lorenza catini
|
venerdì 5 ottobre 2018
|
le verità nascoste
|
|
|
|
Struggente, melanconico, ma profondamente vero! Lorenza
|
|
[+] lascia un commento a lorenza catini »
[ - ] lascia un commento a lorenza catini »
|
|
d'accordo? |
|
holdrei
|
giovedì 12 ottobre 2017
|
un film che ti rovina la serata
|
|
|
|
Film davvero deprimente ed in generale poco gradevole sia per la storia che per i dialoghi. A parte il colpo di scena a meta film ed il personaggio di elio germano tutto il resto è a metà tra uno sbadiglio e la voglia di buttarsi in fiume.
Ho visto tanti bei film quest'anno anche tra quelli italiani, ma questo è proprio il tipo di film che spero di non rivedere mai più.
|
|
[+] lascia un commento a holdrei »
[ - ] lascia un commento a holdrei »
|
|
d'accordo? |
|
biagiodimonluc
|
mercoledì 23 agosto 2017
|
mah!
|
|
|
|
una bufala....
una bufala....
...pagata due volte con i miei soldi, prima perchè è stato prodotto dalla RAI che fino a prova contraria è un ente pubblico che paghiamo noi, e poi perchè per la pace familiare (mia moglie, sobillata da critici prezzolati che ne parlano bene perchè sono tutti una cordellina, lo voleva vedere) ho pure pagato il prezzo del biglietto. Il film si regge solo perchè c'è un attore straordinario che sa calarsi in una parte, il vecchio avvocato, mentre gli altri, bravi o no che siano, recitano i loro ruoli da caratteristi senza riuscire ad uscirne : Elio Germano in una nuova versione del Leopardi schizzato e sociopatico, Micaela Ramazzotti nella solita sgallettata stramba ma tutta cuore, Giovanna Mezzogiorno nella musona intelligente e triste. Stupefacente il premio alla regia, sciatta e priva del benchè minimo guizzo; e esilarante quello alla fotografia, che è a dir poco deprimente: su ogni scena aleggia una luce greve da sceneggiato TV, con quella luminosità mancata che caratterizza gran parte della produzione RAI. Inquadrature patetiche, scene scontate, lunghi silenzi che vorrebbero essere meditativi e indurre alla riflessione (io infatti continuavo a chiedermi, che ci faccio qui?). Per fortuna i critici hanno avuto il senso del pudore di non premiare anche la sceneggiatura e i dialoghi. Scena clou il dialogo tra la Mezzogiorno e il suo ex fidanzato mentre impazza la festa allestita dal fratello decerebrato, un concentrato di luoghi comuni e stereotipi difficile da superare.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a biagiodimonluc »
[ - ] lascia un commento a biagiodimonluc »
|
|
d'accordo? |
|
biagio di monluc
|
domenica 20 agosto 2017
|
una bufala
|
|
|
|
...pagata due volte con i miei soldi, prima perchè è stato prodotto dalla RAI che fino a prova contraria è un ente pubblico che paghiamo noi, e poi perchè per la pace familiare (mia moglie, sobillata da critici prezzolati che ne parlano bene perchè sono tutti una cordellina, lo voleva vedere) ho pure pagato il prezzo del biglietto. Il film si regge solo perchè c'è un attore straordinario che sa calarsi in una parte, il vecchio avvocato, mentre gli altri, bravi o no che siano, recitano i loro ruoli da caratteristi senza riuscire ad uscirne : Elio Germano in una nuova versione del Leopardi schizzato e sociopatico, Micaela Ramazzotti nella solita sgallettata stramba ma tutta cuore, Giovanna Mezzogiorno nella musona intelligente e triste.
