fabio
|
martedì 26 giugno 2018
|
delusione
|
|
|
|
Il film delude sotto molti aspetti; i dialoghi sono banali, la tensione ed il ritmo sono blandi. Anche la prova d'attore scarseggia: Mastandrea insolitamente piatto, La Ferilli sempre uguale film dopo film, idem Giallini. Salverei solo Borghi, gli altri non pervenuti.
"Perfetti sconosciuti" mi aveva convinto di più, anche se è stato sopravvalutato. La sensazione è che l'autore abbia voluto sterzare verso un qualcosa di nuovo ma senza conoscere la materia. Un Uomo misterioso seduto al tavolo ascolta il tuo desiderio e ti assegna il compito per ottenerlo; a suo dire offre "possibilità". La scelta e la responsabilità restano totalmente in capo a te.
[+]
Il film delude sotto molti aspetti; i dialoghi sono banali, la tensione ed il ritmo sono blandi. Anche la prova d'attore scarseggia: Mastandrea insolitamente piatto, La Ferilli sempre uguale film dopo film, idem Giallini. Salverei solo Borghi, gli altri non pervenuti.
"Perfetti sconosciuti" mi aveva convinto di più, anche se è stato sopravvalutato. La sensazione è che l'autore abbia voluto sterzare verso un qualcosa di nuovo ma senza conoscere la materia. Un Uomo misterioso seduto al tavolo ascolta il tuo desiderio e ti assegna il compito per ottenerlo; a suo dire offre "possibilità". La scelta e la responsabilità restano totalmente in capo a te. Il ruolo dell'Uomo sembra più che altro quello di mettere alla prova le persone: cosa sei disposto a fare per...? Devi guardarti dentro e scoprire chi sei veramente. E fino alla fine hai ancora la possibilità di rinunciare, di cambiare...
Tutto è chiaro fin dall'inizio: le nostre scelte, la nostra vita è strettamente collegata a quella degli altri; l'Uomo non ti assegna mai un compito impossibile anche se in apparenza certi desideri sembrano confliggere con quelli degli altri.
Genovese continua ad avere una visione bonariamente pessimistica dell'essere umano, ma non chiude totalmente la porta alla speranza.
Il finale è improbabile: le parti che si invertono e sarà la donna liberare L'Uomo dalla pena del suo compito?!?!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fabio »
[ - ] lascia un commento a fabio »
|
|
d'accordo? |
|
valeriato
|
martedì 23 gennaio 2018
|
il caso del plagio di una serie tv al cinema
|
|
|
|
Nel caso di plagio sollevato da The Place mi sembra che l'aspetto più interessante sia che il film è più o meno la traduzione in italiano di una serie americana Netflix.
Il successo al botteghino (solo in parte giustificao dalla sua uscita in sala in più di 500 copie per tre settimane) mi pare affermi allora il prevalere di un certo stile televisivo anche sul grande schermo.
Dino Risi una volta disse "la tv vive di cinema ma il cinema muore di tv". Questo film potrebbe essere una conferma di questa morte del cinema. Un regista affermato, Genovese, ha scelto non solo di riprendere una serie ma anche di farlo pedissequamente, scegliendone una della durata di un lungometraggio (8 puntate da 15 minuti per un totale di 2 ore) e ricopiandone dialoghi, trame, scenografie, personaggi e movimenti dei personaggi.
[+]
Nel caso di plagio sollevato da The Place mi sembra che l'aspetto più interessante sia che il film è più o meno la traduzione in italiano di una serie americana Netflix.
Il successo al botteghino (solo in parte giustificao dalla sua uscita in sala in più di 500 copie per tre settimane) mi pare affermi allora il prevalere di un certo stile televisivo anche sul grande schermo.
Dino Risi una volta disse "la tv vive di cinema ma il cinema muore di tv". Questo film potrebbe essere una conferma di questa morte del cinema. Un regista affermato, Genovese, ha scelto non solo di riprendere una serie ma anche di farlo pedissequamente, scegliendone una della durata di un lungometraggio (8 puntate da 15 minuti per un totale di 2 ore) e ricopiandone dialoghi, trame, scenografie, personaggi e movimenti dei personaggi. Per paura, per mancanza di tempo o per scelta stilistica?
