È la voce narrante di Zanna Bianca, il nuovo film di animazione diretto dal premio Oscar Alexandre Espigares e basato sul celeberrimo romanzo di Jack London. E ha appena finito le riprese di 5 è il numero perfetto, scritto e diretto da Igor Tuveri, in arte Igort, sulla base della sua omonima graphic novel. Infine, forse, sarà Geppetto nel Pinocchio che Matteo Garrone sta cercando di mettere in cantiere già da qualche tempo.

Toni Servillo, attore feticcio di Paolo Sorrentino, interprete teatrale e occasionalmente doppiatore, racconta la sua ultima avventura cinematografica.

Non è la prima volta che presta la voce a un film per ragazzi.
No, avevo già doppiato l'Aviatore ne Il Piccolo Principe diretto da Mark Osborne e la pantera Bagheera de Il libro della giungla nella versione di Jon Favreau. Sono anche stato la voce narrante del cortometraggio di animazione francese L'uomo che piantava gli alberi, che nell'originale aveva la voce di Philippe Noiret. È stato purtroppo poco visto, ma ha vinto un meritatissimo premio Oscar.

È difficile recitare solo con la voce?
Quando indosso la cuffia del doppiaggio mi tremano le gambe più che in palcoscenico, dove col tempo ho sviluppato una maggiore consuetudine. Nel doppiaggio devi essere efficace sul piano espressivo all'interno di tempi rigidissimi. Certo, sarebbe sempre meglio vedere i film in lingua originale, ma in Italia abbiamo doppiatori che sono veri e propri artisti, capaci di entrare nell'anima di un film rigenerandolo.

Che cosa l'ha convinta a interpretare la voce narrante di Zanna Bianca?
Tutti gli uomini e le donne della mia generazione hanno letto "Zanna Bianca" da ragazzi, scoprendo così un grande scrittore e la grande letteratura americana. Da Jack London io sono poi passato a Francis Scott Fitzgerald, da Ernest Hemingway a Walt Whitman, fino a Philip Roth. Ed è stato un universo di cui Jack London mi aveva dato l'imprinting.

Che cosa si augura per questa versione animata?
Che i genitori accompagnino i propri figli a vedere il film facendo capire loro che dietro alla storia sul grande schermo c'è un grande scrittore. Questo Zanna Bianca guarda alla tradizione anche se è realizzato con mezzi moderni e porta rispetto al grande classico che ha alle spalle. Spero che offra ai più giovani l'opportunità di allargare la propria curiosità dal film alla letteratura, e credo che lo faccia ponendo un'attenzione affettuosa ai valori del racconto.

Qual è il messaggio che dà agli spettatori più giovani?
Li invita, anche solo a livello inconscio, a non essere semplici spettatori della loro vita. Il lupetto protagonista ci insegna a prendere il destino nelle proprie mani e a godere del privilegio di essere vivi. Nello stupore del cucciolo verso la natura misteriosa e sacra che lo circonda Jack London ci fa intravvedere la riflessione che su questa terra siamo solo di passaggio, mette in evidenza la dimensione caduca della vita.

Nel racconto ci sono anche alcuni eventi drammatici.
In questo credo che Zanna Bianca rimandi a Bambi perché produce un piccolo trauma, come devono fare tutte le fiabe. È ancora utile raccontare storie come quella di Hansel e Gretel o di Pollicino, anche se contengono momenti di spavento.