor y Gloria, dove esplodono spesso il bianco, il rosso, il verde-azzurro, l’ocra, spesso accostati tra loro in barba alle regole dell’armonia, anche a fare da sfondo a primi piani di personaggi che sembrano ritagliati. Ma sicuramente qui il kitsch è più misurato, così come un velo morbido sembra sfumare tutto: colori, ritratti, situazioni, dialoghi, colonna sonora (Alberto Iglesias, ma incorpora anche un melodioso pezzo di Pino Donaggio cantato da Mina, “Come una sinfonia”). [+]

[+] mi piace quello che scrivi (di ragnetto46)
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maramaldo lunedì 27 maggio 2019
adiòs, pedrito Valutazione 2 stelle su cinque
100%
No
0%

"Sento" come un distacco il tuo amarcord. Quel vezzo di raccontarsi ad ogni costo, per dire che? Almeno tu hai la "gloria". Sarebbe a dire che mantenne le promesse il bimbetto dotato, cresciuto tra i trogloditi che, a quanto pare, oltre che in Andalusia, abitavano anche in Estremadura. Precoce, così piccolo e già anticlericale (segno che una Provvidenza c'è, ve l'immaginate se veniva fuori un prelato).
C'è più di un "dolor" quando ti soffermi su acciacchi e cattive abitudini. L'eclissi dell'ispirazione e, soprattutto, il calo di "alegrìa" sono tragedia per chi vive per l'arte. [+]

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giajr domenica 26 maggio 2019
l'inconfondibile stile di almodovar: vincente Valutazione 4 stelle su cinque
50%
No
50%

Ancora una volta il mitico Pedro Almodovar non delude, se poi al suo fianco ci sono un eccezionale Antonio Banderas (che a tratti ricorda il superbo Marcello Mastroianni) ed una attrice come Penelope Cruz (che rammenta l'eterna Sophia Loren), allora il successo è pressoché assicurato. La storia, i colori, le scenografie e gli ambienti caratterizzano, come da sempre, le pellicole di Almodovar; per non parlare dei personaggi (anche se non protagonisti). La Spagna di Madrid ed il ricordo del passato dentro il quale, per tutto il film, il protagonista si tuffa, sono il filo conduttore della storia, forse in certi tratti un po' lenta, ma mai noiosa. Poi c'è, come spesso accade in questo regista, il valore degli oggetti (il ritratto, il rosario, l'uovo di legno. [+]

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annelise sabato 25 maggio 2019
che vuoi fare? "vivere, immagino" Valutazione 4 stelle su cinque
50%
No
50%

Pedro parla di se'.
Trova il coraggio di aprire la porta della propria intimità al pubblico, in modo chiaro e diretto. Riassume, nel suo ultimo film, il groviglio di emozioni ed eventi di una vita intera:amore, morte, salute,droga,malattia,nostalgia ,passione.
Il film narra un'infanzia ed un'adolescenza complicate e bizzarre, un talento infantile fuori dal comune . Un percorso travagliato ,con l'alternarsi di produzioni artistiche e di vuoti ideativi e creativi
La figura della madre, tanto amata, primeggia nel suo universo affettivo,da giovane e da vecchia. Lascia il dubbio sul suo valore di figlio ma lascia un vuoto incolmabile.
Il film può apparire a tratti lento ma, in realtà, il percorso mnemonico ,quasi onirico,va cercando, con una lente di ingrandimento, episodi ,dialoghi e ricordi che abbiano avuto un senso ed un significato per la sua carriera, per la sua crescita professionale e per la sua creatività. [+]

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ralphscott sabato 25 maggio 2019
quella collezione di vasi... Valutazione 4 stelle su cinque
60%
No
40%

Quella collezione di vasi,ovviamente coloratissimi,i quadri surrealisti e metafisici,il mobilio di design (toh,c'è pure la macchina da caffè Smeg),un museo di fedeli,amati oggetti per Salvador: mentre le persone amate sono scomparse da anni,il nido del regista ne è diventato un succedaneo,per quanto sia possibile. Quando il passato ritorna,scopriamo qualcosa di decisamente più interessante:gli anni dell'infanzia,la madre - una Cruz stupenda - e la presenza determinante di tante donne,la passione per il cinema. Che gioia l'album di figurine (la battuta su Robert e Liz Taylor va ricordata)! Questo è quanto mi piace del film. Sono sinceramente stufo della droga,qui co-protagonista,che mi stava bene quando rievocava gli anni '80 a  Madrid,ma diventa ingombrante nell'attualità. [+]

[+] errata corrige (di ralphscott)
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nadia meden giovedì 23 maggio 2019
la droga fa male.. Valutazione 3 stelle su cinque
80%
No
20%

Molto, molto bravo e soprattutto molto, molt bello il bambino che interpreta Salvador ( Banderas) da piccolo.  Sempre bella e brava la Sig.ra  Penelope Cruz, brava e simpatica L'attrice che interpreta la madre anziana di Salvador. Belle foto, belle inquadrature, bellissimi colori , per il resto appelliamoci alle decisioni della giuria del Festival di Cannes. Grazie.

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antonio galliani mercoledì 22 maggio 2019
difficile da capire Valutazione 1 stelle su cinque
44%
No
56%

Cosa salvo di questo film? Poco o niente: la cura nella confezione delle immagini e la performance degli attori. Ma per il resto che altro c'è di interessante?

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lorifu mercoledì 22 maggio 2019
la forza della memoria Valutazione 4 stelle su cinque
67%
No
33%

 L’ultimo film di Almodóvar, presentato nei giorni scorsi a Cannes, e in odore di Palma d’oro, ha fatto centro.

In questo film c’è un Almodóvar intimo, sincero che forse alla soglia dei settant’anni ha voluto mettersi a nudo parlando di sé senza filtri, raccontandosi attraverso il film della sua vita. Un film a tratti doloroso, soprattutto quando rammenta l’infanzia povera, in un paesino vicino a Valencia, la scoperta della sua omosessualità, il grande amore per la madre, interpretata da una intensa Penelope Cruz, che come un filo invisibile attraversa la sua vita. E poi l’amore, amore perso e ritrovato per caso, destinato a riaccendersi per un solo attimo, forse soltanto nel ricordo di quello che fu. [+]

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