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Il corriere - The Mule, Clint Eastwood nell'Olimpo dei più grandi

Il nuovo film di Eastwood racconta una storia complicata, paradossale, dove quando pensi di aver capito tutto, invece non hai capito nulla. Ora al cinema.
di Roy Menarini

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Clint Eastwood (Clinton Eastwood Jr.) (93 anni) 31 maggio 1930, San Francisco (California - USA) - Gemelli. Interpreta Leo Sharp nel film di Clint Eastwood Il Corriere - The Mule.
domenica 10 febbraio 2019 - Focus

Ci si sente in imbarazzo, guardando Il corriere - The Mule di Clint Eastwood. In imbarazzo per tutto il tempo che spesso sprechiamo a parlare di altri film evidentemente impreparati a sostenere lunghe riflessioni o attente valutazioni, e ad elogiare cineasti che meritano la metà della metà dell'importanza che dovremmo dare a uno dei più grandi autori della storia del cinema. Rimediamo subito. Il corriere - The Mule mette a contatto due elementi apparentemente contraddittori dei racconti per immagini: la libertà espressiva e la vulnerabilità. Invece che lasciare alla seconda il compito di proteggere il vecchio protagonista dagli strali della severità o di suscitare la commossa partecipazione del pubblico (come accaduto, in modo del tutto sincero e legittimo, a Robert Redford nel non dissimile Old Man & the Gun), Clint Eastwood espone apertamente il suo Earl e si espone come corpo cinematografico in modo incredibilmente osato e privo di qualsiasi filtro.

Solo innalzando la propria fragilità al rischio più assoluto (di ridicolo, qua e là, o di disorientamento dello spettatore, talvolta), Eastwood sa di poter andare oltre il cinema "della serenità" e del pacifico congedo dai grandi vecchi.
Roy Menarini

Chi pensava che Il corriere - The Mule sarebbe stato un addio di troppo, dopo quello già così perfetto e intoccabile di Gran Torino, si ricrederà vedendo quali contropiede e quali sfocature il cineasta vuole cocciutamente portare sullo schermo. E qui entra in scena la libertà, quella che sta spiazzando anche i commentatori più raffinati del cinema eastwoodiano, già straniti dallo sperimentalismo azzardatissimo di Ore 15:17 - Attacco al treno, e ora alle prese con questo ameboidale ibrido tra commedia, road movie, thriller e melodramma.

Lavorando come i grandi registi degli anni Quaranta sempre e comunque su sceneggiature scritte da altri, Eastwood le abita e la torce fino ad appropriarsene completamente. Eppure il gioco sull'icona, per quanto possa contenere alcune civetterie (i burger col nome Gunny, o le inquadrature prese di peso da Un mondo perfetto), si colloca appunto in una zona rischiosa, impervia, denudata.


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In foto una scena del film Il corriere - The Mule.
In foto una scena del film Il corriere - The Mule.
In foto una scena del film Il corriere - The Mule.

Ci vuole un po', vedendo il film, per capire che questa volta Clint non concede molto a Earl, che non è il solito uomo che ha dimenticato di occuparsi della famiglia per impegni troppo gravosi o per gesta eroiche, ma un "prick", un uomo superficiale e un po' egoista che ha trascurato moglie e figlia solo per andarsene in giro in tutta America come fioraio. Immaginare l'ispettore Callaghan alle prese con rose e begonie fa a dir poco sorridere, ma Clint non risparmia nulla al suo Earl, financo di mostrarlo novantenne dedito alle prostitute e mentre chiude un occhio sulla provenienza dei suoi facili guadagni.

Poi, naturalmente, Earl è anche un po' Kowalski di Gran Torino: un tipo che non si fa intimidire, che ha combattuto in Corea, che sa stare davanti alla canna di una pistola spianata senza farsela sotto. Ma è pur sempre un uomo che deve farsi perdonare parecchie cose, che spera di poterle ricomprare con il denaro, e che trova un'incredibile forma di grazia ed equilibrio famigliare solamente quando il crimine è divenuto esplicito.

Il corriere - The Mule racconta una storia complicata, paradossale, dove quando pensi di aver capito tutto, invece non hai capito nulla: della visione del mondo di Clint, di quella di Earl, della ex moglie malata, di che cosa interessa veramente i vertici della polizia, di come vengono guardati e trattati i latinos nella cultura americana, persino del rapporto tra un uomo incapace di stare fermo, quasi ossessionato dal viaggio e dal movimento, e i suoi fiori che, appena colti e fatti viaggiare a loro volta, muoiono nel giro di poche ore.

È per questo che il finale, da non svelare, si può concludere in un modo solo, commentato dall'ultimo dialogo del film - pronunciata dalla figlia -, non a caso una battuta ironica, un graffio improvviso ed esilarante, che fa capire con quanta autoironia, sincerità e leggerezza si offra Il corriere - The Mule (e Clint Eastwood) al pubblico.


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