Andy Serkis guarda al romanzo di Kipling: una lunga ricerca interiore a cui manca però ritmo ed energia
di Emanuele Rauco La Rivista del Cinematografo
Probabilmente Andy Serkis si aspettava qualcosa di diverso per il suo film tratto dal Libro della giungla di Rudyard Kipling (e non dal classico Disney): doveva essere una grande produzione Warner e competere magari per i posti alti del box-office.
Ma quando la major ha visto il film, "più serio e oscuro degli altri adattamenti" come ha dichiarato lo stesso autore, ha ceduto la distribuzione a Netflix, anche a causa del recente live-action Disney e del suo successo planetario.
Il film segue appunto la traccia romanzesca, narrando la storia del bambino del titolo, cresciuto nella giungla e allevato dagli animali che deve difendersi dai pericoli della natura, soprattutto la tigre Shere Khan che gli ha ucciso i genitori, e scoprire quali siano le sue vere radici: quelle del sangue umano che lo hanno generato o quelle animali che lo hanno cresciuto? Callie Kloves adatta il romanzo di avventure mantenendone la struttura episodica e calcando la mano meno sull'azione e più sul doppio racconto di formazione di Mowgli. [...]
di Emanuele Rauco, articolo completo (2221 caratteri spazi inclusi) su La Rivista del Cinematografo 7 gennaio 2019