eugen
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lunedì 5 febbraio 2024
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valido filmicamente e come esortazione al rispetto
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NOn e'facile conciliare una rampogna o un'esortazione(come quella al rispetto di ogni essere vivente, in questo caso)con la qualita'filmica; certamente, nel caso di "Mia et le licon blanc"(Gilles de Maistre, scritto da Jean Paul Husson, per il soggetto, da Prune de Maistre e Wiliam Davies, 2018 per la sceneggiatura), questa conciliazione riesce, dato che la qualita folmica e'all'altezza della produzione di senso("Messaggio", ma l'espressione richiama altro e comuinque nn e'assolutamente adatta allo scopo), caso abbaatanza raro, in realta'. La ragazzina che gia'all'eta'di 11 anni si affeziona, in un contesto culturlae lotano dal suo(e'francese, ma vive in SUdafrica, con la famiglia, dove il padre e'un allevatore di animali, in particolare leoni, che spesso vende a cacciatori e bracconieri)e con una famiglia"difficile"per i motivi acccnenati, viene a scontrarsi con la realta'dlela professioe paterna e a dver difendere il giovane leoncino bianoc(animale rarissimo e per questo considerato"sacro"e"magico"in molte tradizioni popolari), dagli assalti dei cacciatori e riusciraa', a suo rischio e pericolo, qualche anno dopo, alla difficile imrpesa di portare Charlie,8Il none del leoncino), fuori dal territorio di caccia, salvandolo e obbliando il padre alla riconversione della sua attivita'.
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NOn e'facile conciliare una rampogna o un'esortazione(come quella al rispetto di ogni essere vivente, in questo caso)con la qualita'filmica; certamente, nel caso di "Mia et le licon blanc"(Gilles de Maistre, scritto da Jean Paul Husson, per il soggetto, da Prune de Maistre e Wiliam Davies, 2018 per la sceneggiatura), questa conciliazione riesce, dato che la qualita folmica e'all'altezza della produzione di senso("Messaggio", ma l'espressione richiama altro e comuinque nn e'assolutamente adatta allo scopo), caso abbaatanza raro, in realta'. La ragazzina che gia'all'eta'di 11 anni si affeziona, in un contesto culturlae lotano dal suo(e'francese, ma vive in SUdafrica, con la famiglia, dove il padre e'un allevatore di animali, in particolare leoni, che spesso vende a cacciatori e bracconieri)e con una famiglia"difficile"per i motivi acccnenati, viene a scontrarsi con la realta'dlela professioe paterna e a dver difendere il giovane leoncino bianoc(animale rarissimo e per questo considerato"sacro"e"magico"in molte tradizioni popolari), dagli assalti dei cacciatori e riusciraa', a suo rischio e pericolo, qualche anno dopo, alla difficile imrpesa di portare Charlie,8Il none del leoncino), fuori dal territorio di caccia, salvandolo e obbliando il padre alla riconversione della sua attivita'. UNo zooologo(Kevin RIchardon, ha supervisionato il film, in particolare per quanto riguarda l'etologia tra umnani e leoni e da queusto punto di vista il risultato e'decisamente notevolissmo., Daniah de Villreis, Me'lanie Laurent, Lagley Kingwood e Rayn Mac Laennan sono interpreti validi, come anche coloro che interpretano i"vilains"dlela situazione. Eugen
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rikitikitawi
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giovedì 25 marzo 2021
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povero leone
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Regia debole per non parlare dell'interpretazione degli attori . storiella scontata che nel contesto del tutto sembra uscita dagli anni sessanta . Noioso oltremodo ad un certo punto ti auguri che il leone bianco sbrani qualcuno dei protagonisti e magari anche il regista. Ma non succede . Tutto qui .
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felicity
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mercoledì 17 luglio 2019
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passaggi implausibili e lacrime facili
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Mia e il Leone Bianco ha una trama ovviamente animalista, che mette al centro di tutto il suo punto di forza, cioè il rapporto tra il leone e i personaggi.
