Un film condito di ironia con una protagonista dalle mille sfumature interpretative. Recensione di Paola Casella, legge Francesco Buttironi.
di A cura della redazione
Studentessa di liceo, Cameron Post ha una cotta per l'amica Coley. Dalla morte dei genitori è cresciuta con la zia Ruth, assidua lettrice della Bibbia convinta che l'omosessualità sia una malattia. Quando Cameron viene scoperta a fare sesso con Coley durante il ballo di fine anno, la zia la spedisce al God's Promise, un centro religioso di "diseducazione" all'omosessualità.
La regista, americana di origine iraniana, adatta il bestseller di Emily Danforth entrando a gamba tesa in quello che ormai è un genere cinematografico a sé, ovvero la storia di reclusione, e tiene evidentemente come faro guida Qualcuno volò sul nido del cuculo. Nonostante il contesto drammatico, il tono del film è condito di ironia.
E Chloë Grace Moretz dà alla protagonista mille sfumature interpretative, facendoci immedesimare nel suo smarrimento identitario.
In occasione dell'uscita al cinema di La diseducazione di Cameron Post, Francesco Buttironi interpreta la recensione di Paola Casella.