Dogs of Berlin

Film 2018 | Azione, Drammatico +13

Titolo originaleDogs of Berlin
Anno2018
GenereAzione, Drammatico
ProduzioneGermania
Regia diChristian Alvart
AttoriFelix Kramer, Anna Maria Mühe, Katharina Schüttler, Sebastian Achilles, Fahri Yardim Urs Rechn, Hannah Herzsprung, Seyneb Saleh, Antonio Wannek, Imad Mardnli.
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +13
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Regia di Christian Alvart. Una serie con Felix Kramer, Anna Maria Mühe, Katharina Schüttler, Sebastian Achilles, Fahri Yardim. Cast completo Titolo originale: Dogs of Berlin. Genere Azione, Drammatico - Germania, 2018, Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 STAGIONI: 1 - EPISODI: 10

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Ultimo aggiornamento mercoledì 21 novembre 2018

La criminalità a Berlino va combattuta senza mezze misure: due poliziotti molto diversi tra loro dovranno unire le proprie forze.

Consigliato assolutamente no!
n.d.
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Da che parte schierarsi?

La storia di due poliziotti molto diversi tra loro che si trovano costretti, loro malgrado, a fare squadra e a combattere una battaglia territoriale con la criminalità di Berlino. Oltre alla malavita, i due protagonisti dovranno affrontare le proprie debolezze, fino a decidere da che parte schierarsi.

Episodi: 10
Regia di Christian Alvart.

Una stagione coerente e compatta per un affresco adrenalinico sul lato oscuro della capitale tedesca

Recensione di Andrea Fornasiero

Guerriglia urbana tra agenti antisommossa e civili armati di molotov e bastoni: si apre così Dogs of Berlin ma è un flashforward da cui si torna indietro di circa una settimana, quando il poliziotto della omicidi Kurt Grimmer, dall'appartamento dell'amante, assiste a un'azione di polizia. Si reca sul posto e scopre che si tratta dell'omicidio di un importante calciatore della nazionale tedesca, quindi trova il modo di tenere segreta per qualche giorno questa informazione e cerca di usarla per piazzare una scommessa che lo tiri fuori dai debiti (tra cui quelli con un clan neo-nazista cui era appartenuto in gioventù e dove ancora militano sua madre e suo fratello). Nel mentre un poliziotto dell'antidroga, Erol Birkan, gay e di origine turca, partecipa a un retata contro il clan dei Tarik-Amir, che però si rivela un buco nell'acqua. Erol viene quindi spostato sul caso del calciatore ucciso, perché serve un volto turco all'indagine. Il fratello minore dei Tarik-Amir intanto trama per entrare nel giro delle scommesse controllato dal clan Kovac, della ex-Jugoslavia.

Non manca certo la carne al fuoco in Dogs of Berlin, che tra bande criminali, un omicidio da risolvere, poliziotti che infrangono le regole e pure le speranze di alcune donne e di un giovane rapper, cerca di dipingere un affresco adrenalinico sul lato oscuro della capitale tedesca.

Il risultato della seconda serie tedesca prodotta da Netflix (la prima era Dark) è piuttosto convincente e sicuramente è coerente e compatto, anche perché l'intera stagione è scritta e diretta da una voce sola e chiara, quella di Christian Alvart, noto fuori dalla Germania soprattutto per il non proprio felice Pandorum.

Qui lontano dalla fantascienza e ben ancorato alla strada, Alvart segue chiaramente il modello di 4 Blocks, un'altra serie crime bella tosta sempre berlinese, ma si avvale di una produzione più ricca, che al taglio tutto sommato naturalista di 4 Blocks preferisce una maggiore estetizzazione. La fotografia è più varia e carica nelle luci d'ambiente, costumi e scenografie sono più variopinti e la regia si concede per le entrate in scena di diversi personaggi un rapido carrello avanti, a sottolinearne il volto, con una enfasi quasi da pulp. Del resto i personaggi sono tutti piuttosto fortemente delineati già nel look e negli atteggiamenti, che nel caso di alcuni villain è volutamente un po' sopra le righe.

Per essere una serie europea c'è una insolita aspirazione a raccontare le cose in modo bigger than life, a metà tra l'epica e il magniloquente, del resto già il titolo evoca la feralità primigenia che attraversa tanto l'ambiente quanto i protagonisti. Viene in mente anche Suburra - La serie, che allo stesso modo tra l'altro prelude nei suoi episodi a un futuro tetro, da apocalisse urbana e morale, e innerva le puntate di accumuli di tensione. Qui però il gusto all'americana è importato con maggiore convinzione, gli attori sono molto credibili e non mancano nella vicenda pugni allo stomaco pesanti.

Tra l'altro raccontare il mondo del calcio scommesse è più originale del solito traffico di droga, anche se il modo in cui viene ritratta la Federazione calcio tedesca guarda un po' troppo al cinema di spionaggio e sfocia nel macchiettistico. Va meglio invece con i neo-nazi, che sono presentati come una forza eversiva senza mezzi termini, sebbene in questa prima stagione si eviti di mostrane agganci politici altolocati. Nel gran numero di sottotrame non tutte alla fine risultano compiute, per esempio la banda dei bikers turchi appare tardi ed è solo abbozzata, inoltre le vicende al femminile alla resa dei conti lasciano perplessi, d'altra parte proprio su di loro si chiude il cliffhanger di fine stagione quindi la sospensione è voluta.

Un po' troppo facile poi la trovata risolutiva dei protagonisti, cui viene servita un'occasione in modo davvero troppo comodo, del resto la prossima annata potrebbe facilmente riprendere questo punto e mostrare tutte le ragioni per cui fa acqua, insomma non è ancora il caso di essere severi. La serie è anzi godibilissima, sporca e cattiva quasi come un The Shield europeo, scritta con ritmo anche in senso letterale, nei dialoghi del ragazzo rapper che spesso lascia andare il suo "flow" di parole a tempo. Il regista poi non si esime dall'ormai quasi immancabile piano sequenza: si tratta questa volta di una sparatoria in un appartamento, con tanto di rocambolesca fuga, dove la macchina da presa passa tra stanze e finestre mentre volano le pallottole. Per vederlo si deve aspettare il nono episodio, ma già molto prima Dogs of Berlin dimostra di non avere paura delle difficoltà e mette in scena una partita di calcio seguendo l'azione sul campo, insieme ai giocatori, con gli spalti riempiti in green screen.

L'artificio è evidente, soprattutto per via delle luci, ma si tratta comunque di immagini insolite e azzardate, che sciolgono i pochi dubbi rimasti sull'ambizione spettacolare della serie. Del resto non ci si tira indietro nemmeno sul fronte tematico che tocca: la convivenza tra varie etnie e l'intolleranza; le sirene del successo e del materialismo, sia che si tratti di neo-nazi, sia di criminali immigrati, sia di calciatori, sia di borghesi; le differenze di genere e gli orientamenti di gender; il ruolo difficile dello stato sociale e delle istituzioni; la corruzione dilagante. È proprio lo spiccato animo crime però, con inseguimenti, pestaggi e minacce, a evitare che tutto questo diventi una lezione morale e sia invece, prima di tutto, un racconto serrato sulla crisi sociale contemporanea.

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