eugen
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martedì 2 aprile 2024
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muy biografico, pero...
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Stavolta Clint Eastwood, in "The 15-17 to Paris"ha scelto di raccontare la storia dei tre ragazzi made in the USA , che nell'agosto del 2015 avevano sventato un attacco terroristico sul treno Amstedam-Paris , ricostruendone il difficile cammino di vista(scuola, segnatamente)nel perocroso delle scuole medie, fino alla maggiore sicurezza nella scelta del lavoro(due saranno militari), fino al tour europeo . Il tutto tratto dal libro scritto dai tre(Stone, Sadler, Karlatos)insieme con Jeffrey E.,Stern e con la sceneggiatura di Dorothy Blyskal, non vuole in alcun modo essere meramente celebrativo, mostra anzi anche i limiti della loro esperienza di vita, al tempo stesso, insistendo, pero, sul"riscatto"dei tre , che riescono ad affermarsi comunque nel mondo, compiendo un gesto lodevolisismo, che li porta ad aver la"le'gion d'honneur"in Francia, da parte dell'allora presidente Francois Hoillande.
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Stavolta Clint Eastwood, in "The 15-17 to Paris"ha scelto di raccontare la storia dei tre ragazzi made in the USA , che nell'agosto del 2015 avevano sventato un attacco terroristico sul treno Amstedam-Paris , ricostruendone il difficile cammino di vista(scuola, segnatamente)nel perocroso delle scuole medie, fino alla maggiore sicurezza nella scelta del lavoro(due saranno militari), fino al tour europeo . Il tutto tratto dal libro scritto dai tre(Stone, Sadler, Karlatos)insieme con Jeffrey E.,Stern e con la sceneggiatura di Dorothy Blyskal, non vuole in alcun modo essere meramente celebrativo, mostra anzi anche i limiti della loro esperienza di vita, al tempo stesso, insistendo, pero, sul"riscatto"dei tre , che riescono ad affermarsi comunque nel mondo, compiendo un gesto lodevolisismo, che li porta ad aver la"le'gion d'honneur"in Francia, da parte dell'allora presidente Francois Hoillande. Antireotrico, comunque, il film li mette in scena come intepreti, con una scelta che, more italico, sarebbe definita di"neorealismo"y el producto vale como experimento pero tambie'n como algo de importante, sin que tienga alguna significacion(o no mucha, de toda menra)saber lo que hace ahora, casi nueve anos despue's. La vacacio'n europea de los(futuros)heroes no es una documentacion tjuristica, pero un "prologo"a la "impresa". Eugen
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dandy
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venerdì 5 febbraio 2021
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qualcosa di più grande...
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Dopo "American Sniper" e "Sully" Eastwood racconta nuovamente una storia di "eroi comuni",gente ordinaria trovatasi inmprovvisamente in una situazione drammatica e comportatasi in modo encommiabile.A prima vista la vicenda può sembrare semplicistica e meramente patriottistica,ma sarebbe una lettura superficiale."Non siete sempre voi a risolvere i problemi" dice una guida tedesca a uno dei protagonisti durante la visita al bunker di Hitler.E la scelta di far interpretare i personaggi ai reali protagonisti dell'evento è certamente azzardata e funzionale,costringendo lo spettatore a un punto di vita inedito e accentua lo spaesamento dei giovani non solo nel momento drammatico ma anche nelle loro gite turistiche(dove prevalgono i clichè di osservazioni scontate su una parte del mondo a loro sconosciuta e i rituali selfie a raffica).
