Sandra Oh e Jodie Comer sono le protagoniste di Killing Eve, che arriva oggi anche in Italia, in esclusiva su TIMVISION. Resa iconica in Tv da Grey's Anatomy era impossibile non partire da Sandra Oh per chiederle del diverso spazio che grande e piccolo schermo concedono alle donne: «Mi sento più a mio agio in Tv, perché nel cinema non c'è abbastanza rappresentazione dei punti di vista femminili e delle minoranze. Specialmente a Hollywood si vogliono fare soldi e c'è un sistema per cui si tende a rifare sempre le stesse storie con gli stessi dieci attori. Ho lavorato spesso nel cinema e fatto film indipendenti ma a un certo punto mi sono accorta che stavo spendendo le mie energie in un posto che non mi voleva. Mi sono detta: "Se non inviti nessuno dei miei amici alla tua festa non voglio venirci nemmeno io, perché dovrei?". Credo che in Tv invece si prendano più rischi, ho fatto diverse stagioni di una comedy HBO intitolata Arli$$ per cui Robert Wuhl, l'autore, mi ha semplicemente scelto e sono andata a Toronto pur non avendo mai fatto una comedy prima. E poi, anni dopo, lo stesso è accaduto con Shonda Rhimes. Nelle audizioni che ho fatto in Tv ho sempre sentito che volevano quello che avevo di originale».

Jodie Comer, attrice inglese nota per la miniserie The White Princess e Doctor Foster ma apprezzata in Inghilterra anche per il ruolo di una ragazza scomparsa e misteriosamente ritrovata in Thirteen, ha aggiunto riguardo il cinema e la Tv: «Ho fatto un film di recente nel Regno Unito, England is Mine sulla storia di Steven Morrissey. Nella mia esperienza in Tv si è più spesso sul set e le scene vengono fatte più volte, da più punti di vista. Al cinema invece ci sono lunghe attese e poi, quando si arriva sul set, bisogna essere subito efficaci. Però questa è solo la mia limitata esperienza».

Venendo ai loro rispettivi personaggi, ossia un'agente del MI5 per Sandra Oh e un'assassina per Jodie Comer, le due attrici hanno così raccontato il rapporto che hanno con loro:

Sandra Oh: Mi piace molto Eve, credo sia reale. In un certo senso lei incarna sia la mia parte più coraggiosa sia quella più impaurita. Vedo altre attrici della mia età che hanno avuto successo e non hanno più curiosità, mentre a me piace interpretare personaggi che devo cercare di capire. Io comunque non sono così curiosa da voler distruggere la mia vita, mentre Eve ha questa tentazione, perché è annoiata e sente di avere un'energia che non sta esplorando. Io come attrice ho sempre voglia di esplorare, è così che lavoro.

Jodie Comer: L'imprevedibilità di Villanelle non è qualcosa che mi è venuta naturale, il tono di Killing Eve è molto particolare e solo progredendo i miei muscoli ci si sono abituati. La serie può essere davvero drammatica e poi all'improvviso diventare divertente, è stata la cosa più difficile che ho mai fatto. Abbiamo passato molto tempo prima di iniziare le riprese a ideare la storia e il passato del mio personaggio, dalla nascita fino al presente. Questo mi ha aiutato a capire perché non ha rimorsi ed è diventata quello che è. Di lei amo la sua libertà, anche nel fare cose terribili, e il suo sense of humour, del resto è impossibile non amare un personaggio quando ci si diverte così tanto a interpretarlo e lei fa cose davvero esagerate.

Riguardo la differenza nel lavorare con una donna, la premiatissima Phoebe Waller-Bridge, hanno raccontato:

Jodie Comer: Non ricordo di aver parlato con Phoebe di come solitamente le assassine siano pensate per lo sguardo maschile, ma in effetti quando ho ricevuto il soggetto non sapevo se volevo calarmi in questo ruolo. Poi ho letto il copione e mi sono detta: «Wow! È completamente diverso da quello che mi aspettavo!». Non so se sia influenzato dal movimento #metoo, ma credo che ad aver fatto la differenza sia stata una scrittrice come Phoebe: lo script era così pieno di cose da fare per Villanelle, bizzarre o ingegnose per tirarsi fuori dai guai, che non sembrava affatto una femme fatale, è stata una ventata di aria fresca. Penso che avere una scrittrice dia una diversa verità a certe emozioni, Villanelle per esempio è ricca di sfaccettature, mentre mi pare che al cinema ci sia quasi l'aspettativa che i personaggi femminili debbano essere molto forti. Il mio invece fa anche errori e posso esplorare con lei una gamma davvero ampia di stati d'animo.

Sandra Oh: Credo che la serie esamini la psicologia femminile in modo assolutamente inedito. Nel cinema americano degli anni 70, per esempio, Jack Nicholson ha raccontato la psicologia maschile di un'intera generazione e io ho sempre pensato di voler fare qualcosa di altrettanto profondo. Mi chiedevo frustrata: «Perché i personaggi femminili devono essere sempre definiti da una qualche relazione sentimentale o famigliare? Dov'è la mia crisi e ricerca esistenziale?» Eve invece è un personaggio molto diverso da questi stereotipi. Ora c'è più attenzione verso lo sguardo femminile ma credo che le donne abbiano già da anni raccontato le loro storie, solo che semplicemente siamo noi a non averle sentite. Il sistema non ha mai incoraggiato le donne ed era difficile che arrivassero al grande pubblico. Ora però la gente è curiosa verso punti di vista diversi, ne vuole parlare, e spero che si continui così, a dare spazio a voci finora poco ascoltate.