great steven
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lunedì 11 ottobre 2021
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imprese di un cavaliere vagabondo ai nostri tempi.
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L'UOMO CHE UCCISE DON CHISCIOTTE (UK/SP/FR/PORT/BELG, 2018) diretto da TERRY GILLIAM. Interpretato da ADAM DRIVER, JONATHAN PRYCE, JOANA RIBEIRO, STELLAN SKARSGARD, OLGA KURYLENKO, JASON WATKINS, ÒSCAR JAENADA, JORDI MOLLá ● toby, svogliatissimo regista di spot pubblicitari, si trova in Spagna per girarne uno finanziato da un magnate russo della birra, col quale fa da tramite il sospettoso datore di lavoro di Toby. Dieci anni prima, quest’ultimo aveva girato proprio in quelle zone il film della sua laurea, un cortometraggio su Don Chisciotte per il quale scese un vecchio calzolaio per il ruolo da protagonista, lasciando una profonda impronta anche psicologica negli abitanti dello sperduto villaggio dove il ciabattino abitava.
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L'UOMO CHE UCCISE DON CHISCIOTTE (UK/SP/FR/PORT/BELG, 2018) diretto da TERRY GILLIAM. Interpretato da ADAM DRIVER, JONATHAN PRYCE, JOANA RIBEIRO, STELLAN SKARSGARD, OLGA KURYLENKO, JASON WATKINS, ÒSCAR JAENADA, JORDI MOLLá ● toby, svogliatissimo regista di spot pubblicitari, si trova in Spagna per girarne uno finanziato da un magnate russo della birra, col quale fa da tramite il sospettoso datore di lavoro di Toby. Dieci anni prima, quest’ultimo aveva girato proprio in quelle zone il film della sua laurea, un cortometraggio su Don Chisciotte per il quale scese un vecchio calzolaio per il ruolo da protagonista, lasciando una profonda impronta anche psicologica negli abitanti dello sperduto villaggio dove il ciabattino abitava. A causa di alcune rocambolesche vicende che lo vedono coinvolto con la moglie del suo capo, Toby si ritrova ben presto tagliato fuori dalla produzione dello spot e disperso per le assolate e desertiche campagne spagnole… e qui ritrova il calzolaio da lui scelto per il suo film giovanile, ora completamente impazzito perché convinto di essere il vero Don Chisciotte. La convivenza col delirante "cavaliere" settuagenario, al quale Toby è costretto a fare da scudiero (il vecchio, inutile dirlo, lo identifica come Sancho Panza), è oltremodo faticosa, ma se non altro il frequente contatto con le forze dell’ordine locali e soprattutto l’incontro con Angelica – cameriera del posto che lavorò come comparsa nel film di cui sopra e sognò a lungo una brillante carriera cinematografica sperando nell’aiuto di Toby – aiutano il povero regista a tirare avanti alla meno peggio. Passato qualche giorno fra sberleffi e ribalderie, Toby e l’ex ciabattino vengono invitati a una festa in costume in pompa magna nel gigantesco castello dell’oligarca russo: l’invito si rivela infine un pretesto per umiliare pesantemente l’anziano uomo. Toby non la prende bene, ma neanche il suo tempestivo intervento riuscirà a rinsavire Javier (questo il nome autentico dell’ex calzolaio), né tantomeno a punire i suoi detrattori.
Uno dei più estremi esempi di development hell nella storia cinema è questo magnifico, scanzonato, visionario, caleidoscopico giocattolone che porta la firma di T. Gilliam: la pre-produzione prese avvio la prima volta addirittura nel 1998, e allora c’era Jean Rochefort nel ruolo del personaggio di Cervantes e Johnny Depp nei panni dello sventurato regista. Gilliam ebbe a che fare con una marea infinita di problemi finanziari, contrattempi e distruzioni di set, senza contare un’alluvione che si aggiunse anch’essa a complicare il già caotico quadro. Il materiale girato fu poi riutilizzato per girare Lost in La Mancha (2002), che racconta la vicenda travagliata di questo primo progetto. In seguito, Gilliam perse i diritti della sceneggiatura, recuperandoli soltanto nel 2006. Ma questa volta ci si misero di mezzo le indisposizioni degli attori: infatti, prima di arrivare a J. Pryce come Don Chisciotte, rinunciarono al ruolo Robert Duvall, Michael Palin e John Hurt, mentre per il personaggio di Toby si succedettero Ewan McGregor e Jack O’Connell, prima di confermare Driver.