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Dopo "American Sniper" e "Sully" Eastwood racconta nuovamente una storia di "eroi comuni",gente ordinaria trovatasi inmprovvisamente in una situazione drammatica e comportatasi in modo encommiabile.A prima vista la vicenda può sembrare semplicistica e meramente patriottistica,ma sarebbe una lettura superficiale."Non siete sempre voi a risolvere i problemi" dice una guida tedesca a uno dei protagonisti durante la visita al bunker di Hitler.E la scelta di far interpretare i personaggi ai reali protagonisti dell'evento è certamente azzardata e funzionale,costringendo lo spettatore a un punto di vita inedito e accentua lo spaesamento dei giovani non solo nel momento drammatico ma anche nelle loro gite turistiche(dove prevalgono i clichè di osservazioni scontate su una parte del mondo a loro sconosciuta e i rituali selfie a raffica).Se da un lato è necessario mostrare il corso degli eventi dall'infanzia all'amicizia fino al viaggio che li ha condotti all'attentato per una migliore identificazione(in partcolare con Stone,che a dispetto dell'impegno nel corso degli anni continua a sbagliare e solo nel momento cruciale saprà comportarsi adeguatamente),questo è anche il punto debole del film poichè finisce per prevalere su quello che è il momento decisivo.E la recitazione "non professionale" dei protagonisti (ulteriormente appiattita dal doppiaggio)può influire sull'emotività generale.Comunque un esperimento non privo di fascino,e che riesce a ribadire ancora una volta la filosofia del regista sull'imprevedibilità della vita come mezzo per trarne il meglio.Dall'omonimo libro scritto dai 3 protagonisti.
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antonio pagano
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lunedì 11 gennaio 2021
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non è eastwood, è john wayne
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Quando un film riprende un fatto di cronaca si usa l’espressione “ispirato ad una storia vera” ma in questo caso si dovrebbe dire più correttamente “riproduce una storia vera”. Non è un film, è una docufiction in cui i tre personaggi principali, narratori e narrati, sono interpretati dai tre protagonisti del fatto di cronaca: tre ragazzi di Sacramento, in vacanza in Europa, che il 21 agosto 2015, a bordo del treno Thalys da Amsterdam a Parigi, hanno eroicamente sventato un attentato terroristico.
Un fanatico islamico, all’interno del treno in corsa, cerca di fare una strage ma viene efficacemente contrastato dai tre coraggiosi e altruisti ragazzi che, oltre a neutralizzare l’attentatore, rischiando la propria vita, prestano soccorso ad altri passeggeri.
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Quando un film riprende un fatto di cronaca si usa l’espressione “ispirato ad una storia vera” ma in questo caso si dovrebbe dire più correttamente “riproduce una storia vera”. Non è un film, è una docufiction in cui i tre personaggi principali, narratori e narrati, sono interpretati dai tre protagonisti del fatto di cronaca: tre ragazzi di Sacramento, in vacanza in Europa, che il 21 agosto 2015, a bordo del treno Thalys da Amsterdam a Parigi, hanno eroicamente sventato un attentato terroristico.
Un fanatico islamico, all’interno del treno in corsa, cerca di fare una strage ma viene efficacemente contrastato dai tre coraggiosi e altruisti ragazzi che, oltre a neutralizzare l’attentatore, rischiando la propria vita, prestano soccorso ad altri passeggeri.
Il taglio cronachistico della narrazione, che segue i tre amici sin dal loro primo incontro da ragazzini e poi attraverso le loro esperienze personali fino al ricongiungimento nella vacanza in Europa, non fa una piega ma, per l’appunto, l’opera cinematografica è fredda.
Clint Eastwood regista si allontana molto dalla sua migliore poetica (Million Dollar Baby_2004, Flags of Our Fathers_2006, Letters from Iwo Jima_2006,Gran Torino_2008) e produce un film che certamente suscita interesse (non foss’altro per la singolarità del soggetto) ma che non riesce a lasciare un segno.
La scena centrale dell’attentato sventato è certamente incalzante e molto robusta (Eastwood è un professionista) ma oltre a questo sprazzo non rimane davvero molto.
La storia è vera, nessun dubbio in proposito, ma Eastwood ci aveva abituati ad una celebrazione epica dell’eroismo non derivata dall’etica della hybris greca ma come sofferenza nel dubbio che il prezzo pagato non valga la candela, come trauma che rimane presente e chiuso: quell’eroe altrettanto reale che Eastwood ci fa ammirare in American Sniper (2015), anch’esso narrazione biografica.
Qui, invece, i tre ragazzi sono eroi alla John Wayne, imbottiti di retorica e con il sorriso sulle labbra, tanto fegato ma nessun patema, nessuno strascico se non la meritata incoronazione da parte del mondo intero.