[+]
...pagata due volte con i miei soldi, prima perchè è stato prodotto dalla RAI che fino a prova contraria è un ente pubblico che paghiamo noi, e poi perchè per la pace familiare (mia moglie, sobillata da critici prezzolati che ne parlano bene perchè sono tutti una cordellina, lo voleva vedere) ho pure pagato il prezzo del biglietto. Il film si regge solo perchè c'è un attore straordinario che sa calarsi in una parte, il vecchio avvocato, mentre gli altri, bravi o no che siano, recitano i loro ruoli da caratteristi senza riuscire ad uscirne : Elio Germano in una nuova versione del Leopardi schizzato e sociopatico, Micaela Ramazzotti nella solita sgallettata stramba ma tutta cuore, Giovanna Mezzogiorno nella musona intelligente e triste. Stupefacente il premio alla regia, sciatta e priva del benchè minimo guizzo; e esilarante quello alla fotografia, che è a dir poco deprimente: su ogni scena aleggia una luce greve da sceneggiato TV, con quella luminosità mancata che caratterizza gran parte della produzione RAI. Inquadrature patetiche, scene scontate, lunghi silenzi che vorrebbero essere meditativi e indurre alla riflessione (io infatti continuavo a chiedermi, che ci faccio qui?). Per fortuna i critici hanno avuto il senso del pudore di non premiare anche la sceneggiatura e i dialoghi. Scena clou il dialogo tra la Mezzogiorno e il suo ex fidanzato mentre impazza la festa allestita dal fratello decerebrato, un concentrato di luoghi comuni e stereotipi difficile da superare.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a biagio di monluc »
[ - ] lascia un commento a biagio di monluc »
|
|
d'accordo? |
|
daniela
|
sabato 12 agosto 2017
|
quando si ritrova un giocattolo...
|
|
|
|
Film che si regge sulla bravura degli attori, su una location fantastica come Napoli, su una regia attenta a non giudicare. È la controcartolina della famiglia felice del Mulino Bianco, una storia sulle difficili relazioni famigliari, sulle "solite" verità nascoste, sulle parole non dette con epilogo tragico. Il titolo "La tenerezza" non aderisce perfettamente alla trama del film, che lascia lo spettatore più con la sensazione di aver ricevuto un pugno nello stomaco che pervaso da sentimenti dii tenerezza; mentre invece il titolo del romanzo, dal quale il film è tratto, "La tentazione di essere felici" di Lorenzo Marone, calza maggiormente alla trama del film e svela più in profondità il tema di fondo, la fragilità delle persone normali di fronte a un obiettivo così grande come quello di essere felici.
|
|
[+] lascia un commento a daniela »
[ - ] lascia un commento a daniela »
|
|
d'accordo? |
|
rmilone
|
domenica 9 luglio 2017
|
dialoghi sublimi? capolavoro?
|
|
|
|
Assodato che non esistono verita assolute e certezze definitiva ( figurarsi l' obbietività!) il film mi è parso una incredibile sequenza di ovvietà e luoghi comuni su situazioni inverosimili. Dialoghi da studente del primo anno del corso di sceneggiatura e recitazione ultra forzata. Forse uno straniero, vedendo il film senza comprendere una parola, potrebbe pensare di trovarsi davanti a un gran film.
|
|
[+] lascia un commento a rmilone »
[ - ] lascia un commento a rmilone »
|
|
d'accordo? |
|
tom51
|
giovedì 15 giugno 2017
|
molto bello, ma manca qualcosa
|
|
|
|
Ciò che mi è piaciuto di più è senza dubbio l'interpretazione dei vari attori, su tutti Carpentieri, davvero molto credibile...il film indubbiamente coinvolge e suscita "tenerezza" viene voglia di tendere una mano a tutti per aiutarli a trovare quanto nella loro vita è sfuggito, però non c'è dubbio che è anche un po contradditorio nel momento in cui non esplica in maniera chiara le problematiche che portano i vari personaggi all'odio di cui sono pervasi....questo secondo me è un grave punto a sfavore di Amelio
|
|
[+] lascia un commento a tom51 »
[ - ] lascia un commento a tom51 »
|
|
d'accordo? |
|
uppercut
|
mercoledì 14 giugno 2017
|
finalmente un film peripatetico!
