Il Maggio Francese è finito ma gli ex sessantottini non sembrano essersene accorti: e Judith Davis (opera prima: brava) esplode. Si può fare politica e amare al contempo?
di Lorenzo Ciofani La Rivista del Cinematografo
I primi cinque minuti di Cosa resta della rivoluzione sono un manifesto generazionale (ma anche di due, magari tre generazioni), un'esplosione di rabbia, un grido d'aiuto. Angèle, la protagonista, ha trent'anni, ma sfortunatamente è nata troppo tardi, come dicono i sessantottini che rimpiangono "l'epoca del noi" in cui "creavamo il mondo" e "aprivano tutto".
All'ennesima tirata paternalista, Angèle, giovane urbanista parigina sottopagata e sfruttata, sbotta: la colpa è soprattutto vostra, attuali settantenni intrappolati nella nostalgia dei domani passati, che vi rifiutate di invecchiare e divorate i giovani, quasi colpevoli d'esser tali. [...]
di Lorenzo Ciofani, articolo completo (2927 caratteri spazi inclusi) su La Rivista del Cinematografo 20 agosto 2020