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«Un film sulla morte? No, Lucky è un film sul valore della vita»

Caratterista di prim'ordine e ora regista: John Carrol Lynch racconta la sua opera prima, testamento cinematografico dell'indimenticabile Harry Dean Stanton. Premiato a Locarno e dal 29 agosto al cinema.
di Paola Casella

Lucky

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John Carroll Lynch Altri nomi: (John Lynch ) (60 anni) 1 agosto 1963, Boulder (Colorado - USA) - Leone. Regista del film Lucky.
giovedì 2 agosto 2018 - Incontri

Ha aspettato di festeggiare il mezzo secolo prima di passare dietro la cinepresa, ma quando l'ha fatto ha lasciato il segno: John Carroll Lynch, caratterista di prim'ordine (era il Norm Gunderson di Fargo dei fratelli Coen e uno dei fratelli MacDonald in The Founder), ha firmato la regia di Lucky, film orgogliosamente indipendente che vede protagonista Harry Dean Stanton nel suo ultimo ruolo e un cast di ottimi attori "ognuno dei quali supera, talvolta abbondantemente, i 40 anni".

"Ma non è un film sulla vecchiaia o sulla morte", dice Lynch dalla Pennsylvania, dove sta girando la nuova serie televisiva One Dollar per la CBS All Access, il canale premium del network americano. "Lucky è un film su quanto la vita sia preziosa".
Paola Casella

E sulla necessità di accettarla per quello che è.
Lucky, il protagonista novantenne, sente avvicinarsi la fine e, non essendo credente, sa che non andrà né in paradiso né all'inferno, ma solo sottoterra. Il film parla di come dovremmo tutti ricordarci quotidianamente che non siamo eterni perché questo rende tutto insostituibile.

Perché ha aspettato tanto a passare dietro la cinepresa?
Avevo provato a diventare regista anche prima, scrivendo un paio di sceneggiature, e recitando in varie serie televisive nella speranza che mi permettessero di dirigere uno degli episodi, cosa che non è mai successa. È stato un dettaglio personale a mettermi sulla buona strada: osservando mio padre sempre più fragile nella terza età e allo stesso tempo sempre più vitale mi sono reso conto che un film con un protagonista come lui sarebbe stato una novità nel nostro panorama attuale, pieno di giovani supereroi.


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Avrebbe potuto realizzare Lucky senza Harry Dean Stanton?
Assolutamente no. Nessun altro avrebbe potuto interpretare il personaggio principale: se Harry non avesse accettato, non ci sarebbe stato il film. Tra l'altro la storia è stata scritta in gran parte basandoci su di lui e le sue abitudini di vita.

Come il tabagismo?
Sì, anche se lui non si sarebbe mai definito un fumatore incallito. Harry, che era nato nel '26, si definiva un "fumatore da Depressione", non intesa come stato mentale ma proprio come periodo storico: fumava metà sigaretta, la spegneva e riponeva il mozzicone nel pacchetto, e più tardi lo ritirava fuori per finirselo. Anche gli esercizi yoga che Lucky compie ogni mattina sono quelli che Harry ha fatto tutti i giorni per oltre 90 anni: li chiamano i cinque esercizi della longevità.

Anche la filosofia di vita di Lucky era quella di Harry Dean Stanton?
In parte è romanzata, ma in buona parte è proprio farina del suo sacco. Una sera siamo usciti in un locale che pareva il bar di Guerre Stellari per quanto era pieno di tipi strani, uno di loro si è avvicinato e ci ha chiesto se avevamo accettato Gesù nelle nostre vite. Harry, senza scomporsi, ha ribattuto: "Mi dica, secondo lei noi esistiamo davvero, in questo momento?" E si è lanciato in un'altissima disquisizione filosofica sul nulla cosmico. Harry sapeva come provocare le persone, e lo faceva senza un briciolo di cattiveria, anzi, con grande gioia intellettuale.

Come ha fatto ad assicurarsi il magnifico cast di caratteristi di Lucky, considerato il budget risicato?
È semplice: tutti volevano recitare con Harry perché era il principe dei caratteristi. Così, invece dei quattro attori a cui avevo proposto originariamente una parte nel film, me ne sono ritrovati 18 disposti a tutto per avere un ruolo, anche brevissimo, accanto a lui.

Tom Skerrit, ad esempio, interpreta una scena sola, ma è indimenticabile.
Era la prima volta che Tom e Harry giravano di nuovo insieme dai tempi di Alien. Tom ha detto a Harry: "Con quel film abbiamo cambiato la faccia della fantascienza per sempre". E Harry gli ha risposto: "Lo stiamo ancora facendo, amico mio".


RECENSIONE

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