Qualunque sia la risposta, il risultato è stato un "prodotto" medio, in cui la tensione viene smorzata sul nascere dalla prevedibilità di uno script che fatica a far montare la suspence, si incaglia in inutili ridondanze e non regla nessuna emozione. inferiore alla maggior parte di quello che oggi è ormai possibile vedere standosene comodamente a casa.
Il cinema, che in sala ha vissuto prima la concorrenza della tv e ora dei nuovi media, in The Place sembra aver rinunciato alla sua specificità. Questo piegarsi al gusto Netflix, ovvero della piattaforma che più di tutte sta influenzando le nuove generazioni, appare a tutti gli effetti come una resa.
La speranza è che possano manifestarsi ancora autori capaci di invertire questa tendenza.
[-]
[+] interessante analisi, riprendo
(di luigiiodice)
[ - ] interessante analisi, riprendo
[+] ho letto che li hanno già denunciati per plagio
(di vincenzori)
[ - ] ho letto che li hanno già denunciati per plagio
[+] quanta superficialità !
(di teresa70)
[ - ] quanta superficialità !
|
|
[+] lascia un commento a valeriato »
[ - ] lascia un commento a valeriato »
|
|
d'accordo? |
|
tmpsvita
|
martedì 28 novembre 2017
|
un film che si accontenta di essere discreto
|
|
|
|
"The Place" (2017) 105'
RATING: 6,5/10 🌕🌕🌕🌘🌑
Dopo il grandissimo ed inaspettato successo di "Perfetti Sconosciuti" Paolo Genovese torna al cinema con questo "The Place".
Si tratta di un film estremamente particolare, audace e sperimentale, per questo Genovese ha sfruttato intelligentemente questa ondata di popolarità, per realizzare qualcosa di poco commerciale senza fallire al botteghino.
Come il film precedente, questo si rivela essere una boccata d'aria fresca al cinema nostrano che, con due/tre film all'anno, dimostra di voler ancora tornare ad essere cinema di qualità ma soprattutto originalità.
[+]
"The Place" (2017) 105'
RATING: 6,5/10 🌕🌕🌕🌘🌑
Dopo il grandissimo ed inaspettato successo di "Perfetti Sconosciuti" Paolo Genovese torna al cinema con questo "The Place".
Si tratta di un film estremamente particolare, audace e sperimentale, per questo Genovese ha sfruttato intelligentemente questa ondata di popolarità, per realizzare qualcosa di poco commerciale senza fallire al botteghino.
Come il film precedente, questo si rivela essere una boccata d'aria fresca al cinema nostrano che, con due/tre film all'anno, dimostra di voler ancora tornare ad essere cinema di qualità ma soprattutto originalità.
Anche in questo caso si tratta di un film veramente difficile, perché, a causa della sua singolarità, percorre durante tutta la sua durata su di un sottile filo teso tra due grandi bivi: nel primo si rivela essere un pessimo film, completamente assurdo, noioso, presuntuoso ed irritante, dall'altro invece si rivela, come poi è stato per "Perfetti Sconosciuti", un autentico gioiellino che emoziona, appassiona, coinvolge.
Ecco, "The place" si accontenta, forse per paura di saltare nella parte sbagliata e quindi correre un rischio, di riuscire a stare in piedi sul quel filo ed arrivare al traguardo senza strafare.
Ciò lascia lo spettatore, alla fine del film, un po' con l'amaro in bocca perché aveva tutte le carte in regola per poter diventare un capolavoro ma come ho detto si accontenta, si accontenta di essere semplicemente un film piacevole che ha come grande pregio quello di spronare, anche se mai troppo, le menti degli spettatori.
Quello che è ormai certo, vista questa ennesima conferma, è la grande maestria, professionalità ed ambizione con la quale Genovese gira ogni suo film, in particolar modo questi ultimi due nei quali si è saputo muovere in luoghi ristretti e situazioni difficili, in maniera precisa, fluida e coinvolgente.
Nel cast poi spiccano nomi come quello di Giallini, Mastandrea, Papaleo, Ferilli e Lazzarini ed altri; interpreti straordinari che rappresentano buona parte dell'attuale cinema italiano, quello di qualità.
