Leigh mette in scena la grande storia della democrazia ma non convince
di Stenio Solinas Il Giornale
Era una giornata di sole quel lunedì 16 agosto del 1819 a St Peter's Field, estrema periferia di Manchester, capitale del tessile e punta di diamante di una rivoluzione industriale ormai avviata. Sul trono d'Inghilterra c'è un re demente, Giorgio III, e così la corona è affidata al «principe reggente» suo figlio, il futuro Giorgio IV, ma al momento solo «Giorgio il grasso», come l'ha chiamato una volta Lord Brummell, un soprannome che gli è valso l'esilio. Il partito al governo incarna l'aristocrazia terriera del Paese, solo il 2 per cento della popolazione ha diritto di voto, Manchester non ha rappresentanza parlamentare, quattro anni dopo la fine della guerra in Europa con la sconfitta di Napoleone a Waterloo, l'Inghilterra è una nazione morsa dalla crisi economica, dalla disoccupazione, dal crescere delle tensioni sociali e dalla cecità della sua classe dirigente, incapace di vedere al di là dei propri privilegi. [...]
di Stenio Solinas, articolo completo (3777 caratteri spazi inclusi) su Il Giornale 2 settembre 2018