I personaggi però qui servono solo ad insegnare una morale e, come nelle favole, sono espressioni di virtù o vizi, non sono "realmente" persone.
Poco raffinato nel disegnare i personaggi dunque, il film non lo è per nulla nel rappresentare il conflitto tra adulti e giovani, come non lo è nel rappresentare i rapporti tra ragazzi.
Davvero grossolano, Mia e il Leone Bianco come si muove fa danni, pretendendo che tutto sia sanato dal grande amore non convenzionale che regge la storia.
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Mia e il Leone Bianco ha una trama ovviamente animalista, che mette al centro di tutto il suo punto di forza, cioè il rapporto tra il leone e i personaggi.
I personaggi però qui servono solo ad insegnare una morale e, come nelle favole, sono espressioni di virtù o vizi, non sono "realmente" persone.
Poco raffinato nel disegnare i personaggi dunque, il film non lo è per nulla nel rappresentare il conflitto tra adulti e giovani, come non lo è nel rappresentare i rapporti tra ragazzi.
Davvero grossolano, Mia e il Leone Bianco come si muove fa danni, pretendendo che tutto sia sanato dal grande amore non convenzionale che regge la storia.
Anche se preso come film per famiglie e bambini, la contrapposizione tra disincanto adulto ed idealismo giovanile viene presentata in modo già visto e stucchevole.
Complessivamente la visione è certamente allietata da alcune belle riprese e dalla tenerezza del legame tra uomini ed animali, tuttavia, anche se l’impianto documentaristico funziona meglio di quello narrativo, con un Sudafrica quasi paesaggistico alla Disney, è difficile trattenere l’insofferenza per passaggi implausibili e lacrime facili.
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venerdì 28 giugno 2019
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una ragazza e l affetto per un leone
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Il film e bellissimo ma non bisogna dimenticare e spero lo abbiate intuito che il posto degli animali e in natura e non nelle nostre braccia
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mercoledì 27 marzo 2019
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film evviva
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marzy
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venerdì 22 febbraio 2019
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bellissimi paesaggi, la storia è avvincente e mai banale
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Scenografie meravigliose, trama molto coinvolgente. Guardando questo film si ha proprio la sensazione di entrare nella savana insieme ai personaggi. La storia non è presentata in modo sterile e freddo nel susseguirsi degli eventi. Al contrario riesce a svegliare nello spettatore una sorta di empatia che lo tiene attaccato alla proiezione (o al televisore) lungo tutta la durata del film. Ci siamo commossi tutti guardandolo, se state per guardarlo sappiate che è il vostro turno :)
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giovedì 31 gennaio 2019
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noioso
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Un film cmq per me noioso dipende dai gusti,non mi è piaciuta neanche la storia,piu che un amicizia il leone bianco e stato collegato nella maggior parte del film alla leggenda religione dei sciamani popolo tribu in cui il leone viene considerato una superstizione divinita fortuna protezione di cui la trama non faceva alcun riferiemento. Deluso dalla poca chiarezza nella trama.
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mercoledì 30 gennaio 2019
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da non perdere!!!
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Uno dei più bei film che abbia mai visto! Lascia anche un bel messaggio finale, sulla salvaguardia dei leoni e dell'ambiente. Consigliato assolutamente!!!
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samanta
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domenica 27 gennaio 2019
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l'amore e la stupidità
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Il film racconta la storia di Mia (Daniah De Villiers) una ragazzina di 11 anni che vive malvolentieri in Sudafrica dopo essere cresciuta a Londra, il padre John (Langley Kirkwood) dirige un allevamento di leoni che ufficialmente vende i leoni ai parchi, agli zoo o ad altri allevatori con la moglie Alice (Mélanie Laurent, vi ricordate la violinista intorno alla quale si sviluppa la storia del bel film Il concerto?) e l'altro figlio Mick.