Ho apprezzato particolarmente la fotografia: colori scuri, tristi, stanchi, in alcuni casi risultano quasi accennati, insomma una fotografia sicuramente inusuale nel nostro cinema ma che rispecchia ed esalta perfettamente l'atmosfera e lo spirito del film.
Purtroppo non posso dire lo stesso della sceneggiatura che tra varie forzature, in alcuni casi funzionali in altri necessarie, si fa strada accompagnata un ritmo molto lento che, in più casi, rischia di cadere nel noioso e di trascinare il film nella ripetitività, rischio fortunatamente sempre scampato. Il problema più grosso sono, però, i dialoghi che la compongono: da in film del genere, che si regge quasi completamente su di essi, ci si dovrebbe aspettare qualcosa di più.
Intendiamoci, i dialoghi non sono scritti in malomodo, anzi sono abbastanza buoni e scritti in maniera intelligente e ben elaborara, il punto è il loro contenuto che non mi ha soddisfatto quanto avrebbe dovuto.
Durante tutto il film ho aspettato che in mezzo a tutte quelle parole disposte ottimamente ma banali e, dopo un po', prevedibili, spuntare fuori una frase d'impatto, di quelle che ti lasciano a bocca aperta per la loro potenza, il loro suono ed il loro significato. Ed invece niente... il film finisce e una piccola insoddisfazione rimane dentro di me.
Per concludere.... un film sulle seconde possibilità, su quelle perse, sul destino, sulla difficoltà della vita, sull'ipocrisia e su tanti altri temi importanti.
Niente però è sviluppato totalmente, il film emoziona il giusto anche se comunque rimane per questo aspetto alquanto dimenticabile ma in generale gradevole e più che sufficiente
VOTO: 6,5/10
[-]
|
|
[+] lascia un commento a tmpsvita »
[ - ] lascia un commento a tmpsvita »
|
|
d'accordo? |
|
angeloumana
|
giovedì 20 settembre 2018
|
umanità dolente
|
|
|
|
Niente male questo film di Paolo Genovese, dato che lui è lo sceneggiatore lo ha ben pensato, deve avere qualche dote di psicologo o, comunque, buon osservatore dei comportamenti umani (Perfetti sconosciuti lo dimostrava). Guarda le azioni dei suoi personaggi, fa che agiscano apparentemente in modo libero alla ricerca di un risultato. Le loro azioni possono diventare violente o sconsiderate, tutto sta a quanto tengono al perseguimento dei loro interessi. The Place è un bar-caffetteria-ristorante, la tenutaria ne è Sabrina Ferilli, dolce, paziente e buona scrutatrice. Scruta moltissimo infatti Valerio Mastandrea nel ruolo di psicologo, consulente, indagatore, diavolo, motivatore, trafficante di anime, uno che forse realizza i sogni della gente, un santone: in tutti questi modi viene visto dalle persone che in The Place vengono a cercarlo e lo interpellano, lui sempre allo stesso tavolo, a volte stà consumando una breve colazione.
[+]
Niente male questo film di Paolo Genovese, dato che lui è lo sceneggiatore lo ha ben pensato, deve avere qualche dote di psicologo o, comunque, buon osservatore dei comportamenti umani (Perfetti sconosciuti lo dimostrava). Guarda le azioni dei suoi personaggi, fa che agiscano apparentemente in modo libero alla ricerca di un risultato. Le loro azioni possono diventare violente o sconsiderate, tutto sta a quanto tengono al perseguimento dei loro interessi. The Place è un bar-caffetteria-ristorante, la tenutaria ne è Sabrina Ferilli, dolce, paziente e buona scrutatrice. Scruta moltissimo infatti Valerio Mastandrea nel ruolo di psicologo, consulente, indagatore, diavolo, motivatore, trafficante di anime, uno che forse realizza i sogni della gente, un santone: in tutti questi modi viene visto dalle persone che in The Place vengono a cercarlo e lo interpellano, lui sempre allo stesso tavolo, a volte stà consumando una breve colazione. Ognuno racconta il suo scopo, la sua speranza, qualcosa da ottenere e il “motivatore” dà ad ognuno dei compiti consultando un quaderno pieno di sue annotazioni; i compiti dovrebbero essere il mezzo perché le anime dolenti che a lui si rivolgono ottengano ciò che cercano, ma i compiti non sembrano entrarci nulla con gli scopi dei suoi “pazienti”, a volte si tratta di target strampalati. Non pagano la seduta costoro, questo consulente sembra stare al solito tavolo tutti i santi giorni per guarire un'umanità disperata.
