belliteam
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domenica 26 aprile 2020
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ethan hawke rocker in una piacevole commedia
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Ethan Hawke (gattaca) nei panni di Tucker Crowe, un ex rocker dalla carriera interrotta bruscamente, col rimorso del tempo buttato via e dai rimpianti di una vita da alchoolista e con 4 figli avuti da storie diverse.
Il tutto intrecciato con la storia di un fan del cantante (amministratore di un forum di altri fan del rocker) e della sua compagna che avra' una storia epistolare (e non solo) con lo stesso Tucker.
Una bella commedia, leggera, ma nel contempo anche profonda nello scavare dentro i personaggi, le loro mancanze, e i loro sogni x recuperare il tempo perso o buttato via (come scriveva anche Battiato in una sua celebre canzone)
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vanessa zarastro
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sabato 29 giugno 2019
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realtà virtuale a sancliff?
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“Juliet Naked – Tutta un’altra musica” è una commedia inglese romantica – o come si dice oggi rom-com -in linea con un certo cinema britannico come “About a Boy” di Paul e Chris Weitz del 2002 e “Notting Hill” di Roger Michelldel 1999. Il film è liberamente tratto dal romanzo omonimo di Nick Honby del 2009, prodotto da Judd Apatow, e girato prevalentemente nelle casette a schiera di una piccola cittadina sul mare, non molto lontana da Londra.
Lì vivono Duncan (Chris O’ Dowd), professore universitario e Anni (Rose Byrne) impiegata al museo e, una coppia di quarantenni come ce ne sono tante, in cui ognuno è preso da cose diverse.
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“Juliet Naked – Tutta un’altra musica” è una commedia inglese romantica – o come si dice oggi rom-com -in linea con un certo cinema britannico come “About a Boy” di Paul e Chris Weitz del 2002 e “Notting Hill” di Roger Michelldel 1999. Il film è liberamente tratto dal romanzo omonimo di Nick Honby del 2009, prodotto da Judd Apatow, e girato prevalentemente nelle casette a schiera di una piccola cittadina sul mare, non molto lontana da Londra.
Lì vivono Duncan (Chris O’ Dowd), professore universitario e Anni (Rose Byrne) impiegata al museo e, una coppia di quarantenni come ce ne sono tante, in cui ognuno è preso da cose diverse. In particolare Duncan nutra una vera e propria ossessione nei confronti di una ex stella rock/indie Tucker Crowe (Ethan Hawke in versione trascurata e casalinga), cantautore statunitense degli anni ’60, di cui lui colleziona gelosamente ogni reliquia. Di Tucker Crowe non si sa più nulla, è sparito dalle scene e non pubblica più nulla ma Duncan nello scantinato ha costruito un vero e proprio mausoleo e ha costituito nei social network un gruppo di fans appassionati con cui chatta quotidianamente.
Nel momento in cui viene in possesso di un suo vecchio disco intitolato “Juliet Naked”, una raccolta di introvabili b-sides uscita venticinque anni prima, nasce tra i due conviventi un litigio che li farà allontanare. Mentre Duncan trova rifugio e un ascolto attento tra le braccia di una sua collega insegnante, Annie inizia un rapporto epistolare proprio con Tucker Crowe, riemerso dal Midwest americano dove si era ritirato. Da un lato il mito, dall’altro una persona reale. Tucker deve venire a Londra per qualche giorno – per il parto della figlia Lizzie - e così decidono di incontrarsi. La fatalità vorrà che Tucker Crowe avrà un infarto proprio mentre stava andando all’appuntamento con Annie insieme al suo figlio piccolo Jackson (Azhy Robertson). Si conosceranno in ospedale dove la figlia ha convocato tutta la variegata famiglia di Tucker fatta di vari figli nati da madri diverse. Mentre Annie un po’ stordita tenta di disimpegnarsi per pudore, lui la cerca e gli chiede di ospitarlo, sempre con Jackson, da lei a Sancliff per una convalescenza in modo da rimettersi in forma.
Così sarà e tale decisione cambierà, un qualche misura, le loro vite. Tucker smise di cantare proprio in quegli anni ’60 all’ennesimo figlio (Grace una femmina) in fasce che vigliaccamente abbandonò e di cui si pente a tutt’oggi. Ha tanti figli sparsi e sente di non saper fare il genitore con nessuno di essi. È per questo che si porta sempre appresso il piccolo Jackson, l’unica occasione di fare veramente il papà. Annie, che vorrebbe avere anche lei un figlio, si prende cura del piccolo Jackson mentre Duncan incontrerà Tucker, e sulle prime si rifiuta di credere che sia lui. Alla fine, quasi miracolosamente, Tucker Crowe tornerà a cantare, in una festa in stile 1964 che organizzeranno gli amici, probabilmente rassicurato dalla piccola comunità che gli dimostra stima e affetto.