|
|
|
|
Oh, era da tempo che lo cercavo: un bel film peripatetico! non so come mai ci abbiano messo tanto a farlo, data la pressante richiesta collettiva... Finalmente una sceneggiatura magnifica dove per 100 minuti non succede niente e in tre minuti, circa a metà, scopriamo che è successo il finimondo. Perché? Ci risponde un magnifico, verbosissimo spieghino dove, come in una sceneggiatura peripatetica degna di questo nome deve avvenire, è la madre a rivelarci: "Non mi ricordo niente di mio figlio... non so perché, mi ricordo giusto di quella volta che confessò di aver buttato dal burrone l'amichetto...!". I dialoghi sono effettivamente peripatetici dall'inzio alla fine, belli letterari come il miglior cinema peripatetico impone.
[+]
Oh, era da tempo che lo cercavo: un bel film peripatetico! non so come mai ci abbiano messo tanto a farlo, data la pressante richiesta collettiva... Finalmente una sceneggiatura magnifica dove per 100 minuti non succede niente e in tre minuti, circa a metà, scopriamo che è successo il finimondo. Perché? Ci risponde un magnifico, verbosissimo spieghino dove, come in una sceneggiatura peripatetica degna di questo nome deve avvenire, è la madre a rivelarci: "Non mi ricordo niente di mio figlio... non so perché, mi ricordo giusto di quella volta che confessò di aver buttato dal burrone l'amichetto...!". I dialoghi sono effettivamente peripatetici dall'inzio alla fine, belli letterari come il miglior cinema peripatetico impone. Parole, non fatti: chissà ad Hollywood come ce lo invidieranno il nostro cinema peripatetico! Speriamo ne seguano tanti altri di film così: le pagine di un libro appiccicate sulle spalle di bravi attori e via andare! Tenerissimamente, of corse.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a uppercut »
[ - ] lascia un commento a uppercut »
|
|
d'accordo? |
|
emanuele1968
|
sabato 10 giugno 2017
|
molto bello
|
|
|
|
E un pò quel che si vede in giro, donarsi di attenzioni? oppure fare solo quel che si deve fare? essere come un cubo oppure sferici? dipende dalla testa con cui in quel momento stai relazionando, bisogna essere dei camaleonti, solo cosi vai bene con tutti, però quante miserie.
|
|
[+] lascia un commento a emanuele1968 »
[ - ] lascia un commento a emanuele1968 »
|
|
d'accordo? |
|
eugenio
|
mercoledì 7 giugno 2017
|
dolcezza e poesia nel nuovo film di amelio
|
|
|
|
Un’inquadratura di soppiatto, due semplici scene. Una persona anziana in ospedale, una donna che la guarda fosca, ingrigita. Poi poco oltre, il ritorno dell’uomo, prima ricoverato, in un palazzo antico nel centro di Napoli.
Stacco e un incontro inaspettato con una giovane vicina di casa che ha dimenticato le chiavi ed è rimasta sul pianerottolo, ad attendere.
Il ritratto della felicità contro l’apparente male di vivere dell’uomo, avvocato di dubbia fama, caduto in disgrazia e abbandonato dai figli, educatore “sui generis” di un nipote invitato a marinare a scuola e a seguire le sue inclinazioni.
Lorenzo (Renato Carpentieri) e Michela (Micaela Ramazzotti).
[+]
Un’inquadratura di soppiatto, due semplici scene. Una persona anziana in ospedale, una donna che la guarda fosca, ingrigita. Poi poco oltre, il ritorno dell’uomo, prima ricoverato, in un palazzo antico nel centro di Napoli.
Stacco e un incontro inaspettato con una giovane vicina di casa che ha dimenticato le chiavi ed è rimasta sul pianerottolo, ad attendere.
Il ritratto della felicità contro l’apparente male di vivere dell’uomo, avvocato di dubbia fama, caduto in disgrazia e abbandonato dai figli, educatore “sui generis” di un nipote invitato a marinare a scuola e a seguire le sue inclinazioni.