Difficoltà di realizzazione a parte, la pellicola centra il bersaglio per quanto concerne la scelta azzeccata (e per nulla scontata, malgrado le apparenze) di un paesaggio funzionale ai vari ambienti della storia, la direzione degli attori (Pryce è di una spanna abbondante sopra a Driver, efficace ma troppo cupo per una recitazione a briglia sciolta), la saggia combinazione dei contributi tecnici, l’utilizzo delle luci che segue un percorso capace di abbinarsi perfettamente al clima delle varie sequenze. Qualche indugio grottesco in eccesso nella sceneggiatura, che pecca e qua là di vuoti riempiti non benissimo dalla perizia degli attori, di tanto in tanto obbligati a recitare sopra le righe senza un motivo plausibile. Si può interpretare questa rivisitazione (o meglio, reinvenzione) del capolavoro cervantesco come la morte di un tipo di cinema ormai da tempo restaurato e dunque non più in grado di esistere. Soprattutto dalla prospettiva visiva, considerando che il cinema di Gilliam ha sempre vissuto di carne e cartapesta, entrambi elementi estremamente percepibili nella loro matericità, adesso agonizzanti in un contesto dove a dominare è il digitale sfrenato. Il regista britannico rinnova, se mai ce ne fosse ancora bisogno, il suo gioioso e incosciente Carnevale, dimentico di ogni valore estetico, proteso alla missione di non concludere mai lo spettacolo per il piacere immenso del pubblico. Qui il messaggio lo si intende solo se si capovolge la situazione: il film non parte mai davvero, appare sempre imballato e inceppato, soffre di scene iniziate e mai compiute. Ogni volta che Toby sta per acquietarsi con la realtà circostante, è convinto di essere tornato nel passato, quando compare una contraddizione il cui unico obiettivo è quello di sbugiardarlo. Parliamo di una messa funebre definitiva, dunque? No. Notiamo che l’improvvisato Sancho Panza di Toby ha più un physique du rôle da cavaliere errante, il che gli consente di assumerne la responsabilità quando ogni rivalsa sembra perduta. Rinunce e disillusioni dei suoi caratteri non bastano però a piombare Gilliam nella disperazione: il suo cinema ha ancora tante carte da giocare. Aspetteremo quale altri fantastiche avventure ci terrà in serbo il suo imperturbabile sguardo immaginifico.
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elgatoloco
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venerdì 28 giugno 2019
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gtrande film su don quixote
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"The Man Who Killed Don Quixote"(Terry Gilliam, 2018)è un ennesimo, ma grande tentativo di riflettere sulla figura dell'eroe eponimo che riflette maggiormente la mentalità di molti umani riflettenti, ossia Don Quijote(preferisco questa grafia originaria)de la Mancha di Miguel de Cervantes Saavedra-"el ingenioso Hidalgo"cervantesiano nel film di Gilliam rivive sempre e si ri.incarna anche in chi sembrava"troppo furbo"per cascare nella trappola dell'eroe"romantico". Attraverso il playing the play (filln nel film, anzi proprio regista e attori/attrici che girano un film sul personaggio immortale), anzi anche attraverso la citazione di un film che il regista aveva realizzato quando era studente di cinematrografia, il mito si perpetura, divenendo vera mitopoiesi.
