The Square |
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Un film di Ruben Östlund.
Con Claes Bang, Elisabeth Moss, Dominic West, Terry Notary, Christopher Læssø.
continua»
Titolo originale The Square.
Commedia drammatica,
Ratings: Kids+16,
durata 142 min.
- Svezia, Danimarca, USA, Francia 2017.
- Teodora Film
uscita giovedì 9 novembre 2017.
MYMONETRO
The Square ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Un nuovo cinema: tra metalinguaggio e arte contemp
di L''inquilinadelterzopianoFeedback: 408 | altri commenti e recensioni di L''inquilinadelterzopiano |
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domenica 26 novembre 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Quello di Ruben Östlund è oggi, come lo era Citizen Kane all'epoca, un vero e proprio nuovo modo di fare cinema, sconvolgente e pervasivo. È il perfetto matrimonio tra sensibilità e sperimentazione autoriali che mi fa accostare il nome di Ruben Östlund a quello di Orson Welles. Più che le intenzioni di ogni singolo artista contemporaneo, al regista interessano le reazioni del pubblico di fronte (e in mezzo) alle opere, dunque il tema della ricezione dell'arte, per estensione, diventa una riflessione sulla società contemporanea. Perché il significato dell'arte contemporanea non sta nei confini/non-confini dell'opera in sé, ma nello spazio che si viene a creare tra il fruitore e una data opera, quindi nell'interazione pubblico/oggetto estetico. L'arte contemporanea, più di qualsiasi altra arte, per esistere necessita infatti di un pubblico che ne esperisca e la completi tramite l'interazione. Avendo, tale arte, fra le sue caratteristiche più frequenti quella della pervasività, di qui tutta la questione su dove cominci e dove finisca l'opera d'arte, che di fatto non ha più delimitazioni fisiche nette come può essere per un quadro, uno schermo, un brano musicale... e ancora, quanto influisca e quanto sia importante lo spazio espositivo. Fin dal titolo The Square pone l'attenzione proprio sullo spazio, “The Square” è infatti sia il nome del film sia il titolo dell'installazione in esso tanto discussa: si tratta di un quadrato delimitato da un perimetro luminoso tracciato nella piazza antistante il museo e la cui targa recita: “il quadrato è un santuario di fiducia e amore al cui interno abbiamo tutti gli stessi diritti e doveri”.
L'opera d'arte, così come il film stesso, è innanzitutto una riflessione, un'analisi critica su quei “confini”, intesi anche come “limiti”, che oggi non sembrano esistere più e sui quali l'arte contemporanea si interroga in modo sempre più provocatorio. Caratteristica che accomuna tanti artisti, a cominciare dall'arte povera: viene da pensare alle opere di Piero Manzoni, come la Base magica dove chiunque può salire e divenire scultura/opera d'arte vivente, e via via a tutte le correnti dell'arte contemporanea: dalla Land Art all'arte concettuale, passando per la Body Art e i Ready-made duchampiani. The Square è cinema che assorbe e trasuda arte contemporanea: è bizzarro, grottesco, nonsense, estremo, performativo, è un percorso che indaga e mostra non solo i vari spazi espositivi del museo, e di volta in volta le diverse opere che vi si incontrano, ma lo fa inserendoci la macchina da presa, i suoi attori, e facendo difatti interagire la settima arte (il film stesso in tutti i suoi aspetti estetico-narrativi), con l'arte contemporanea (le varie opere all'interno del museo). Ma ancor di più The Square può essere inteso come una performance lunga oltre 140 minuti, che già a partire dalla sua durata “anticonvenzionale” mette alla prova il suo spettatore, dove la musica non è una componente affatto minore, i diversi brani della colonna sonora infatti donano omogeneità e continuità, come anche le interpretazioni degli attori (Claes Bang primo fra tutti) che, tra peripezie e andirivieni, diventano a loro volta performer di continue performance senza mai annullarsi in uno dei due ruoli ma coesistendo con equilibrio, pertinenza, sensibilità, coerenza unici che fanno di The Square il potenziale capostipite di una nuova corrente cinematografica.
Si può allora parlare di “cinema contemporaneo” con la stessa accezione che all'epoca fu attribuita alla definizione di “cinema moderno” grazie a Citizen Kane? È un interrogativo che per ora può solamente restare aperto, in attesa di ricevere la sua, mi auguro spettante, interazione.
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