Above Suspicion

   
   
   

biopic drammatico attento al botteghino Valutazione 3 stelle su cinque

di carloalberto


Feedback: 51009 | altri commenti e recensioni di carloalberto
martedì 13 aprile 2021

 La morte come prospettiva privilegiata assunta dal regista Phillip Noyce come incipit narrativo che annuncia il dramma e lo riassume nella sua essenza destinale. L’esser morti per mano d’un uomo dà la possibilità di raccontare alla protagonista la sua storia come voce fuori campo da un punto di vista che è pur sempre soggettivo ma è al contempo inaugurata dall’assoluto. La macchina da presa spesso ad inquadrare la scena dal basso verso l’alto suggestivamente simboleggia la condizione di vittima della donna, eroina negativa della tragedia, condannata al ruolo di eterna subordinazione verso il mondo maschile, insultante e violento, eccetto che per le sue ossa ed il teschio scoperto, mezzo dissotterrato nella boscaglia, ripreso dall’alto nella dimensione extra corporea di uno spirito afflitto dai ricordi di una vita sbagliata. Il piccolo borgo di Pikeville nel Kentucky, centro opprimente ed attrattivo, da cui non si scappa e da cui si calcolano le distanze in pochi chilometri dai luoghi delle rapine a mano armata, degli incontri segreti con il suo confessore amante e carnefice, dalle vecchie miniere adibite a depositi dai trafficanti di eroina, è il buco nero in cui è caduta questa scintilla di luce in una parabola segnata dall’inizio, inghiottita nell’inferno della droga e degli abusi familiari. Nell’agente dell’FBI, il ragazzo dalla faccia pulita con la famigliola felice che le appare al suo arrivo in città come un evento straordinario e meraviglioso, la sventurata intravede la speranza di una vita diversa, una storia d’amore come quelle delle serie tv. Ma è una speranza nella legalità che inganna, incarnata com’è in piccoli uomini ambiziosi alla ricerca, nella spasmodica scalata al successo professionale, di un riscatto sociale dalle origini umili racchiuso nelle parole di un padre onesto lavoratore, impossibile oramai da inorgoglire poiché non c’è più. Il film è difficile da classificare in un genere preciso. Potrebbe essere un biopic ispirato ad un fatto di cronaca nera o un thriller d’azione con risvolti drammatici o ancora una tragedia dell’anima imprigionata incolpevole in una vita che sente di non meritare. Forse l’indecisione del regista e la molteplicità degli intenti rivela i limiti dell’opera, divisa tra le esigenze del botteghino e l’aspirazione alla realizzazione artistica, mostrando come sia difficile, nonostante il talento, fare cinema d’autore oltreoceano.

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