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"The Man Who Killed Don Quixote"(Terry Gilliam, 2018)è un ennesimo, ma grande tentativo di riflettere sulla figura dell'eroe eponimo che riflette maggiormente la mentalità di molti umani riflettenti, ossia Don Quijote(preferisco questa grafia originaria)de la Mancha di Miguel de Cervantes Saavedra-"el ingenioso Hidalgo"cervantesiano nel film di Gilliam rivive sempre e si ri.incarna anche in chi sembrava"troppo furbo"per cascare nella trappola dell'eroe"romantico". Attraverso il playing the play (filln nel film, anzi proprio regista e attori/attrici che girano un film sul personaggio immortale), anzi anche attraverso la citazione di un film che il regista aveva realizzato quando era studente di cinematrografia, il mito si perpetura, divenendo vera mitopoiesi. Straordinario il lavoro di ricostruzione scenografica e archittettonico-urbanistica dell'ambiente delll'Estremadura dell'inzio del 1600, con opportuna tendenza barocca, decisamente nelle corde del grande Gilliam, di cui chi scrive aveva già appprezzato "The Life od Brian"(1979)e "MOnthy Python's Life of Brian"(1983(quando, da"blasfemo intelligente"era nel terribile trio.... e poi quanto aveva realizzato successivamente-e ai tempi dei due film citati era solo attore e sceneggiaotre... Insiemea quanto rimane(poco, invero)del film incompiuto "Don Quixote"del grande Orson Welles è l'opera filmica più importante su questo straordinario eroe-antieroe-simbolo assoluto che è appunto il personaggio di Cervantes. apprezzato da chi ama l'escapismo fantastico ma anche da chi ama il realismo"classico"(Goethe, Marx ed Engels), per limitarsi agli esempi più classici e in qualche modo conosciuti-"tradizionali". Da esaminare a lungo anche nei dettagli, per ribadire quel"Don Qijote forever"che percorre, senza tregua, tutto il film segnando realmente la perennitù di un mito concreto, ossia nato insieme all'uomo El Gato
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teosan
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lunedì 24 dicembre 2018
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passato e presente a confronto. la follia umana
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Non so cosa passa nella testa di Gilliam, ma non sono convinto che sia tutto così scontato come leggo in molti messaggi. Io ho visto un film che rispecchia la società moderna, dove ogni piccola traccia di buon senso viene sminuita e fatta passare come ridicola. Il caos quotidiano, la difficoltà nel capire la realtà dal sogno, l'utopia del poter fare e conoscere tutto, la solitudine dei vecchi, l'escusione dei diversi, la noia di chi ha tutto e non ha rispetto per niente e nessuno. .ci sono tanti aspetti in questo film ogni personaggio ne ha uno. . Ho amato questo don Chiscotte, un cavaliere errante che ha come priorità il rispetto e l'amore delle persone e non delle cose.
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Non so cosa passa nella testa di Gilliam, ma non sono convinto che sia tutto così scontato come leggo in molti messaggi. Io ho visto un film che rispecchia la società moderna, dove ogni piccola traccia di buon senso viene sminuita e fatta passare come ridicola. Il caos quotidiano, la difficoltà nel capire la realtà dal sogno, l'utopia del poter fare e conoscere tutto, la solitudine dei vecchi, l'escusione dei diversi, la noia di chi ha tutto e non ha rispetto per niente e nessuno. .ci sono tanti aspetti in questo film ogni personaggio ne ha uno. . Ho amato questo don Chiscotte, un cavaliere errante che ha come priorità il rispetto e l'amore delle persone e non delle cose.. Ne rimarranno sempre meno di persone cosi ma non moriranno mai
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zapata
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domenica 25 novembre 2018
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zeitgeist
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quando si perde lo spirito del tempo e si fa un film gia vecchio, e meglio smetterla. L opera di gilliam e un,operetta, purtroppo. E una storia invecchiata ancora prima di debuttare con rimandi a temi scoloriti come il metateatro, la storia circolare, etc. La sceneggiatura e caotica, banale, fatta di personaggi scontati e con una morale di redenzione patetica. Don chisciotte non e un titolo qualunque, e uno dei TITOLI. di opere letterarie come queste ce ne sono ben poche al mondo. Don chisciotte non e solo l opera simbolo e bandiera di una nazione, la spagna, ma un,opera emblematica che ha cambiato la storia della letteratura europea. L sceneggiatura affronta con superficialita i temi don chisciotteschi perdendo sin da subito il bandolo della matassa che, cervantes, ha svolto con arguzia e mirabile artifico.