Il terzetto di attori è molto bravo e, nonostante il film sia incentrato prevalentemente sul rapporto in crescendo di Tucker e Annie, la figura più interessante è proprio quella un po’ stralunata, di Duncan. Infatti è la sua figura che fornisce un’occasione di riflessione sull’essere e sull’apparire e su come il virtuale abbia sostituito e confuso la percezione del reale: l‘immagine di qualcosa sembra contare più della cosa in se stessa, fino a costituire un mondo parallelo.
La sceneggiatura è stata scritta a tre mani da Tamara Jenkins, Jim Taylor ed Evgenia Peretz, tre apprezzatisceneggiatori. La regia del film è di Jesse Peretz, che ha già ottenuto una nomination agli Emmy grazie alla serie TV 'GLOW' e che ha conquistato un certo credito lavorando soprattutto in televisione, come in 'Girls', 'Nurse Jackie' e 'Orange is the New Black'.
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(di rescart)
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jonnylogan
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mercoledì 19 giugno 2019
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tutta un'altra musica ??
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Da fondatore dei ‘The Lemonheads’, gruppo rock della scena underground di Boston, a regista di una pellicola ispirata dalla musica di un immaginario Folk-singer scomparso dalla scena mondiale dopo un solo LP, il passo, per Jesse Peretz, non è poi stato troppo breve, fra alti e bassi prima di toccare con mano la possibilità di girare finalmente un film di cassetta con una sceneggiatura basata su un romanzo di uno degli autori più ‘musicali’ del pianeta. Non dimentichiamoci che Hornby, qua alla sua sesta uscita cinematografica, aveva in passato donato al mondo di celluloide il suo High Fidelity. In tal caso la vita del rocker americano Tucker Crowe, impersonato da un debitamente invecchiato Ethan Hawke, è quanto di più simile alla routine nella quale può perdersi ognuno di noi con i propri riti quotidiani, fra i quali si possono annoverare la TV, la spesa al supermercato e un figlio preadolescente da crescere.
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Da fondatore dei ‘The Lemonheads’, gruppo rock della scena underground di Boston, a regista di una pellicola ispirata dalla musica di un immaginario Folk-singer scomparso dalla scena mondiale dopo un solo LP, il passo, per Jesse Peretz, non è poi stato troppo breve, fra alti e bassi prima di toccare con mano la possibilità di girare finalmente un film di cassetta con una sceneggiatura basata su un romanzo di uno degli autori più ‘musicali’ del pianeta. Non dimentichiamoci che Hornby, qua alla sua sesta uscita cinematografica, aveva in passato donato al mondo di celluloide il suo High Fidelity. In tal caso la vita del rocker americano Tucker Crowe, impersonato da un debitamente invecchiato Ethan Hawke, è quanto di più simile alla routine nella quale può perdersi ognuno di noi con i propri riti quotidiani, fra i quali si possono annoverare la TV, la spesa al supermercato e un figlio preadolescente da crescere. Perfino Annie, la quarantenne australiana Rose Byrne, che vive in un piccolo paese della costa inglese e che da sempre è certa di essere fonte di noia per chiunque la incontri, potrebbe avere una vita più affascinante rispetto a quest’ex prodigio del palco del quale è da sempre innamorato il suo fidanzato storico Duncan, l’attore britannico Chris O'Dowd, docente di college e con il quale Annie divide una casa adibita ad altare dedicato al Dio Tucker Crowe. Sarà il ritrovamento di un CD d’inediti dello stesso Tucker, dal titolo Juliet Naked, che scatenerà la curiosità di Annie nei confronti delle teorie critiche presentate da Duncan e che porteranno la pellicola a esplorare, con approccio minimalista, proprio la vita di ogni giorno di due opposti geografici, Tucker e Annie, che s’incontreranno scoprendo di essere molto più simili rispetto a quello che entrambi potessero pensare. Il film di Peretz alla fine riesce a colpire nel segno grazie alla perfetta scelta musicale, diversi i pezzi suonati dallo stesso Hawke, ma non graffia sino in fondo, lasciando in sospeso per colpa di un finale che non convince del tutto, con temi agrodolci (il senso del tempo che passa e la fissazione per miti sempre più sbiaditi) che non riescono comunque a salvare una pellicola che stenta a decollare lasciando l’impressione di occasione perduta.
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giulia arcano
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mercoledì 20 marzo 2019
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una commedia romantica perfetta
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Cast ricercato e perfettamente amalgamato. I protagonisti si scambiano le storie senza volerlo e questo rende la narrazione sorprendente. Tra una risata e l'altra, ci si imbatte in stupendi paesaggi inglesi, musica rock 'n' roll e romantiche lettere d'amore...
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