Più remake che sequel, il film di Marshall dialoga con l'originale e cerca l'attenzione di un pubblico nuovo. Recensione di Marianna Cappi, legge Veronica Bitto.
di A cura della redazione
Londra, negli anni della crisi economica tra le due guerre. Nella casa della famiglia Banks ora vive Michael adulto, e vedovo da un anno, con tre figli a cui badare. Per loro ha rinunciato alla passione per la pittura ed è entrato in banca, come suo padre prima di lui. Ma ora la stessa banca reclama la casa. Il tempo è maturo perché Mary Poppins cali dal cielo aggrappata al suo ombrello e torni ad occuparsi dei piccoli e grandi Banks, in viale dei Ciliegi numero diciassette.
Non si può non riconoscere al film la qualità dell'adattamento e la capacità di inghiottirci in un gioco lungo due ore e dieci, proprio come la vasca da bagno inghiotte tata e bambini per renderli protagonisti della prima fantasia sottomarina.
È il gioco del remake, a ritrovare il già noto e a misurare la novità: ecco allora nuove canzoni al posto delle vecchie e in sottofondo il ritorno di un tema musicale che fu di un personaggio praticamente perfetto sotto ogni aspetto, anche quello di Emily Blunt, fedele nello spirito e coraggiosa nell'impossibile sfida.
In occasione dell'uscita al cinema de Il ritorno di Mary Poppins, Veronica Bitto interpreta la recensione di Marianna Cappi.