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quando si perde lo spirito del tempo e si fa un film gia vecchio, e meglio smetterla. L opera di gilliam e un,operetta, purtroppo. E una storia invecchiata ancora prima di debuttare con rimandi a temi scoloriti come il metateatro, la storia circolare, etc. La sceneggiatura e caotica, banale, fatta di personaggi scontati e con una morale di redenzione patetica. Don chisciotte non e un titolo qualunque, e uno dei TITOLI. di opere letterarie come queste ce ne sono ben poche al mondo. Don chisciotte non e solo l opera simbolo e bandiera di una nazione, la spagna, ma un,opera emblematica che ha cambiato la storia della letteratura europea. L sceneggiatura affronta con superficialita i temi don chisciotteschi perdendo sin da subito il bandolo della matassa che, cervantes, ha svolto con arguzia e mirabile artifico. Non e facile entrare nel mondo di don chisciotte senza perdere la bussola. Ci hanno provato in tanti e tutti hanno fallito, anche guilliam. Aspettiamo il prossimo eroe! Intanto guilliam, dopo aver perso questa ultima grande sfida, forse capira che il suo tempo e finito che lo spirito del tempo gli e sfuggito di mano...e tempo di andare in pensione.
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rubilai
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domenica 21 ottobre 2018
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meraviglia!
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Che altro c'è da dire? E' meraviglia pura.
[+] sono don chisciotte e vivrò per sempre
(di marsmeraldo)
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tmpsvita
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lunedì 15 ottobre 2018
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un viaggio incerto che si perde in sé stesso
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Dopo 25 anni di produzione a dir poco travagliata, finalmente è uscita l'interpretazione in chiave comica e, come sempre, grottesca del mitico regista Terry Gilliam, ex componente dello storico gruppo Monty Python nonché regista del cult "Brazil" e altri grandi film, della celeberrima storia di Don Quixote.
La domanda che sorge spontanea, date la lunga attesa, la storia che lo ha reso cult già prima che uscisse e le numerose speculazioni che lo hanno accompagnato nel corso degli anni, è non solo se il film meritava di essere finito, e la risposta è sempre sì perché ogni film bello o brutto che possa essere merita di essere visto da un pubblico, ma se tutta questa difficile e complessa lavorazione ha influito negativamente sul profitto finito.
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Dopo 25 anni di produzione a dir poco travagliata, finalmente è uscita l'interpretazione in chiave comica e, come sempre, grottesca del mitico regista Terry Gilliam, ex componente dello storico gruppo Monty Python nonché regista del cult "Brazil" e altri grandi film, della celeberrima storia di Don Quixote.
La domanda che sorge spontanea, date la lunga attesa, la storia che lo ha reso cult già prima che uscisse e le numerose speculazioni che lo hanno accompagnato nel corso degli anni, è non solo se il film meritava di essere finito, e la risposta è sempre sì perché ogni film bello o brutto che possa essere merita di essere visto da un pubblico, ma se tutta questa difficile e complessa lavorazione ha influito negativamente sul profitto finito.
Purtroppo la risposta è anch'essa un sì.
Il film ha un inizio perfetto, che cattura subito l'attenzione dello spettatore catapultandolo immediatamente nella storia e abituandolo già dai primi minuti al timbro costantemente in bilico tra il comico e il grottesco con il quale praticamente ogni film di Gilliam viene da lui caratterizzato; purtroppo però più il tempo passa, più la storia prosegue e più che il film si perde in sé stesso in un nodo sempre più stretto ed irriparabile di strade imboccate e strade abbandonate in quanto al proseguimento della trama.
La difficoltosa produzione ha portato a degli enormi problemi nella scrittura e soprattutto nella narrazione all'interno dell'intera pellicola che appare confusa, confusionaria e indecisa su quale genere appartenere finendo per staccare da genere a genere in maniera fastidiosamente netta: drammatico poi comico poi parodistico, ma mai riuscendo né a far prediligere uno di questi genere né ad amalgamare i vari generi che sceglie di seguire.
Fa confusione anche con le varie sottotrame che vanno ad incatenarsi in maniera forzata e poco chiara finendo per far perdere nella confusione totale anche la trama principale che infatti finisce per risultare quasi assente, o meglio raccontata in maniera da farla sembrare tale, proprio perché imbocca troppe strade senza accorgersi di aver lasciato quella precedente senza averla prima conclusa o collegata.