Nel film Mia Madre di Nanni Moretti veniva detto, dal personaggio “regista” Margherita Buy, che “l'attore non si annulli nel suo personaggio, resti attore”: nel caso di Mastandrea in The Place attore e personaggio coincidono, poche parole, essenziale, asciutto, non particolarmente amichevole, nessuna insistenza nei compiti che assegna, mai indulge a sorrisi o toni accesi. Le persone che a lui si rivolgono sono libere di seguire le sue istruzioni e anche no, ma i compiti dati sono secondo il motivatore necessari se lo scopo è importante o vitale: “non affido incarichi impossibili a nessuno”. Chiede ad ognuno come si sente, se è contento di avere un obiettivo, dice che i loro pensieri sono le cose importanti, sembra che li aiuti a realizzare i propri sogni, sa leggere nei loro desideri.
In realtà – e questo potrebbe essere il senso di questo film-opera teatrale (la location è solo una) – questo “psicologo” mette ognuno di fronte a sé stesso, fa' riflettere il “paziente” su quanto il suo scopo è davvero importante o, ancora, fà scoprire ad ognuno il vero obiettivo: nei fatti, quando ci diamo delle motivazioni, ve n'è una vera e una buona. La buona è quella che diciamo pubblicamente, la vera è quella per cui davvero agiamo.
E' la scrutatrice-barista però che lo osserva a sua volta, con parole molto semplici mette lui di fronte a sé stesso. Sei infelice?, e lui non vuol rispondere, E' come chiedere l'età!dice. E lei ancora: Sei triste, tu mi incuriosisci, sembri stanco come se non dormissi da anni... non ti pesa questa cosa?... E' molto bello come ascolti le persone...tutte vanno via convinte(motivate)...tu realizzi i sogni della gente. Indaga sulla sua situazione familiare, se ha qualcuno. Dovermi occupare di qualcuno mi spaventa. E' affranto e stanco alla fine, quando la barista gli si siede accanto una sera dopo le pulizie del bar, è un uomo solo e i mali del mondo pesano. Pare quasi che due solitudini si uniscano. Film interessante, opera corale di tanti buoni attori sulla cresta dell'onda italiana.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a angeloumana »
[ - ] lascia un commento a angeloumana »
|
|
d'accordo? |
|
vivi85
|
giovedì 4 ottobre 2018
|
sei disposto a convivere con te stesso?
|
|
|
|
Il nucleo centrale del film prende le mosse da un tema (letterario ma non solo) antico ma sempre attuale: il patto col diavolo, ovvero il passo estremo che l’uomo è disposto a fare pur di soddisfare i propri desideri. Se nell’immaginario collettivo il diavolo è un grande affabulatore, in grado di ingannare con false lusinghe chi si rivolge a lui posticipando la riscossione di ciò che gli è dovuto (l’anima delle sue vittime), in questo caso chi può far avverare sogni e desideri è un Valerio Mastandrea dall’aria stanca e dimessa (un povero diavolo insomma), che mette subito i suoi interlocutori di fronte al prezzo delle loro ambizioni: spetta a loro decidere se accettare o meno.
[+]
Il nucleo centrale del film prende le mosse da un tema (letterario ma non solo) antico ma sempre attuale: il patto col diavolo, ovvero il passo estremo che l’uomo è disposto a fare pur di soddisfare i propri desideri. Se nell’immaginario collettivo il diavolo è un grande affabulatore, in grado di ingannare con false lusinghe chi si rivolge a lui posticipando la riscossione di ciò che gli è dovuto (l’anima delle sue vittime), in questo caso chi può far avverare sogni e desideri è un Valerio Mastandrea dall’aria stanca e dimessa (un povero diavolo insomma), che mette subito i suoi interlocutori di fronte al prezzo delle loro ambizioni: spetta a loro decidere se accettare o meno. Per alcuni il prezzo è equo e accettano senza troppe difficoltà l’incarico assegnato mentre altri sono più combattuti.
