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Colette, l'occasione di parlare di una donna straordinaria

Keira Knightley offre il giusto personale minuto e scattante alla trasformazione di Colette da contadina un po' inselvatichita a "dandy lady". Al cinema.
di Roy Menarini

Colette

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Keira Knightley (39 anni) 26 marzo 1985, Teddington (Gran Bretagna) - Ariete. Interpreta Colette nel film di Wash Westmoreland Colette.
giovedì 6 dicembre 2018 - Focus

Chiedi chi era Colette. Sebbene notissima a metà del secolo scorso, e icona dei movimenti femministi, non si può certo dire che la scrittrice, giornalista, critica, attrice, artista e saggista goda oggi di universale fama fuori dalla Francia. Non sappiamo se è merito del clima di questi anni, propizio alle storie di identità femminili forti e di esemplare proto-femminismo, se una biografia come Colette viene realizzata, ma certamente offre la possibilità di riparlare di questa straordinaria donna.
Lasciando alla curiosità di ciascuno il compito di completare le proprie conoscenze su Colette (o di farsi informare dal film di Wash Westmoreland, abbastanza affidabile), ricordiamo almeno il suo rapporto con il cinema, tutt'altro che occasionale. Colette fu una formidabile critica cinematografica, quasi una pioniera del mestiere (che portò avanti dal 1914 al 1941), ed ebbe a che fare con capolavori del muto come quelli di Cecil B. DeMille o Abel Gance. Poi fece la sceneggiatrice, con adattamenti letterari per il grande schermo (anche nel muto italiano), scrisse didascalie e dialoghi francesi di pellicole internazionali, e lavorò a lungo in un'area di sovrapposizione tra music hall, mimo, spettacolo di varietà e cinema, le cui porte girevoli scorrevano senza soluzione di continuità. Non parliamo poi delle versioni cinematografiche dei suoi romanzi e racconti, tra cui le due versioni di Gigi.

Si dice che sia stata proprio Colette a volere Audrey Hepburn come interprete del ruolo principale già all'epoca dell'omonimo spettacolo di Broadway nel 1951, decretandone il successo e lanciando la sua futura carriera hollywoodiana.
Roy Menarini

La biografia si concentra sull'arrivo a Parigi della ragazza, sullo spalancarsi della vita frenetica e gaudente della Belle Epoque, e principalmente sul rapporto aperto e fluido con il marito Willy, che ne sfruttava i meriti letterari firmando col proprio nome i testi dal titolo Claudine. Proprio la questione autoriale - un uomo che sottrae alla moglie il suo talento mettendoci il nome - sembra ormai un'ossessione del cinema contemporaneo. Una storia, questa, che in diversi modi abbiamo visto narrata in Big Eyes, Un amore sopra le righe (guarda la video recensione) e The Wife - Vivere nell'ombra. È infatti l'exemplum più evidente della non cittadinanza intellettuale femminile, persino nella Francia della cultura di inizio '900, quello di ammutolire le donne, impedirne la creatività o persino scipparne i frutti artistici.


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In foto una scena del film.
In foto una scena del film.
In foto una scena del film.

Come in altri biopic di questi anni, la domanda rimane la stessa. È meglio utilizzare una struttura narrativa ed estetica semplificata, lineare, trasparente per raccontare grandi figure, anche quando il loro maggior merito risiede nella trasgressione, nella ribellione, nel rifiuto delle norme e dei perimetri morali della buona società? O bisognerebbe fare film che assomigliano ai personaggi che contengono, attraverso forme, stili ed espressioni innovative o alternative? Wash Westmoreland opta sicuramente per il primo approccio, senza sfigurare.

La spesso bistrattata (dai cinefili) Keira Knightley offre il giusto personale minuto e scattante alla trasformazione di Colette da contadina un po' inselvatichita a "dandy lady" che si appropria di abiti e accessori maschili per dominare i salotti e sbalordire gli ammiratori.
Roy Menarini

Dunque, un discreto servizio alla scrittrice, di cui va ammirata - oltre alla già citata agenda femminista - anche la capacità di portare alle estreme conseguenze le potenzialità di industrie culturali ancora non del tutto assestate: giornalismo, cinema, moda, teatro, romanzo, novella, performance, gossip, estetizzazione dello stile di vita si ritrovano tutti nella sua instancabile attività, senza gerarchie di gusto. È stata iniziatrice e inventrice di modi e forme, Colette, cui forse mal si addice oggi una istituzionalizzazione troppo affettata.


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