[Spoiler] Mia è una ragazzina difficile che vorrebbe lasciare il paese, ma tutto cambia quando entra nell'allevamento un cucciolo di leone bianco (rarissimo) e dopo un rifiuto iniziale Mia si affeziona, (e viceversa), all'animale che nell'arco di 3 anni diventa un leone adulto e che lei tratta come un cane domestico, ci sono vari episodi nella storia che tralascio, ma a farla breve lei si rivolta contro il padre quando scopre che rivende i leoni ai cacciatori che li fanno uccidere dai turisti dentro delle gabbie (pratica legale in SudAfrica), la ragazza scappa con il leone e riuscirà a farlo entrare in una riserva dove la tribù locale aspettava il ritorno del leone bianco.
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Il film racconta la storia di Mia (Daniah De Villiers) una ragazzina di 11 anni che vive malvolentieri in Sudafrica dopo essere cresciuta a Londra, il padre John (Langley Kirkwood) dirige un allevamento di leoni che ufficialmente vende i leoni ai parchi, agli zoo o ad altri allevatori con la moglie Alice (Mélanie Laurent, vi ricordate la violinista intorno alla quale si sviluppa la storia del bel film Il concerto?) e l'altro figlio Mick.
[Spoiler] Mia è una ragazzina difficile che vorrebbe lasciare il paese, ma tutto cambia quando entra nell'allevamento un cucciolo di leone bianco (rarissimo) e dopo un rifiuto iniziale Mia si affeziona, (e viceversa), all'animale che nell'arco di 3 anni diventa un leone adulto e che lei tratta come un cane domestico, ci sono vari episodi nella storia che tralascio, ma a farla breve lei si rivolta contro il padre quando scopre che rivende i leoni ai cacciatori che li fanno uccidere dai turisti dentro delle gabbie (pratica legale in SudAfrica), la ragazza scappa con il leone e riuscirà a farlo entrare in una riserva dove la tribù locale aspettava il ritorno del leone bianco.
La storia sembrerebbe banale ma non è così. Innanzitutto la regia è pregevole, il film è diretto dal francese Gilles De Maistre ( un curriculum specie di documentarista , tra i film ha avuto particolare successo Le premier cri che è un inno alla vita) che con il cognome che si ritrova mi è venuto il dubbio che sia uno dei discendenti di Xavier o di Joseph De Maistre. Il regista non ha voluto usare effetti speciali, niente ricostruzioni con il digitale, ma ha avuto la costanza di girare per tre anni con sessioni all'incirca ogni 4 mesi in modo che l'interprete di Mia e il leone bianco crescessero insieme. Per la vita con i leoni si avvalso di Kevin Richardson che nel film interpreta il guardiano dell'allevamento (Kevin) ma che nella realtà ha un allevamento di leoni e che ha creato una fondazione che cerca di impedire la caccia ai leoni in gabbia (negli ultimi anni ne sono stati uccisi migliaia).
Al riguardo occorrre fare un commento sulla caccia che ha permesso per molti secoli la sopravvivenza del'uomo, che ha avuto utilità in contesti sociali diversi: ad esempio la caccia per i cavalieri nel Medio Evo costituiva il loro addestramento militare, ma ora si è ridotta a sparare a un leone in gabbia semiaddormentato perché un turista cretino possa fare la fotografia con il piede sopra la testa, questa pratica (purtroppo riguarda anche altri animali sevatici) non solo è crudele, ma di una stupidità inaudita.
In ogni caso il film che si avvale di una fotografia stupenda, di paesaggi mozzafiato, di una bella musica e lancia un messaggio preciso: bisogna cercare di vivere in armonia con il Creato ed amarlo, credenti o no è un dono che ci è stato dato e come tale dobbiamo rispettarlo, lasciando da parte ecologismi di maniera o da fanatici. Un film ottimo, che è adatto ai bambini da i 7 o 8 anni in su. ma che piace anche agli accompagnatori adulti.
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