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Attraversare il Cambiamento con John: la mia psicorecensione

di Erica Villafranca


Feedback: 10 | altri commenti e recensioni di Erica Villafranca
martedì 12 marzo 2019

Nella maggior parte dei film che catturano la mia attenzione uno dei temi cardine è quello del Cambiamento, quel processo che in Terapia porta la persona ad una meta positiva e di felicità e che in Don’t Worry viene trattato con attenzione alle dinamiche profonde di emozioni e sentimenti, rispettandone la dignità e la complessità.
Il cambiamento in questo film passa attraverso i vissuti emotivi biografici del suo protagonista: John Callahan, il vignettista e disegnatore satirico e provocatorio, che ha goduto di grande fama e successo negli stati Uniti.
Sin dall’inizio del film ci viene presentata l’anestesia dell’angoscia, della solitudine e del dolore attraverso l’abuso di alcol da parte di John. Lo vediamo bere, lo vediamo astinente, lo vediamo tormentato e inquieto. La pellicola ci darà modo di sentire e capire molte cose di John. Fino a condurci al momento della sua decisione di cambiamento, quando John sente e riconosce il problema dell’alcolismo. E infine…al cambiamento di comportamento che è un esito naturale ma consapevole di una trasformazione profonda del punto di vista di John.
E' John ad essere cambiato e così cambia il suo comportamento.

Come John Cambia.... Nonostante....
Il Cambiamento non è illusione di tornare a camminare dopo essere rimasto tetraplegico. E' lucida e profonda consapevolezza per riconoscere un problema, facendo i conti con la realtà e con le risorse personali disponibili per viverlo ed affrontarlo.
Tutto quel che cambia nella vita di John e che tutti possiamo constatare … cambia “nonostante…”. Nonostante un passato di dolore in cui egli è stato senza dubbio vittima, nonostante nella vita si sia aggiunto altro dolore e disperazione a seguito di un tragico incidente che lo rende tetraplegico. Nonostante tutto John arriva a sentire la felicità, la gratitudine e a godersi il successo. Lui si sente cambiato. E noi lo vediamo cambiato.

Il Cambiamento come processo
La storia di John certamente è un esempio, è una biografia, la storia di una persona. Non vale per tutti. Perché ogni storia è a sé, e ogni persona ha specifiche profondità da attraversare e un punto di arrivo in cui si considererà cambiato. Ma il processo sottostante il cambiamento quello sì, credo proprio valga per tutti: puoi cambiare un comportamento ma l’unica persona che può far cambiare un comportamento sei Tu. L’unica persona. Te stesso. Si cambia con il desiderio di cambiare per essere felici e la stella polare diventa il desiderio in luogo della mancanza.

La Depressione ed il Copione da Vittima di John
John Callahan è stato abbandonato dalla mamma in tenera età e viene adottato da una famiglia amorevole. Diventa alcolista a 13 anni. Con l’alcol si anestetizza. Anestetizza la rabbia. Il dolore e le risposte mancate al suo bisogno di conoscere le ragioni di quell’abbandono.
Nonostante John sia stato adottato e trattato con amore dai genitori adottivi e dai suoi fratelli egli vive e si sente una pecora nera e si comporta come tale con i genitori e con gli insegnanti. Rimane lì ancorato ad un dolore che non trova spiegazioni diverse dal nutrire rancore dell’abbandono e vivere tutta la sua vita imprigionato dalla depressione, con un profondo senso di inadeguatezza. Non coltiva il suo talento. Non crea relazioni profonde. Con nessuno. Si ritira in se stesso e beve.

“Io sono depresso da quando mi sveglio.”
In fuga continua dal suo dolore attraverso il consumo di alcol.
Nel film ripete più volte:“So tre cose della mia vera madre: era di origine irlandesi, aveva i capelli rossi e faceva la maestra ...e non mi voleva…d’accordo 4 cose!”

Queste frasi descrivono l’identità di John. Il suo sentirsi rifiutato, da allora ad ora, ha costruito inconsapevolmente la sua identità di Vittima (rifiutata, non voluta, non degna di amore) da cui John conduce la propria esistenza, in un vissuto angosciante, che possiamo immaginare come insostenibile nel quotidiano. Perciò ci vuole anestesia alcolica.
John si è dato una sua spiegazione, ha preso una decisione su sé e sugli altri ed ha costruito il Copione su cui mettere in scena la sua Vita: attribuire a sé stesso una identità di pecora nera e vivere la mamma e tutti gli altri come abbandonici e rifiutanti. E’ una spiegazione, fornisce una struttura alternativa all’abisso dell’angoscia. E’ un contenitore necessario che permette la sopravvivenza, ma è un contenitore insopportabile. Perciò John beve. Annega la depressione nell’alcol.
Nel suo Copione l’alcol è l’unica strategia possibile di John Vittima. E’ un po’ come se John si dicesse “non posso cambiare nulla della mia infelicità, l’unica cosa che posso fare è trovare il modo per non sentirla bevendo”. Questo è il vissuto a cui John rimane ancorato. Intrappolato in un copione di vita di Depressione dove lui è inadeguato… e gli altri pure.
La Vita di John fluisce come un sopravvissuto nel suo Copione e si intreccia in un Destino che aspetta una Vittima che può solo sopravvivere. Vivere è cosa diversa.
L’insostenibile sobrietà, tamponata con l’anestesia alcolica, fa trascurare le conseguenze dei comportamenti di John e conduce John all’appuntamento con un Destino inconsapevolmente costruito: un incidente drammatico: John rimane tetraplegico e si misura con l’avere bisogno di qualcuno che si occupi di lui e che stia con lui. Deve dipendere da qualcuno, deve dipendere da una sedia a rotelle e continua la sua dipendenza da alcol.
Il Destino lo conduce schietto e diretto all’inevitabile necessità di Riconoscere il problema che diventa un’opportunità di cambiamento.