Il film si conclude con un finale altrettanto confuso e assolutamente mal contestualizzato che lascia lo spettatore alla fine della visione con più domande che risposte, tanto dispiacere e un pizzico di frustrazione.
Un vero peccato perché la regia del punto di vista visivo riesce in diversi tratti a stupire con varie inquadrature e scene suggestive, tecnicamente impeccabili ed inventive, anche la fotografia, con i suoi splendidi colori e la sua luce ben calibrata, e la colonna sonora irriverente ci provano a rendere il tutto più piacevole ed in parte ci riescono, viste anche le ottime interpretazioni, ma la confusione la fa da padrone.
Voto: 5+/10
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salvatorcik
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domenica 7 ottobre 2018
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troppo brutto per essere vero
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25 anni per fare un B movie irritante e penoso. Ma dov’è il Terry Gilliam dell’esercito delle 12 scimmie e di Brazil ? Una non storia che scimmiotta pure i film di Fellini. A parte i costumi fantastici (ma chissenefrega) sembra una recita di attori al primo anno di scuola. La più grossa delusione dell’anno.
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soleilmoon
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domenica 7 ottobre 2018
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cosa mi lascia...
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Cosa mi lascia questo film? Nulla.
Sono stanca di inseguire metafore e fantasie oniriche, di ricercare rimandi culturali e significati occulti.
Non ho più voglia di capire cosa voleva dire e di impressionarmi dall'intelligenza del messaggio recondito.
Bellissime scenografie, paesaggi da sogno, costumi meravigliosi ma quello che manca è una trama consistente, il saper raccontare una storia vera, recepibile da tutti e non solo dagli accaniti cinefili. che conoscono retroscena, bibliografia e tutto il resto dell'ingombrante bagaglio che si porta appresso un regista famosissimo. In sala eravamo in cinque. Miaspettavo di meglio.
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fabio
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giovedì 4 ottobre 2018
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ipergilliam...
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Di fronte a questo film confesso il mio limite: una visione non basta.
Troppo complesso e variegato il "materiale" che il regista riversa sulla pellicola; ad una prima visione ho avuto l'impressione di un film sfilacciato che inanella una serie di scene, come tanti deliri, fino alla fine che non è una fine. L'attesa dello spettatore viene sistematicamente sconfessata.
Un po' di lungaggini e di forzature le ho sentite e del resto quanto sia difficile rileggere e trasporre in modo originale un classico come quello di Cervantes è la storia di tanti tentativi a dircelo. Sembra che ad uccidere Don Chisciotte siano proprio in tanti.
Si capisce che c'e tanta ironia e auto-ironia sul mondo del cinema e non solo.
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Di fronte a questo film confesso il mio limite: una visione non basta.
Troppo complesso e variegato il "materiale" che il regista riversa sulla pellicola; ad una prima visione ho avuto l'impressione di un film sfilacciato che inanella una serie di scene, come tanti deliri, fino alla fine che non è una fine. L'attesa dello spettatore viene sistematicamente sconfessata.
Un po' di lungaggini e di forzature le ho sentite e del resto quanto sia difficile rileggere e trasporre in modo originale un classico come quello di Cervantes è la storia di tanti tentativi a dircelo. Sembra che ad uccidere Don Chisciotte siano proprio in tanti.
Si capisce che c'e tanta ironia e auto-ironia sul mondo del cinema e non solo. Qualche risata scappa (bella quella su Trump), la musica è suggestiva e i paesaggi sono davvero belli. Ma forse è proprio così che deve essere: un film che puoi gustare anche a pezzi, che puoi smontare e rimontare come il "Don Chisciotte" originale.
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[+] film interessante che soffre del proprio delirio
(di antoniomontefalcone)
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davidmano
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mercoledì 3 ottobre 2018
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eccessivamente surreale fino all'assurdo!
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Film al limite del surreale fino quasi all'assurdo.
Non so se rivedrò ancora films spagnoli...del surreale non sanno farne a meno, è il loro marchio di fabbrica!
Il produttore comunque non ha badato a spese.
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