marco santillani
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giovedì 9 maggio 2019
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poche pellicole riescono ad essere così profonde
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Il lento inverno è un film ben congeniato: il personaggio meglio interpretato è quello di Pier, che mantiene un livello recitativo costante, più che sufficiente per tutto il film. Gli altri, compreso il protagonista, alternano dei momenti buoni a dei vuoti, in cui emerge la loro amatorialità. Tutti gli aspetti più profondi del film, si reggono sulla figura del giovane Pier, bravissimo col suo viso a sottolineare le vicende a cui va incontro, praticamente sempre a suo sfavore. Gli istinti delle lumache che restano nel loro guscio a difendersi dai rigori invernali, sono quelli che lui dovrebbere mettere in atto per superare il momento non certo felice della sua vita.
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Il lento inverno è un film ben congeniato: il personaggio meglio interpretato è quello di Pier, che mantiene un livello recitativo costante, più che sufficiente per tutto il film. Gli altri, compreso il protagonista, alternano dei momenti buoni a dei vuoti, in cui emerge la loro amatorialità. Tutti gli aspetti più profondi del film, si reggono sulla figura del giovane Pier, bravissimo col suo viso a sottolineare le vicende a cui va incontro, praticamente sempre a suo sfavore. Gli istinti delle lumache che restano nel loro guscio a difendersi dai rigori invernali, sono quelli che lui dovrebbere mettere in atto per superare il momento non certo felice della sua vita. Dall'altra parte abbiamo Benedetto che riscopre l'amore in tarda età. Un amore poco concreto, per via della notevole differenza di età tra lui e Claudia, una ragazza che vive poco distante da Norcia, sempre nella Valnerina perugina. Il meccanismo d'incastro del film, funziona perfettamente. I due personaggi principali, fondono le loro storie e si incamminano verso un finale unico. I due personaggi che non vengono mai in contatto sono Pier e Claudia, che poi sarebbero gli unici che in fin dei conti potrebbero veramente innamorarsi, vista l'età simile. Ma il personaggio di Claudia non viene approfondito a dovere: restano molte incognite che il regista avrebbe potuto anche svelare, senza appesantire il racconto.
Nel contesto generale, questo lungometraggio è sicuramente una sorpresa poichè è stato realizzato con pochissime risorse, addirittura sembra (leggendo in rete) senza troupe. Ma anche se fosse costato svariati milioni, la drammaturgia che esso con forza trasmette, è sicuramente di prim'ordine. Poche pellicole, riescono ad imprimere una profondità come questo piccolo grande film.
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folignoli
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mercoledì 8 maggio 2019
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ottima messa in scena, ma recitazione non perfetta
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Il cinema di Sbarretti, come più volte egli ha dichiarato, si basa sul racconto dei paesaggi. Difatti il film appare come una enorme rappresentazione dei luoghi più belli della Valnerina. La ricerca dell’inquadratura e delle atmosfere è veramente significativa. Ma ciò che più impressiona in questo film è che la bella ripresa non è mai fine a se stessa; essa è sempre contestualizzata alla narrazione in atto. Il fondersi tra l’ incanto dei territori riprodotti e la storia che mai come questa volta prende forma, genera un dramma esistenziale sullo sfondo delle zone colpite dal terremoto del 2016. Bisogna dare atto al regista ternano, che in questo film riesce a sorprendere con una forza mai vista nei suoi precedenti lavori.
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Il cinema di Sbarretti, come più volte egli ha dichiarato, si basa sul racconto dei paesaggi. Difatti il film appare come una enorme rappresentazione dei luoghi più belli della Valnerina. La ricerca dell’inquadratura e delle atmosfere è veramente significativa. Ma ciò che più impressiona in questo film è che la bella ripresa non è mai fine a se stessa; essa è sempre contestualizzata alla narrazione in atto. Il fondersi tra l’ incanto dei territori riprodotti e la storia che mai come questa volta prende forma, genera un dramma esistenziale sullo sfondo delle zone colpite dal terremoto del 2016. Bisogna dare atto al regista ternano, che in questo film riesce a sorprendere con una forza mai vista nei suoi precedenti lavori. Le schermaglie amorose tra Benedetto e Claudia, meravigliano per la loro fragile vacuità. Un uomo che alla soglia della vecchiaia, insegue quell’amore da cui è sempre fuggito. Il finale appare come un grande sogno, che pur se non espressamente dichiarato, sembra più che altro un desiderio di Benedetto, non tanto la realtà vera e propria dei fatti. Il vero finale è quello che si compie tra i tornanti della strada (anch’essa disastrata) che da Castelluccio porta a Norcia, in una disincantata sconfitta degli ideali dei due protagonisti, Benedetto e Pier.
Tuttavia, la vicenda che Sbarretti ha saputo magistralmente mettere in scena, soffre ancora di una approssimativa recitazione da parte degli attori non professionisti, che ne riducono la sua pur comunque elevata efficacia.
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simona proietti
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sabato 18 maggio 2019
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ora et labora la regola benedettina è protagonista
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"Oh patria mia, distrutta dall'uomo, non dalla natura, perchè il terremoto è naturale ma il cemento non è naturale". Il regista si sofferma sull 'ingordigia degli esseri umani, che costruiscono case, palazzi ed abbandonano gli ideali propri degli avi, ovvero umiltà e fatica. Cercano il benessere, la frivolezza ed in cambio ricevono la punizione divina. Le parole "fatica, terra, natura" più volte vengono utilizzate. Il richiamo esplicito ad una religiosità è lampante. Sia nelle letture della Bibbia, sia nei racconti su Papa Giovanni Paolo II, che volle far costruire una enorme croce sul Monte Patino, dopo il terremoto del 1979 che fece 25 vittime.
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"Oh patria mia, distrutta dall'uomo, non dalla natura, perchè il terremoto è naturale ma il cemento non è naturale". Il regista si sofferma sull 'ingordigia degli esseri umani, che costruiscono case, palazzi ed abbandonano gli ideali propri degli avi, ovvero umiltà e fatica. Cercano il benessere, la frivolezza ed in cambio ricevono la punizione divina. Le parole "fatica, terra, natura" più volte vengono utilizzate. Il richiamo esplicito ad una religiosità è lampante. Sia nelle letture della Bibbia, sia nei racconti su Papa Giovanni Paolo II, che volle far costruire una enorme croce sul Monte Patino, dopo il terremoto del 1979 che fece 25 vittime. Quella croce ha protetto la cittadina umbra, salvando gli abitanti ed infatti non c'è stata nessuna vittima . Anche il cognato di Benedetto cita spesso la frasi del Patrono. In latino recita i versi della regola Benedettina, Ora et Labora. E' un film cattolico, politicamente corretto, giusto. Ogni cosa è al suo posto, ogni frase è quella e solo quella, l'unica ascrivibile a quel dato personaggio nell' Hic et Nuc (qui ed ora). In quel preciso istante, quel personaggio poteva dire solo quella, di frase. E' un film perfetto dal punto di vista formale, se volessimo trovarne un difetto, manca di cattiveria, di coraggio nel finale fin troppo accondiscendente.
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