John riconosce il problema
Dopo l’incidente che pregiudica la sua autonomia comprende finalmente quanto l’alcol sia un problema per lui e per la sua vita e decide di entrare in un gruppo di alcolisti anonimi.
Riconoscere che l’alcol è un problema grave non comporta lo smettere di bere, ma è il suo punto di inizio per il Cambiamento. Se il vissuto è così angosciante, non può essere sostenuto, serve anestesia, serve alcol. Ma l’alcolismo finalmente viene da lui riconosciuto come il suo problema. Fondamentale passaggio nel Cambiamento.

John è Vittima ed ha un alibi per non cambiare
La presa di consapevolezza di un vissuto che non lascia scampo al John Vittima emerge attraverso un realistico e duro confronto con il gruppo di alcolisti di cui fa parte. Nel Gruppo (di Ex Vittime) non c’è più spazio per il sentirsi Vittima. Il Vittimismo di John viene smascherato e messo alle strette.
Vengono smascherati gli alibi costruiti per bene... e per bere. Al posto degli alibi viene chiesta l’assunzione di responsabilità e data la disponibilità all’ascolto vicino ed intimo tra John e gli altri membri del Gruppo.

Vediamo come:
John: “Trovai una bottiglia di Gin da mia zia e mi piacque. E non ho più smesso. Iniziai a bere forse perché ero stato adottato e non mi faceva preoccupare più di tanto della cosa.”
Il gruppo rimanda che questa affermazione costituisca un alibi per non cambiare.
John si arrabbia e aggredisce Diana, un altro membro del gruppo. “Non è una scusa ma un fatto! Cosa ne sai tu, vecchia vacca grassa?”.
“Povero me! Povero me!” ripete Diana, canzonando John. Senza scomporsi più di tanto per l'aggressione verbale ricevuta, rifiuta il vittimismo e quindi rivela la sua storia. Altrettanto vera e drammatica. Perciò credibile.
John ne rimane colpito, ha un vero e proprio insight e comprende che il bere è una "scusa" e apprezza la Verità del confronto con gli altri. Trova Verità, Credibilità, Vicinanza e Accoglienza. “Mi piacete ragazzi!”.
Trova proprio ciò che gli è mancato. Quando l’alibi cade John non si sente più Vittima ma Autore della sua Vita.

John diventa Autore della Sua Vita e della Sua Felicità
Dopo aver smontato l'alibi per non cambiare, John passa da essere Vittima ad essere Autore.
Una sera, in preda all’astinenza (e quindi all’approssimarsi dell’angoscia) attraversa in modo nuovo quel che sente. Senza anestesia. Presente a se stesso. Risente quella rabbia per l’abbandono nei confronti della madre. Rivive ed esprime da Autore consapevole e lucido quella dolorosa disperazione e frustrazione nel non poter vedere, conoscere e riconoscere la propria madre. John Autore se la immagina parlargli con un tono dolce ed accogliente, se la immagina dar lui il permesso di felicità, se la immagina riconoscergli il suo talento.
John Autore si immagina e si restituisce quel che gli è mancato. Ripristina la giustizia. Trova una nuova abilità di rispondere (la sua responsabilità) alle domande dolorose rimaste in sospeso. E lo fa sollevandosi dalla colpevolizzazione propria e della madre. Si permette così la felicità, va oltre il suo blocco ed il suo ricatto. E decide qualcosa dal profondo, che non berrà mai più. Non sparirà mai quel dolore e quella mancanza di una mamma mai conosciuta, ma la responsabilità della sua felicità/infelicità non sarà più delegata ad un passato che non può essere cambiato. Né tantomeno all’alcol.
La gratitudine verso i presenti si fa spazio ed è preferita rispetto alla mancanza degli assenti. Straordinario John!

Il cambiamento avvenuto diventa voglia di vivere ed essere felice. Non serve più anestetizzarsi e fuggire dal dolore. John dà questa descrizione: “Mentre lavoravo sui passi dell’associazione ho cominciato a sentire un grande flusso di energia. All’improvviso ho capito che ero stato ed avrei dovuto essere un vignettista ed un umorista da sempre.”


Cambiamento avvenuto. Anzi...Evoluzione avvenuta! Come John ci mostra in una delle sue vignette più famose.

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