domenicomaria
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martedì 17 aprile 2018
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grande(e furbo)documento.
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Sono oltre 40 anni che ascolto la Callas. Una passione che precede la sua scomparsa del '77 ma che in quella occasione esplose. Ho ascoltato moltissimo, da ultimo un grande cofanetto con molte registrazioni Live, dal '49 al '64. Che restituisce molto della vera Callas, quella dal vivo, con il pubblico diviso tra i tanti estimatori e fans e un robusto gruppetto di detrattori accaniti che non mancavano mai, almeno fino al 1960 di "guastare la festa" a ogni sua apparizione, sopra a tutto a Milano, alla Scala. Avendo anche studiato canto, seguo gli ascolti con gli spartiti e con la mia testa, esercitandomi ogni volta a ricostruire cosa ci fosse un quella gola, al momento del canto.
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Sono oltre 40 anni che ascolto la Callas. Una passione che precede la sua scomparsa del '77 ma che in quella occasione esplose. Ho ascoltato moltissimo, da ultimo un grande cofanetto con molte registrazioni Live, dal '49 al '64. Che restituisce molto della vera Callas, quella dal vivo, con il pubblico diviso tra i tanti estimatori e fans e un robusto gruppetto di detrattori accaniti che non mancavano mai, almeno fino al 1960 di "guastare la festa" a ogni sua apparizione, sopra a tutto a Milano, alla Scala. Avendo anche studiato canto, seguo gli ascolti con gli spartiti e con la mia testa, esercitandomi ogni volta a ricostruire cosa ci fosse un quella gola, al momento del canto. Da appassionato e studioso di canto, non posso non notare che quello che si vede è una voce già compromessa nel 1958 e, cosa che fa onore alla cantante, da una parte la cosienza dello strumento affaticato(guardate le giugulari quando sale in alto, sono tesissime, il suono esce ma asciutto e metallico "di nervi" e nervi molto tesi), compensata da uno scavo interpretativo fenomenale e da un magnetismo assoluto, come nota bene il giovane fan del Metropolitan nel '65 alle ultimissime recite di Norma, un talento interpretativo, una recitazione, una mimica facciale,un magnetismo da attrice somma, unica. Il regista tom Volf è molto furbo e riutilizza almeno per metà fimato i nastri recentemente riversati dalla Warner Classics, in Blu Ray delle serate di Parigi 1958, Amburgo 1959 e 1962, e Londra 1962/1964. Son cose viste da molti anni, già in DVD. Ma ci sono interessanti interviste che illuminano sulle angosce e malinconie della donna, con complicatissimi rapporti sentimentali, e sulla coscienza delle sue debolezze in acuto. Tra il 1953 e il 1955 si sottopone a una dieta feroce, nel miraggio di imitare la Bellezza Grissino di Audrey Hepburn. Ma la voce, già dal '55 accusa alcuni cedimenti e suoni tesi: A ciò si aggiunge un repertorio enorme con personaggi di una difficoltà e di un peso vocale tremendo(Isotta, Kundry,Brunnhilde,Norma, Turandot,Gioconda,Violetta,Tosca e cento altri)affrontati tra il '47 e il '60. E, storia crudele e frequente,proprio quando i personaggi sono completamente "posseduti" e scavati, la voce perde fluidità,vigore e smalto. Nota storica. Finalmente sono chiaramente udibili le motivazioni delle litigate con il Metropolitan a New Yorkh. Non puoi proporre dieci recite di una stessa opera con dieci tenori diversi, con dieci baritoni diversi; quì la Callas ha ragione da vendere: E' impossibile mantenere un livello alto da gran teatro a questo ritmo da tritacarne(e tritavoce)indiavolato, spesso purtroppo connotato al teatro di New York: gli americani ti portano alle stelle, al trionfo, al delirio. Ma devi passare al tritacarne al tritavoce: E di fior di voci sfiancate a sfinite in molti decenni, se ne contano decine, forse centinaia. In parte vale anche per Hollywood. Qualità e Quantità fanno sempre a cazzotti. E di attori/cantanti adagiati su stereotipi per la massa, ne contiamo a battaglioni, anche oggi. Comunque una pellicola che va vista, utile per l'appassionato di vecchia data, indispensabile per una partenza per diversi aspetti eccezionale, nella lirica alla sua ultima "Golden Age".
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zarar
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mercoledì 18 aprile 2018
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canto a due voci
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Due idee brillanti guidano questo documentario di Tom Volf: la prima è la dicotomia Maria/Callas, la donna Maria /il mito Callas, una dicotomia assunta e negata nello stesso tempo; la seconda è un racconto affidato direttamente ed esclusivamente alla stessa Callas, sia attraverso interviste e lettere (ma anche foto e filmati), sia attraverso spaccati da sue celebri performance canore, scelte in modo da seguire le trasformazioni stilistiche della sua straordinaria voce e l'evoluzione della sua presenza scenica.