Il compito del personaggio interpretato da Mastandrea non è tanto quello di avverare i desideri di chi gli si presenta davanti dunque, quanto di aiutarli a prendere coscienza della loro natura: sei disposto a pestare a sangue una persona pur di trovare dei soldi? Sei disposta a piazzare una bomba e fare una strage pur di riavere con te tuo marito? Sei disposto a sacrificare la vita di una bambina innocente pur di salvare quella di tuo figlio? E la domanda più importante di tutte: sei disposto a convivere per sempre con la tua scelta?
L’intera vicenda si svolge al The Place, bar o tavola calda che potrebbe trovarsi ovunque nel mondo, un non luogo, che conferisce uno stampo teatrale al film e un respiro universale alla vicenda narrata. Vediamo una miriade di personaggi entrare al The Place, ne seguiamo le vicende tramite i loro stessi resoconti, immaginiamo le loro vite sfiorarsi, intrecciarsi, talvolta con risvolti inaspettati, perché se l’uomo misterioso senza nome né identità sembra orchestrare i destini di tutti, mettendoli in relazione nei modi più disparati, in realtà concede sempre una scelta.
Non avendo visto la serie “The Booth at the End” a cui la pellicola si ispira, non entrerò nel merito della questione “remake vs. plagio”, tuttavia ritengo “The Place” uno dei film italiani più interessanti degli ultimi tempi.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a vivi85 »
[ - ] lascia un commento a vivi85 »
|
|
d'accordo? |
|
tizianapescia
|
domenica 23 settembre 2018
|
un film che smuove,letteralmente,le montagne.
|
|
|
|
La Pellicola non è per tutti.Necessitano conoscenza teologica e immaginazione che come ricorda Einstein è più importante della conoscenza stessa. Coraggioso Genovesi a sfidare numeri ed ascolti per un tema mai così attuale.Questo film è l esempio di come certi personaggi vengano adoperati per trasmetterci messaggi vitali..E poco importa se possa essere una copia,magari c è chi della serie non ne era a conoscenza,e s è accostata a questo tema adesso con The Place..
Ringrazio il regista Genovesi,il film guardato per caso di recente su Sky, è piombato sulla mia strada al momento giusto.Ha contribuito ai pezzi mancanti alla mia evoluzione,trasmettendomi messaggi importanti.
[+]
La Pellicola non è per tutti.Necessitano conoscenza teologica e immaginazione che come ricorda Einstein è più importante della conoscenza stessa. Coraggioso Genovesi a sfidare numeri ed ascolti per un tema mai così attuale.Questo film è l esempio di come certi personaggi vengano adoperati per trasmetterci messaggi vitali..E poco importa se possa essere una copia,magari c è chi della serie non ne era a conoscenza,e s è accostata a questo tema adesso con The Place..
Ringrazio il regista Genovesi,il film guardato per caso di recente su Sky, è piombato sulla mia strada al momento giusto.Ha contribuito ai pezzi mancanti alla mia evoluzione,trasmettendomi messaggi importanti.
Non penso lei sia solo un intermediario.Per esprimere ed esternare l essenziale,come ha fatto lei,in maniera magistrale,significa non far parte della massa..Parlare un altra lingua...che la maggioranza non tradurrà.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a tizianapescia »
[ - ] lascia un commento a tizianapescia »
|
|
d'accordo? |
|
giorgetta
|
domenica 10 dicembre 2017
|
la condanna dell'angelo caduto
|
|
|
|
Un locale sormontato dalla scritta al neon The Place, un signore seduto a un tavolino che riceve dei postulanti con la stessa imperturbabile calma: un film fatto di niente, quello di Genovese, che però invoglia alla discussione e si presta a varie interpretazioni.
Ne azzardo una. Valerio Mastrandrea, misterioso artefice di un patto, che permetterà a chi lo sottoscrive di realizzare un desiderio impossibile, al prezzo di un pegno pagato con azioni spesso depravate, potrebbe essere un angelo caduto, che deve fare il mestiere di Satana, anche se non gli piace. Il suo compito è tentare l’uomo, prospettando miracolose conquiste. Il prezzo da pagare è chiaro, ma il postulante sembra non vederlo: è troppo accecato dalla brama di realizzare il suo sogno.
