La prima pietra

Quanti stereotipi alla recita interreligiosa

La prima pietra dell'apologo evangelico è, nel film scritto da Stefano Massini e diretto da Rolando Ravello, quella che Samir, studente delle elementari di famiglia musulmana, lancia contro un vetro della scuola, ferendo con le schegge il custode e la bidella (Aprea e Forte). Il film si svolge quasi in tempo reale, con il preside (Guzzanti), cattolico ecumenico che cerca di mediare tra le due vittime colpite dalle schegge e la famiglia del bambino, con la madre (Smutniak) e la nonna (Yilmaz). La situazione però non è semplice, a causa della rigidità della famiglia di Samir, che non è intenzionata a pagare i danni. Nel frattempo fervono i preparativi per la recita scolastica di Natale, cristiana ma interreligiosa, con omaggi a tutte le fedi. Il modello evidente del film e presumibilmente della pièce originale di Massini (che funziona più a teatro che al cinema) è Carnage. La realizzazione però è meccanica, da film per la tv che si vedrebbe passare in un dopopranzo durante le feste, con stacchetti musicali e scene a volte stiracchiate che fanno arrivare con fatica alla durata di 70 minuti. Da storiella blanda ed evanescente, con gag non esaltanti (la colla nel caffè), man mano che i conflitti si amplificano e le ambizioni crescono, il film mostra sempre più i propri limiti La commedia italiana ha sempre avuto un punto di forza nell'osservazione del quotidiano, nella creazione di personaggi che rappresentassero segmenti significativi di realtà. Qui invece l'apologo è campato in aria, una mera costruzione ideologica popolata di maschere e stereotipi. Il risultato di questa rigidità e di questo semplicismo, paradossalmente, è una sorta di qualunquismo di fondo, che nasce forse proprio dal tentativo di correggere goffamente l'assunto politically correct e l'assenza di vera cattiveria. I difetti dei vari personaggi diventano dunque parte di un teorema e sembrano nascere da motivi futili e da incomprensioni caratteriali (e quando la si butta sul contrasto tra ebrei e musulmani il risultato è costernante). Gli attori per la verità funzionano anche abbastanza, anche Guzzanti che di solito rende meglio nelle apparizioni televisive. Anche grazie alla convincente interpretazione di Lucia Mascino, il personaggio più interessante risulta la maestra buddista: un esempio di falsa coscienza progressista che si rovescia in paternalismo. Peccato che anche a lei, alla fine, venga affidato un imbarazzante pistolotto moralistico, che getta un'ulteriore ombra sul progetto.
Da La Repubblica, 6 dicembre 2018


di Emiliano Morreale, 6 dicembre 2018