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Due idee brillanti guidano questo documentario di Tom Volf: la prima è la dicotomia Maria/Callas, la donna Maria /il mito Callas, una dicotomia assunta e negata nello stesso tempo; la seconda è un racconto affidato direttamente ed esclusivamente alla stessa Callas, sia attraverso interviste e lettere (ma anche foto e filmati), sia attraverso spaccati da sue celebri performance canore, scelte in modo da seguire le trasformazioni stilistiche della sua straordinaria voce e l'evoluzione della sua presenza scenica. Si rivelano idee vincenti, anche se il montaggio non è tecnicamente dei migliori, risultando da una giustapposizione piuttosto meccanica e mal fusa di filmati d’epoca di diversissima qualità, durata, rilevanza. Particolarmente irritante è la ricorrente immagine dell’assedio dei fotografi, ridondante e ripetitiva. Detto questo, per fortuna c’è la Callas, che qui è protagonista in un ruolo inedito, quello di colei che ricompone, di fronte ad adoratori e detrattori, le due parti inscindibili della sua personalità, il mito della grande interprete e l’umanissima creatura che sta dietro. Per decenni è stato soprattutto il mito, la prima donna, al centro delle cronache, come tutti i miti costantemente esposto a passare dagli altari alla polvere. A tenerla costantemente sul filo del rasoio contribuivano proprio le caratteristiche che la rendevano unica: da una parte la sua impetuosa personalità, la sua totale dedizione all’arte; dall’altra la qualità sempre a rischio della sua straordinaria voce: l’estensione vocale che le consentiva di combinare la ricchezza nel registro grave tipica del soprano drammatico con le agilità e l’estensione nel registro acuto caratteristiche del soprano leggero, un ardito virtuosismo così difficile da dominare. Così non si è preparati – in questo documentario - a confrontare la forza, la passione e il magnetismo con cui ancora la Callas ci affascina dalla scena, con la sua voce fuori scena quando racconta se stessa all’intervistatore o scrive a un’amica: in più lingue, nessuna delle quali è veramente sua, quasi sulla difensiva, controllata, timida, ‘perbene’, mentre cerca di spiegare con semplicità, di razionalizzare, di giustificare una vita che le ha tolto tanto come donna e le ha dato tanto, ma a carissimo prezzo, come artista. Una narrazione minimale, controllatissima, di chi conosce l’importanza dell’immagine per un personaggio pubblico, ma nonostante tutto stranamente autentica e sofferta, per quello che dice e quello che lascia capire dietro poche battute, o in un inciso: l’essersi piegata senza resistenze alle ambizioni materne; la giustificazione maldestra e patetica della fine di un matrimonio finalizzato a una carriera ardentemente desiderata; l’angoscia da prestazione quando ha raggiunto il massimo e le si è chiesto sempre di più e non le si è perdonato nulla; l’immenso dolore del ‘tradimento’ di Onassis; l’incapacità di rassegnarsi al declino, e in tutto questo la consapevolezza che pochi hanno saputo vedere e amare veramente Maria dietro al mito Callas. E’ proprio questo canto a due voci, quella della prima donna e quella della donna, che ci ridà la grande artista a tutto tondo, e trasmette una speciale emozione. Tre stelle e mezzo.
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flyanto
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giovedì 19 aprile 2018
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il ritratto della donna e dell'artista
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"Maria by Callas", il film documentario su questo grandissimo e famosissimo soprano, è un omaggio che il regista Tom Volf le fa, presentando allo spettatore la di lei vita, carriera e soprattutto più profonda natura umana. Attraverso, infatti, svariate interviste e filmati delle sue più mirabolanti performances, Volf ci fa conoscere , se non a fondo, abbastanza della donna e del personaggio Callas e ciò che ne emerge è il ritratto di una persona molto dotata di natura per ciò che riguarda il canto, ma profondamente fragile nell'animo nonchè un poco timida, sebbene con una grande personalità. E così si viene a conoscenza della sua infanzia a New York con le prime lezioni di canto e di piano, del suo prematuro (aveva solo 13 anni) ingresso presso il Conservatorio di Atene dove si accedeva a non meno di 17 anni, il suo esordio e conseguente trionfo sul palcoscenico e le sue molteplici e susseguenti esibizioni nei più importanti teatri del mondo in un arco di tempo della sua esistenza in cui ella contrasse un infelice matrimonio con il più anziano di lei Batista Meneghini, la separazione e la sua conseguente passionale, ma alquanto travagliata, relazione sentimentale con Aristotele Onassis.
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"Maria by Callas", il film documentario su questo grandissimo e famosissimo soprano, è un omaggio che il regista Tom Volf le fa, presentando allo spettatore la di lei vita, carriera e soprattutto più profonda natura umana. Attraverso, infatti, svariate interviste e filmati delle sue più mirabolanti performances, Volf ci fa conoscere , se non a fondo, abbastanza della donna e del personaggio Callas e ciò che ne emerge è il ritratto di una persona molto dotata di natura per ciò che riguarda il canto, ma profondamente fragile nell'animo nonchè un poco timida, sebbene con una grande personalità. E così si viene a conoscenza della sua infanzia a New York con le prime lezioni di canto e di piano, del suo prematuro (aveva solo 13 anni) ingresso presso il Conservatorio di Atene dove si accedeva a non meno di 17 anni, il suo esordio e conseguente trionfo sul palcoscenico e le sue molteplici e susseguenti esibizioni nei più importanti teatri del mondo in un arco di tempo della sua esistenza in cui ella contrasse un infelice matrimonio con il più anziano di lei Batista Meneghini, la separazione e la sua conseguente passionale, ma alquanto travagliata, relazione sentimentale con Aristotele Onassis.
Negli ultimi decenni tra alti e bassi per ciò che concerne il suo precario stato di salute psicologico, Maria Callas si allontanò dalle scene per poi tornarvi senza però più quello splendore precedente delle proprie doti naturali, una breve incursione nel mondo del Cinema con "Medea" del regista Pier Paolo Pasolini, sino alla sua prematura morte a soli 53 anni per un attacco cardiaco.
Molti , senza alcun dubbio, conosceranno già le tappe dell'esistenza della Callas, ma sia per chi le conosce che per chi non le conosce, "Maria by Callas" dà allo spettatore l'opportunità di riviere appieno questo personaggio umano, di riassaporare le sue fantastiche e travolgenti arie canore, comprendendo, ripeto, più a fondo la Callas in quanto donna.
Consigliabile a tutti ed alquanto coinvolgente.
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