Etichettare The Good Fight come un'opera esclusivamente anti-Trump sarebbe riduttivo. Seppur schierata con prese di posizione sempre più dure nei confronti dell'attuale inquilino della Casa Bianca, la serie è qualcosa di più. Frasi di questo genere - "Io sono pronta a combattere. La resistenza ha inizio ora!" - hanno significati che oltrepassano le più strette contingenze. È indubbio che le vicende politiche abbiano un loro peso. Tuttavia, nel mirino del legal drama scritto da Robert e Michelle King, non c'è solamente l'amministrazione più discussa e controversa degli ultimi decenni degli Stati Uniti; c'è soprattutto l'analisi di una società allo sbando.

Ognuno dei personaggi in campo ha le sue personalissime battaglie da affrontare. C'è chi lotta contro un sistema marcio che premia i più furbi. C'è chi affronta donchisciottesche sfide in tribunali dove la verità conta sempre meno. C'è chi prova a tener dritta la propria bussola morale in un ambiente che osanna solo chi vince. C'è chi tenta di non cedere alle scorciatoie, alle lusinghe, alle vie più facili per ottenere, con il minimo sforzo, i massimi risultati. C'è chi sperimenta cosa vuol dire essere portatori di un pensiero debole in una realtà sempre più privata di punti di riferimento.

Nella terza stagione di The Good Fight, da mercoledì 15 maggio in esclusiva su TIMVISION, Diane Lockhart chiede e si chiede se sia possibile non impazzire in una società pazza come quella americana.

Sono domande, quelle poste dall'iconica protagonista interpretata da Christine Baranski, che hanno risposte paradossali, contrastanti, talvolta tendenti alla stramberia. Da far suo l'avvocatessa continua imperterrita a perorare le sue cause, a partire dalla crociata contro l'odiatissimo Donald Trump.

Allo studio Reddick, Boseman & Kolstad ci sono altri punti all'ordine del giorno. Ad esempio, si viene a scoprire come uno dei co-fondatori abbia per anni molestato e abusato delle donne che lavoravano nei suoi uffici. Ciò scatenerà un terremoto di immani proporzioni scuotendo più di una certezza nei cuori e nelle teste di Adrian (Delroy Lindo) e Liz (Audra McDonald). Nel frattempo Maia, alla quale presta il volto Rose Leslie (Downton Abbey, Game of Thrones), capisce cosa sia realmente compromettente facendo la conoscenza di Roland Blum, un mefistofelico avvocato di Chicago interpretato da Michael Sheen (Frost/Nixon, Il maledetto United, Masters of Sex).

Lucca Quinn è chiamata invece a confrontarsi con le proprie aspirazioni professionali. Ora che è madre, con un bambino di cui deve prendersi cura, comprende che è assai difficile conciliare carriera e maternità, scoperchiando con ironia, consapevolezza e delicatezza problematiche che sono comuni nell'universo femminile. "Per il mio personaggio è stato un importante momento di transizione", ha chiarito Cush Jumbo in un'intervista a Collider. "È una sfida per lei perché, nel corso della sua vita, è sempre stata capace di far tutto. È arrivata l'ora di mettersi in discussione".

Già rinnovata per una quarta stagione da CBS Access, The Good Fight è una delle opere più apprezzate dalla critica che ne ha sempre elogiato la sottigliezza. Emancipatasi ben presto da The Good Wife, serie di cui rappresenta lo spin-off, ha trovato subito una propria voce riconoscibile nell'affollato panorama televisivo. Particolarmente geniali alcune intuizioni - si vedano i corti animati che arricchiscono alcune sequenze dello show - e i dialoghi brillanti tra i protagonisti. La resistenza oggi come ieri è più efficace se combattuta con le armi dell'intelligenza.

 GUARDALO SUBITO