[+]
Un locale sormontato dalla scritta al neon The Place, un signore seduto a un tavolino che riceve dei postulanti con la stessa imperturbabile calma: un film fatto di niente, quello di Genovese, che però invoglia alla discussione e si presta a varie interpretazioni.
Ne azzardo una. Valerio Mastrandrea, misterioso artefice di un patto, che permetterà a chi lo sottoscrive di realizzare un desiderio impossibile, al prezzo di un pegno pagato con azioni spesso depravate, potrebbe essere un angelo caduto, che deve fare il mestiere di Satana, anche se non gli piace. Il suo compito è tentare l’uomo, prospettando miracolose conquiste. Il prezzo da pagare è chiaro, ma il postulante sembra non vederlo: è troppo accecato dalla brama di realizzare il suo sogno. L’angelo non può nè spingerlo ad accettare il patto, nè dissuaderlo dal compiere il misfatto. Il suo mestiere è quello del tentatore: il resto spetta alla scelta del soggetto. Nè lui, nè Dio possono fermare un uomo che vuole uccidere unicamente per il proprio tornaconto. Senza questa clausola non esisterebbe la libertà, solo potendo scegliere fra il bene e il male l’uomo può essere autonomo. Per questo, pur nella incredibile miseria della sua condizione, lacerata da un continuo avvicendarsi di passioni contrastanti, l’uomo è posto a un gradino superiore all’angelo caduto, che deve fare da spettatore alla malvagità umana senza poter intervenire.
L’unica mossa che compete al tentatore è quella di intrecciare a bella posta le incombenze dei vari personaggi: ad esempio, chi deve uccidere una bambina si troverà di fronte chi ha il compito di proteggerla. Ma non è detto che questo stratagemma funzioni: l’uomo, con la sue perverse fantasie, è in grado di complicare anche gli orditi più semplici, fino a raggiungere il paradosso. Chi doveva proteggere la bambina la rapirà in un accesso di mania di grandezza. Ogni errore commesso dagli attori del copione prescritto finisce per riverberarsi sugli altri: tutti resteranno incastrati in una serie di cause ed effetti che creano nuovi insospettati scenari.
Interessante il fatto che l’unica persona che cerca un arricchimento dell’anima, la suora che vuol sentire di nuovo Dio, deve infrangere i precetti del suo ordine per rimanere incinta. Come dire che la vera ricerca spirituale non può basarsi su un supino rispetto delle regole, su un’abdicazione alla vita: occorre farsi sporcare dall’esistenza per capire chi siamo veramente, per fare una scelta pienamente consapevole, invece di barricarsi in un comodo rifugio dal mondo.
La totale neutralità e impassibilità dell’angelo resta tale anche se la transazione mette sul piatto della bilancia visceri e sangue, o se viene accusato di essere un mostro, perfino quando viene lui stesso minacciato, per una bomba che una sua cliente vuole porre nel locale; il contratto, registrato su un album scritto fittamente a mano, può essere bruciato solo dopo la revoca o il compimento da parte del contraente.
Alla fine Angela, la ragazza del locale, potrà forse liberarlo da questa condanna: un angelo che ha messo al primo posto l’amore e non la superbia.
Un film metafisico dunque, una parabola sul libero arbitrio e sull’interconnessione dei destini umani, che l’impianto teatrale a scena unica rendono più netta e quasi didascalica.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a giorgetta »
[ - ] lascia un commento a giorgetta »
|
|
d'accordo? |
|
alejazz
|
giovedì 22 novembre 2018
|
sembra assurdo ma dietro c'è una bella morale
|
|
|
|
Un bar. Una persona anonima con aria autorevole se ne sta seduto ogni giorno nel bar “The place” con un quaderno su cui prende appunti e riceve sempre persone. Queste vanno da lui per esaudire alcuni desideri in cambio di azioni che in pratica non sono impossibili….ma vanno oltre ogni soglia etico-morale. “Vuoi salvare tuo figlio?..Bene….uccidi una ragazza!”, “Vuoi guarire tuo marito? Metti una bomba in un locale a tuo piacere”, ”[Ad una suora] Vuoi ritrovare Dio? Devi rimanete incinta!" e così via….
