Un tentativo encomiabile di dare profondità a un film d'intrattenimento coreano. Al FEFF22.
di Tommaso Tocci
Jae-hoon è un trentenne come tanti che lavora in un’agenzia di pubblicità e passa le serate nei bar a ubriacarsi insieme ai colleghi. Dietro l’apparenza di routine, cela però il trauma di essere stato appena abbandonato dalla ragazza con cui conviveva. In ufficio, assieme all’amico Byung-Chul e all’impegnativo capo Kwon-Soo, inizia a frequentare la nuova arrivata Sun-Young, che a sua volta sembra in crisi con il fidanzato. Complici l’uso indiscriminato dei telefoni cellulari e vari blackout dovuti all’alcol, i due si trovano a condividere più del previsto, in una situazione che complica sia la dimensione lavorativa che quella personale.
Un titolo internazionale che trasforma in una storia “pazza” quella che in originale era una relazione “ordinaria”, e un film - lungometraggio d’esordio per Kim Han-Gyul - che fa di tutto per sembrare la più tipica delle commedie romantiche pur avendo un cuore molto più spinoso di quanto richiesto dai tipici dettami del genere.