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mercoledì 23 settembre 2020
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troppo mentale
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per capire cosa c'è dentro il film e l'esperienza di Eastwood
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elgatoloco
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giovedì 28 maggio 2020
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the great clint, ever
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Anche"The 15:17-to Paris"(Clint Eastwood, 2018, basato sul libro autobriografico di Jeffrey Stern, coordinatore-curatore, con le testimonianze dirette di Spencer Stone, Anthony Sadler e Alek Skarlatos, protagonisti della vicenda)è un ulteriore tassello nel carnet-puzzler straordinario di Clint Eastwood, che negli ultimi anni, diciamo meglio nell'ultimo lustro comprende"Sully"/2016), "The Mule"(2018, come"THe 15-17", poi nel 2019"Richard Jewell"- tutte storie ispirate da fatti reali("cronaca", volendo...)che, tra l'altro, coinvolgono sempre personaggi "comuni", ossia non stars(lo diventa, ma per poco, un eroe, il comandante del'aereo di"Sully", ma.
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Anche"The 15:17-to Paris"(Clint Eastwood, 2018, basato sul libro autobriografico di Jeffrey Stern, coordinatore-curatore, con le testimonianze dirette di Spencer Stone, Anthony Sadler e Alek Skarlatos, protagonisti della vicenda)è un ulteriore tassello nel carnet-puzzler straordinario di Clint Eastwood, che negli ultimi anni, diciamo meglio nell'ultimo lustro comprende"Sully"/2016), "The Mule"(2018, come"THe 15-17", poi nel 2019"Richard Jewell"- tutte storie ispirate da fatti reali("cronaca", volendo...)che, tra l'altro, coinvolgono sempre personaggi "comuni", ossia non stars(lo diventa, ma per poco, un eroe, il comandante del'aereo di"Sully", ma...), anzi, come nel caso di questo come di"The Mule", persibnaggi inizialmente in difficoltà, per non dire quasi"emarginati". Qui, tre soldati, tutti della città di Sacramento, che non è una"metropoli di grido", di cui uno di colore, grandi amici fin dai tempi della scuola, in cui non brillavano, essendo anche figli di madre single, con un'eccezione, comunque di famiglie non benestanti, indisciplinati a scuola ma poi soldati per"vocazione", che nell'agosto di un lustro fa(2016, appunbto)sul treno Amsterdam-Paris dell'orario indicato, salvano molte persone dall'attacco di un terrorista islamista. Intelligentissima, ça va sans dire, la scelta di Eastwoood di proporrre un film non pienamente incentrato sulla vicenda specifica, ma molto anche sulle vite precedenti dei tre"moschettieri", dalla scuola"media"all'addestramento militare, al ritrovarsi nel viaggio in Europa(durante ll quale non si vede proprio nulla di "turistico", del resto Eastwood non cade mai in questa banalità...), alla vicenda in sè, che però si vede veramente solo alla fine, salvo qualche"flash-back to future"all'inizio e nella parte centrale del film. Film, se vogliamo, cui non è estraneo lo spirito patriottico made in USA(Eastwood non è statunintese per caso...), ma che è alieno da ogni celebrazione di per sé solo apologetica(anche la parte finale, con i tre premiati dall'allora presidente francese François Hollande e il carro trionfale al ritorno a Sacramento, è un doveroso hommage"documentaristico" ai tre). In più la scelta(dopo qualche esitazione, sembra, dato che sembrava in un primo momento che Clint scegliesse"attori veri", titolati, per dire meglio...)di far interpretare agli stessi Stone, Sadler, Skarlatos i loro rispettivi personaggi. "Neorealismo"di ritorno?Difficile a dirsi(forse un giorno lo chiarirà questo straordinario autore di ormai 90 anni):se la concezione filmica di Clint è lontana dal"neorealismo", non è però detto che non abbia sussunto in essa anche il neorealismo, almeno in parte... El Gato
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laura tirloni
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venerdì 3 gennaio 2020
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il riscatto di tre ragazzi qualunque
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Il film di Eastwood a mio avviso ha il pregio di evidenziare come tre ragazzi e prima ancora bambini, con un passato da "pecore nere" abbiano trovato un loro riscatto attraverso un gesto eroico. Quello che il film mi ha trasmesso, al di là dei suoi limiti, è proprio questo messaggio di fiducia: anche una vita che parte in salita ( i figli di madri single hanno sempre più problemi) e sembra già segnata in partenza da etichette pesanti come macigni (pensiamo alla terapia farmacologica che viene suggerita ai bambini irrequieti), in realtà può capovolgere le sue carte. Il desiderio (quasi bisogno) di uno dei tre protagonisti, di fare qualcosa di grande, di importante che dia un senso e che lasci un segno.
