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The Children Act - Il verdetto, due ottimi interpreti per un tema di alto spessore morale

La legge ha la pesante responsabilità di dover sintetizzare in un unico punto di vista ideologie differenti. Ma dietro la toga le sensibilità non sono tutte uguali. Ora al cinema.
di Roy Menarini

Stanley Tucci Altri nomi: (Stanley Oliver Tucci ) (63 anni) 11 novembre 1960, Peekskill (New York - USA) - Scorpione. Interpreta Jack nel film di Richard Eyre The Children Act - Il Verdetto.
domenica 21 ottobre 2018 - Focus

Uno dei motivi per cui Ian McEwan è così meritatamente popolare si deve a come egli sa costruire dilemmi etici (personali e sociali) con estrema naturalezza, senza rinunciare a una scrittura densa e profonda. Assolutamente disinteressato alla vena sarcastica di Martin Amis o altri scrittori-rivali britannici, McEwan ha la capacità straordinaria di mettere i suoi personaggi di fronte a scelte, bivi, soluzioni indecidibili che coinvolgono sempre il singolo e la comunità. Lo sfondo cambia, ma coinvolge in ogni caso il tessuto civile in cui i personaggi si muovono - e in cui il lettore sa perfettamente riconoscersi.

"La ballata di Adam Henry" è stato forse sottovalutato, rispetto a opere maggiori e più storicizzate, ma offre al non coraggiosissimo Richard Eyre (regista probabilmente abituato a gestire storie meno laceranti) un testo di alto spessore morale, dove una donna - un giudice, non a caso - si trova a prendere prima una decisione processuale e poi una decisione personale dalle conseguenze imprevedibili per la sua vita.
Roy Menarini

Il tema della libertà di scelta per motivi religiosi si scontra con le idee di un ragazzo non ancora maggiorenne, e per ciò stesso pronto a convinzioni estreme nell'uno e nell'altro senso. L'abilità di McEwan è proprio quella di non concentrare - come sarebbe stato facile - la questione sulla sola dialettica tra dilemma giurisprudenziale e sofferenza umana, ma di spingere la storia ben oltre, una volta presa la decisione della corte. È qui che si misurano infatti gli effetti pratici delle disposizioni del giudice, e che se ne saggiano i confini reali.


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In foto una scena del film The Children Act - Il verdetto.
In foto una scena del film The Children Act - Il verdetto.
In foto una scena del film The Children Act - Il verdetto.

In fondo, dicono il romanzo e il film (qui intitolato The Children Act - Il verdetto), nessuno può garantire nella società contemporanea - attraversata da ideologie differenti e tensioni sempre più particolari - un unico punto di vista. La legge deve caricarsi di questo peso universale, e ha l'obbligo di rappresentare un potere abbastanza freddo e astratto da garantire un approdo certo e regolamentare. Dietro la toga, tuttavia, le sensibilità singolari sono di ogni tipo, specie quando il "caso" di cui ci si occupa viene a bussare alla porta, come in questo racconto.

Di fronte a una materia così delicata, Eyre ha la necessità obbligata di affidare tutte le sfumature che la sceneggiatura avrebbe rischiato di lasciare scoperte alla recitazione. Qui interviene Emma Thompson, forse nella sua interpretazione più vibrante da molto tempo a questa parte, senza dimenticare l'umanità di Stanley Tucci, altro attore di cui non si potrà mai dire abbastanza bene.
Roy Menarini

Come al solito, ci deve anche interessare il ruolo rivestito dal cinema in questi casi. Ancora una volta, tocca al comparto "cinema di qualità" insistere sulla proprietà discorsiva del mezzo, sul ruolo di elaboratore di aporie politiche e sociali del film, con una fiducia innegabile nei confronti del prodotto cinematografico. L'alleanza tra cinema d'autore e letteratura serve a recuperare un pubblico avido di problemi da dibattere e di film dai quali trarre spunti di discussione. Si dirà: il cinema non è sempre e tutto così? Dipende, perché se The Children Act - Il verdetto si candida apertamente ad essere fruito con mezzi culturali e civici di un certo tipo, molti altri film nascondono il potenziale di riflessione sotto densi e impenetrabili strati di narrazione.

Visto che opere come quelle di Richard Eyre si rivolgono sempre più spesso a un pubblico maturo e istruito, la vera scommessa si porrà di fronte a film meno connotati, e capaci di coniugare problemi intricati e impianto spettacolare. Nell'attesa, basta lo spartito di uno scrittore del calibro di Ian McEwan per sostenere e reggere esecuzioni di ogni tipo, anche se un po' trattenute e divulgative.


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