Dunque, in un primo momento, il film mi è sembrato surreale al limite con l’assurdo e privo di ogni significato.
[+]
Un bar. Una persona anonima con aria autorevole se ne sta seduto ogni giorno nel bar “The place” con un quaderno su cui prende appunti e riceve sempre persone. Queste vanno da lui per esaudire alcuni desideri in cambio di azioni che in pratica non sono impossibili….ma vanno oltre ogni soglia etico-morale. “Vuoi salvare tuo figlio?..Bene….uccidi una ragazza!”, “Vuoi guarire tuo marito? Metti una bomba in un locale a tuo piacere”, ”[Ad una suora] Vuoi ritrovare Dio? Devi rimanete incinta!" e così via….
Dunque, in un primo momento, il film mi è sembrato surreale al limite con l’assurdo e privo di ogni significato. Ma poi, andando avanti capisci che un senso in fondo ci sta: noi tutti siamo coinvolti psicologicamente e siamo disposti a fare qualsiasi cosa pur di ottenere qualcosa che per noi è caro…ma questo è quello che pensa la psiche umana! Infatti, il film dimostra che le cose desiderate succedono lo stesso anche senza aver fatto ciò che ci viene imposto di fare. In altre circostanze il film insegna anche che noi crediamo in qualcosa ma conduciamo la nostra vista con il fumo negli occhi ignorando delle emozioni che possiamo ancora provare e che ci fanno cambiare la nostra vita radicalmente.
Infine ho molto apprezzato l’interpretazione di Mastrandrea, autorevole più che mai!
Cosa mi è piaciuto:
-
la trama
-
il cast: Mastrandrea, Giallini, Muccino, Ferilli, Papaleo, ecc….tutti nomi noti nel cinema italiano
-
il significato del film molto nascosto che suscita interesse per lo spettatore
-
la bravura di girare 120’ nello stesso luogo
-
i silenzi di durata giusta al momento giusto, dove l’espressività ha fatto da protagonista
Cosa non mi è piaciuto:
-
mi è sembrato a volte un po’ atroce nelle richieste che venivano fatte
-
pensavo che tra la barista del bar e l’anonimo sarebbe nato qualcosa….mi ha lasciato un po’ deluso
Consigliata la visione per tutti.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a alejazz »
[ - ] lascia un commento a alejazz »
|
|
d'accordo? |
|
elisir_26
|
venerdì 17 novembre 2017
|
la semplicità mi ha catturata
|
|
|
|
Mi devo discostare molto dalle critiche negative che ho letto. Film destinato a spaccare in due la critica, proprio perchè la sua semplicità, la sua assenza di colpi di scena, possono creare insofferenza nello spettatore. Ammetto di averla sentita anche io, e non è stata assolutamente una nota negativa, poichè non ha fatto abbandonare sulla poltrona del cinema, ma mi ha indotto a rimanere vigile e riflessiva. Non ci sono buoni o cattivi personaggi, ma persone, che con solo le loro parole fanno vivere ciò che succede fuori da quel bar, un mondo lontano eppure vicino a cui non possiamo avere accesso in maniera diretta. Ho avvertito insofferenza nell'assistere ai dilemmi interiori di queste personaggi, ma anche di fornte a chi dubbi non se ne pone.
[+]
Mi devo discostare molto dalle critiche negative che ho letto. Film destinato a spaccare in due la critica, proprio perchè la sua semplicità, la sua assenza di colpi di scena, possono creare insofferenza nello spettatore. Ammetto di averla sentita anche io, e non è stata assolutamente una nota negativa, poichè non ha fatto abbandonare sulla poltrona del cinema, ma mi ha indotto a rimanere vigile e riflessiva. Non ci sono buoni o cattivi personaggi, ma persone, che con solo le loro parole fanno vivere ciò che succede fuori da quel bar, un mondo lontano eppure vicino a cui non possiamo avere accesso in maniera diretta. Ho avvertito insofferenza nell'assistere ai dilemmi interiori di queste personaggi, ma anche di fornte a chi dubbi non se ne pone. E Mastandrea... chi è? simbolicamente parlando, rimane un mistero? è una rappresentazione umana di Dio, a cui dare la colpa delle proprie decisioni sbagliate?
