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Il regista islandese Haffstein Gunnar Sigurosson mostra in questo film – che può essere definito una commedia dark - un’umanità litigiosa, spigolosa e dispettosa che soffre nella convivenza. Certo Rejkiavik non è una città con alta densità abitativa – ha poco più di 120.000 abitanti su 274 kmq - e qui siamo in un quartiere periferico meridionale fatto di case a schiera, dove vivono Inga e Baldvin (Edda Bjorgvinsdottir, Sigurour Sigurjonsson), una coppia di anziani coniugi. Hanno perso il figlio maggiore, che si è suicidato ma di cui non si è mai ritrovato il corpo, vivono in questa casetta a due piani e, nel loro giardino, hanno un grande acero cresciuto a dismisura che, però, fa ombra sulla veranda dei vicini. Come si sa il sole è un bene prezioso lì su nel nord, quindi il vicino e la sua giovane seconda moglie (Portseinn Bachman, Selma Bjiornsdottir), chiedono più volte che venga potato o quantomeno sfoltito.
Inga e Baldvin hanno anche un altro figlio Atli (Steinpor Hroar Steinporsson) che vive in un condominio con la moglie Agnes (Lara Johanna Jonsdottir) e la figlia piccola. Una notte Agnes sorprende il marito che guarda al computer un video pornografico che aveva girato con una precedente fidanzata: sentendosi tremendamente offesa e pensando di essere stata tradita, lo caccia immediatamente da casa. Agnes cambierà la serratura della porta d’ingresso e gli impedirà perfino di vedere la figlia. Atli andrà quindi a dormire dai genitori dove però la situazione non è certo allegra. Sua madre, dalla disgrazia del fratello, è uscita di testa, vive in modo paranoico ogni evento ed è piena di aggressività. Diverso sembrerebbe il padre, più conciliante, che ha un buon rapporto sia con il figlio sia con la nuora e la nipotina.
Così, in modo paradossale, verrà innescata una spirale di violenza. Da un lato, il risentimento di Agnes farà scattare l’aggressività al marito pentito ma frustrato perché non riesce a comunicare con la moglie né a vedere la figlia. Finirà per rapirla (ma solo per qualche ora…) a scuola, soltanto per portarla a fare un picnic sul prato. Indovinate dove? Davanti a Ikea! Dall’altro, la polemica tra i vicini per l’ombra dell’albero scatenerà una guerra violenta in crescendo, che non voglio qui raccontare. Il tutto è raccontato con minimalismo scenico, scarso movimento della macchina da presa, ambienti e persone ridotte all’essenziale e con un montaggio (di Kristjan Loamfiara) quasi delle strip. “L’albero del vicino”è, inoltre, inframezzato da cori popolari alternati a brani di musica classica da Bach a Rachmaninoff.
Qua e là alcuni dettagli grotteschi degni di nota. Ad esempio molto divertente è la scena dell’assemblea del condominio nella quale partecipano separatamente sia Agnes sia Atli, con palese imbarazzato dei convenuti, dove si discute del rifacimento della fognatura (come in tutti i condomini del mondo!) ma anche, in modo animato, del linguaggio scurrile, dei sospiri e gridolini prodotti da una giovane coppia che fa sesso in modo eccessivamente rumoroso e voluttuoso.
“Under the Tree” (Undir Trénu), il titolo originale che è senza dubbio migliore, è stato presentato alla sezione “Orizzonti” alla 74ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia e candidato all’Oscar come miglior film straniero per l’Islanda.
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