Il film di Bart Layton mescolando il documentario con la finzione sfida un tabù importante. Al cinema dal 6 giugno.
di Tommaso Tocci
"Ci hai appena sparato in testa", conclude uno dei quattro protagonisti di American Animals (guarda la video recensione) al termine di uno sfogo disperato, dettato dalla realizzazione di come il piano per una rapina "scolastica" sia in procinto di rivelare conseguenze concrete, devastanti e immediate. Nel riferimento cruento alle pallottole in testa c'è racchiuso il senso dell'intero film di Bart Layton, che esplora il corto circuito estremo tra il gergo e gli orizzonti dell'heist movie e il contesto universitario e protetto in cui vivono i protagonisti. Applicare una metafora di genere al teen movie è una trovata consueta, ma solitamente l'effetto è comico: com'è buffo utilizzare i codici di qualcosa di serio e adulto per le vicende quotidiane di giovani adulti, che se anche devono intrufolarsi nottetempo nella palestra della scuola, vogliono soltanto girare un film, e se devono eludere la sorveglianza nei corridoi è per scappare dall'ora di punizione.
Il movimento è sempre aspirazionale, educativo, e ironico. In American Animals, invece, la traiettoria è opposta: è la realtà studentesca a essere traslata su un piano più alto, la cui pericolosità è imprevista e incontenibile.
In questo, il film è più vicino all'afflato tragico delle storie vere di follia adolescenziale, che soprattutto in America tendono a finire in bagni di sangue inconcepibili. Fortunatamente la vicenda - non "ispirata a fatti realmente accaduti", ma "realmente accaduta", come ci tiene a precisare la didascalia iniziale - finisce male soltanto per chi l'ha ideata, ma nel mettere fianco a fianco i due mondi (la sala della biblioteca come il caveau di una banca, la responsabile di sala come una guardia armata), rendendoli permeabili a causa del collasso dei separatori sociali, Layton sembra sfidare un tabù importante. Non importa se il sistema funziona: a volte anche chi ha tutto (dal talento artistico e il supporto familiare del protagonista Spencer alla borsa di studio sportiva di Warren) sente il bisogno irrazionale di scavalcare i generi del racconto per trovare il significato di sé. E proprio come American Animals mescola il documentario con la finzione, nello stesso modo fa scontrare il mondo studentesco con quello del crimine. Come detto, lo scontro non è affatto giocoso, a partire dalla struttura a confessionale che racconta a posteriori non solo un fallimento, ma un fallimento che non poteva essere altrimenti.
E così il giorno del colpo bisogna prima andare a sostenere un esame, e la preparazione all'impresa viene affrontata come un corso universitario ostico - seduti in biblioteca a disegnare mappe, giorno dopo giorno, ripetendosi che per avere successo sarà necessario uno sforzo "fuori dall'ordinario". E quando più conta, nei momenti decisivi, è proprio la giovinezza a tradire i wannabe ladri internazionali: le voci incerte, il disagio nell'indossare abiti eleganti per un appuntamento presso una casa d'aste, il messaggio dal tono informale registrato sulla segreteria telefonica. È questa insuperabilità della propria natura la conclusione più amara di American Animals, forse più ancora della didascalica messa in scena del senso di colpa attraverso la presenza sullo schermo dei veri Spencer e Warren. Eppure Layton (il cui The Imposter, del 2012, si interrogava su simili meccanismi di identità personale e cinematografica) non vuole rinunciare alla sua declinazione più accattivante e citazionista, di nuovo lasciando che gli studenti... studino. La diligente pila di dvd noleggiati da Blockbuster non ha nulla da invidiare a quella di una matricola al primo anno di Storia del Cinema, in un corso accelerato di heist movie che oltre a Rapina a mano armata di Kubrick comprende Le iene, Thief, Il caso Thomas Crown, Point break, I soliti sospetti. E perfino il suo culmine emotivo più sobrio, una scena in cui lo Spencer di Barry Keoghan osserva dal finestrino il vero Spencer sul marciapiede, è immediatamente smontato da un ritorno all'eccitazione dell'omaggio cinematografico, evocando il Joker di Il cavaliere oscuro. È la tragedia di ogni studente, quella di fare uno sforzo "fuori dall'ordinario" sulla materia sbagliata; e American Animals è abbastanza spietato da spingere i suoi protagonisti allo sbaglio per poi chiedergliene conto: la lezione evolutiva per eccellenza.