Genovese esegue una versione cinematografica della serie statunitense The booth at the end, ma nonostante questo, mi sento di dire che il prodotto, fruibile così com'è, ha colpito nel segno, complice la bravura degli attori (nonostante mi fossi aspettata qualcosa in più da Giallini, ma forse la colpa potrebbe non essere sua). Non è una visione facile, a tratti è faticosa, a tratti emoziona. Nella sua quasi prevedibilità, lascia il tempo allo spettatore non di chiedersi cosa succederà dopo, ma di assaporare il momento corrente, di riflettere, di godersi ogni singolo momento presente, così com'è la struttura del film. Qui, adesso, come se fossimo noi seduti in quel bar, pensando a cosa faremmo noi a trovarci nella stessa situazione, o scoprendo di essere già venuti a patti con il nostro lato più oscuro.
Un film da rivedere, da riassaporare con più consapevolezza e ascolto.
Consigliato
[-]
|
|
[+] lascia un commento a elisir_26 »
[ - ] lascia un commento a elisir_26 »
|
|
d'accordo? |
|
trilly10
|
domenica 19 novembre 2017
|
con se stessi senza attenuanti
|
|
|
|
Premetto che non condivido nessuna delle recensioni precedenti, tutte categoricamente negative. Il film si dipana tutto dentro un bar, dove un avventore con posto fisso riceve, in un via vai che dà movimento alla scena, diverse persone tutte scontente di sè e desiderose di esaudire i loro desideri. Dalla ragazza che vuole diventar più bella, al poliziotto che vorrebbe trovare il figlio scapestrato, al cieco che vorrebbe riacquistare la vista, alla suora che non sente più la voce di Dio, all'anziana che domanda di recuperare il marito malato, al meccanico in cerca di una notte con la modella dei suoi sogni, Valerio Mastrandrea promette risposte e soluzioni ma tutte a un costo molto alto.
[+]
Premetto che non condivido nessuna delle recensioni precedenti, tutte categoricamente negative. Il film si dipana tutto dentro un bar, dove un avventore con posto fisso riceve, in un via vai che dà movimento alla scena, diverse persone tutte scontente di sè e desiderose di esaudire i loro desideri. Dalla ragazza che vuole diventar più bella, al poliziotto che vorrebbe trovare il figlio scapestrato, al cieco che vorrebbe riacquistare la vista, alla suora che non sente più la voce di Dio, all'anziana che domanda di recuperare il marito malato, al meccanico in cerca di una notte con la modella dei suoi sogni, Valerio Mastrandrea promette risposte e soluzioni ma tutte a un costo molto alto. La macchina da ripresa è quasi fissa, come uno sguardo su una finestra che acquista soggettivitá con i campi e controcampi. Le storie vengono solo raccontate e qui l'abilitá degli attori è decisiva e alimenta l'immaginazione dello spettatore costretto a uscire dalla pigrizia a cui la rappresentazione per immagini lo ha abituato. Il film ha momenti di sorpresa, quando idestini dei personaggi si intrecciano e quando, alla fine, son messi tutti difronte alla propria coscienza. Cosa son disposti a fare per ottenere ciò che desiderano? Il film non vuole affatto commuovere, non vuole "prendere", è un invito a esplorarecon il dialogo i meandri più nascosti della nostra coscienza, di cui Mastrandrea rappresenta l'alibi esterno o l'illusione di comodo. Quando i personaggi comprendono che è meglio abbandonare l'impresa ( qualcuno finge di aver portato a termine il compito), si vedono la pagina del quaderno bruciate.
La figura di Mastrandrea, nella sua potenza quasi taumaturgica, viene neutralizzata dalla cameriera Ferilli che rovescia il rapporto col suo interlocutore.
Il film, niente affatto banale come è stato scritto, ha una forte carica etica e accompagna lo spettatore nelle sua presa di coscienza con argomenti e simboli rivelatori.
[-]
[+] perfetta lettura
(di palamit0)
[ - ] perfetta lettura
|
|
[+] lascia un commento a trilly10 »
[ - ] lascia un commento a trilly10 »
|
|
d'accordo? |
|
|