Lorenzo (Renato Carpentieri) e Michela (Micaela Ramazzotti). L’avvocato e la giovane donna confusionaria. Poi il marito di lei, Fabio (Elio Germano), giovane ingegnere navale “del nord”, i loro due figli piccoli, una coppia nel tranche de vie in quel mare di luci e ombre che è Napoli.
La coppia e l’anziano.
Loro ubriachi di vita, belli, apparentemente stabili e privi di ogni maschera di dolore; l’altro egoista, brusco, allontanato dai propri figli (uno, Saverio, interessato solo ai soldi per un locale che sta per aprire, l’altra, Elena, interpretata dalla convincente Giovanna Mezzogiorno più introversa, traduttrice in processi per extracomunitari, più sensibile e ancora capace di soffrire per un padre che non ha mai dimenticato).
Un legame stabile contro uno “scucito”, legato al passato di Lorenzo con una moglie che tradiva in continuazione.
Un incrocio tra due solitudini, una dell’anziano, l’altra di una coppia che nasconde fratture dietro l’apparente facciata borghese. In mezzo, lezioni di cucina, la rinascita di un uomo che scopre via via, un legame profondo, un misto di tenerezza con quella giovane ragazza solare “del nord” grazie alla quale imparerà di nuovo a sorridere.
Fino a una confusa quanto concitata notte di pioggia in cui tutto muterà e nulla rimarrà come prima.
Gianni Amelio e il cinema, una lezione che molti giovani cineasti dovrebbero apprendere. Il suo ultimo film La tenerezza capace di canti struggenti quale Il ladro di bambini ritorna con un impeto che ci trascina nei meandri della famiglia, nella fragilità di un rapporto delicato, instabile.
La storia è intrisa di momenti che scavano nella psicologia dei personaggi, senza il peccato della retorica e dell’arte nel giudicare ogni azione. L’elegia e la tenerezza unite alla sapiente fotografia sono la costante di questo film di Amelio che sceglie come protagonista il bravissimo Renato Carpentieri, suo coetaneo in cui far traboccare la rabbia del suo io più irrequieto e insofferente dinanzi al passare del tempo.
La tenerezzaè una storia d’altri tempi, dove l’amore e la dolcezza sono sfiorate da uno sfogo di violenza immotivata di cui tutti, nessuno escluso sono partecipi. Lorenzo chiude il suo dolore nella solitudine; Fabio nella sfuriata contro un extracomunitario nella terribile scena della sciarpe o la sua allucinazione di una madeleine dinanzi al trenino avuto da bambino e ritrovato casualmente da un robivecchi di Napoli; Saverio nel cinismo di un’attività commerciale aperta con i soldi del padre ed infine le due donne; Elena e Michela appunto, forse le uniche capaci di far fronte all’incapacità di amore di uomini chiusi per paura ed egoismo dentro le loro quotidiane preoccupazioni.
Con un andamento a tragedia greca culminante in un apex di dolore e morte, il regista inquadra una Napoli in cui la vita è di strada, muovendo la telecamera in un viaggio inquieto dentro piazze, camere di ospedali in un’ansia e un malessere diffuso di chi solo tra gli altri, annega in un futuro che rifiuta di vedere e esplorare.
E’ un film sapiente La tenerezza che non nasconde il dolore, ma che lo reinventa alla luce di gesti quotidiani, dove la famiglia, cuore di molte passati lavori di Amelio è il motore pulsante dove svolgere un racconto empatico che tocca cuore, mente e fa innamorare.
E poco importa se qualche volta si debba metter mano al fazzoletto. La bellezza e la dolcezza di gesti desueti come quelli di una stretta di mano tra padre e figlia senza guardarsi sullo sfondo di ragazzini che giocano a skateboard valgono qualche lacrima di troppo.
Dice un poeta arabo che la felicità non è una meta da raggiungere ma una casa a cui tornare. Tornare... non andare!
Bentornato Amelio!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a eugenio »
[ - ] lascia un commento a eugenio »
|
|
d'accordo? |
|
|