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Il film di Eastwood a mio avviso ha il pregio di evidenziare come tre ragazzi e prima ancora bambini, con un passato da "pecore nere" abbiano trovato un loro riscatto attraverso un gesto eroico. Quello che il film mi ha trasmesso, al di là dei suoi limiti, è proprio questo messaggio di fiducia: anche una vita che parte in salita ( i figli di madri single hanno sempre più problemi) e sembra già segnata in partenza da etichette pesanti come macigni (pensiamo alla terapia farmacologica che viene suggerita ai bambini irrequieti), in realtà può capovolgere le sue carte. Il desiderio (quasi bisogno) di uno dei tre protagonisti, di fare qualcosa di grande, di importante che dia un senso e che lasci un segno. Un gesto eroico che arriva proprio dove non te lo aspetti: il riscatto di una vita.
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felicity
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venerdì 29 marzo 2019
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un film senz’anima, sciatto, quasi parodistico
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In "Ore 15:17 – Attacco al treno" il patriottismo è il vero protagonista e l’impeto si trasforma in comizio, come se fossimo nel centro di una campagna presidenziale.
Il film è senz’anima, artificioso, punta all’esaltazione dei valori nazionali americani invece di ragionare sulla tragedia del terrorismo.
Un film sciatto, a tratti addirittura parodistico.
La sceneggiatura, che solitamente con Eastwood non ha mai una nota fuori posto e soprattutto non una in più del necessario, qui sembra invece cercare invano il tono giusto, l’armonia manca perché tutti vanno per conto loro con troppi giri a vuoto.
Il risultato è un patchwork di generi e di emozioni messi insieme in maniera improbabile.
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In "Ore 15:17 – Attacco al treno" il patriottismo è il vero protagonista e l’impeto si trasforma in comizio, come se fossimo nel centro di una campagna presidenziale.
Il film è senz’anima, artificioso, punta all’esaltazione dei valori nazionali americani invece di ragionare sulla tragedia del terrorismo.
Un film sciatto, a tratti addirittura parodistico.
La sceneggiatura, che solitamente con Eastwood non ha mai una nota fuori posto e soprattutto non una in più del necessario, qui sembra invece cercare invano il tono giusto, l’armonia manca perché tutti vanno per conto loro con troppi giri a vuoto.
Il risultato è un patchwork di generi e di emozioni messi insieme in maniera improbabile.
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brata
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mercoledì 2 gennaio 2019
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delusione
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Cosa ha combinato il mio Clint preferito? Un film senza capo ne coda, dove la storia è stata diluita all'inverosimile solo per confezionare un prodotto che si potesse distribuire nei cinema. Onore ai tre protagonisti e grazie infinite per il loro gesto eroico ma il film non rende come dovrebbe.
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lorenzo88
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giovedì 27 settembre 2018
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una vergogna
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Vergognoso è il termine più adatto a descrivere questo film, se così lo si può chiamare. Non ha neanche senso descrivere tale schifezza. Sinceramente credo che sia tra i film più noiosi e mal riusciti degli ultimi tempi. Vorrei tanto querelare il "buon" Clint Eastwood per avermi fatto perdere 94 minuti della mia vita. VERGOGNA
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dariolodi
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lunedì 24 settembre 2018
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discontinuo
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Prima parte deludente. Seconda noiosa. Terza (una manciata di minuti) da Eastwood. Quando c'è azione il leone funziona. Ma sceneggiatura poverissima, dialoghi da strapazzo, fotografia povera. Prevedibilissimo.
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