(Melo)dramma d'autore su una donna che diventa modello di resilienza e di rifiuto del ruolo di vittima. Recensione di Paola Casella, legge Veronica Bitto.
di A cura della redazione
Da 40 anni Laurie Strode si prepara al ritorno di Michael Myers, lo psicopatico che ha massacrato i suoi amici nella notte di Halloween del 1978. Quando Myers viene trasferito dall'ospedale psichiatrico di Smith's Grove le paure di Laurie si rivelano fondate: il prigioniero infatti trova il modo di scappare e si reca ad Haddonfield in cerca dell'unica preda sfuggitagli.
Sono trascorsi 40 anni anche dal primo Halloween, in mezzo alcune brutte copie che questo sequel cerca di ignorare.
David Gordon Green sceglie infatti di inquadrare questo capitolo come una perversa love story fra due individui che lo porta ad allontanarsi dal genere horror e ad avvicinarsi al (melo)dramma d'autore: dunque meno scene "di paura" e meno modi creativi di fare a pezzi il prossimo. Ma un'icona femminista che diviene simbolo di resilienza e di rifiuto del ruolo di vittima.
In occasione dell'uscita al cinema di Halloween, Veronica Bitto interpreta la recensione di Paola Casella.