Titolo originale | Laissez bronzer les cadavres |
Anno | 2017 |
Genere | Thriller, Western |
Produzione | Francia, Belgio |
Durata | 92 minuti |
Regia di | Hélène Cattet, Bruno Forzani |
Attori | Elina Löwensohn, Stéphane Ferrara, Bernie Bonvoisin, Hervé Sogne, Marc Barbé Michelangelo Marchese, Marine Sainsily, Pierre Nisse, Marilyn Jess, Aline Stevens, Dorylia Calmel, Bamba Forzani Ndiaye, Pierre Guidoni, Jean Franchesquin, Frédéric Poggi, Jean-Marie Duprat, Théo Esposito, Robin Faujour, Jean-Charles Fratacci, Julien Leca, Gaëtan Mattei, Robert Papelier, Matias Persia, David Rocca. |
Tag | Da vedere 2017 |
MYmonetro | 3,24 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 7 giugno 2022
Il paradiso si trasforma in inferno quando hai 250 chili d'oro e due poliziotti alle calcagna.
CONSIGLIATO SÌ
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In un villaggio abbandonato della Corsica vive Luce una pittrice cinquantenne in cerca d'ispirazione, assieme a un eccentrico gruppo di persone. Nello stesso posto Rhino e la sua banda hanno trovato il rifugio perfetto dopo aver rubato 250 kg d'oro e massacrato la scorta. In mezzo a case abbandonate, un sole accecante, il mare e il rumore del vento, comincia l'inferno dopo l'arrivo di due poliziotti in cerca dei lingotti d'oro.
Chissà se Quentin Tarantino ha visto Let the Corpses Tan. Perché nel terzo lungometraggio dei due cineasti Hélène Cattet e Bruno Forzani c'è la stessa spinta fisica della citazione non come modello e neanche come riferimento cinefilo ma proprio come ossigeno che dà vita al film, lo lascia respirare, lo rende libero e selvaggio.
Ci sono il cielo, una luce accecante, volti in controluce, frammenti di un western all'italiana contaminati con effetti pop art già dai titoli di testa che dà il via a uno stordimento cromatico tra filtri blu, rossi, verdi, gialli, accecanti. Non è un omaggio al cineasta statunitense. Al contrario, Let the Corpses Tan può essere proprio l'anti-Tarantino nel legame sensoriale con il cinema di genere che diventa però pura allucinazione. Tra gli schizzi di sangue e quelli di colore sulla tela, teschi contro le teste, formiche intrappolate, riflessi sugli occhiali da sole, ci si trova davanti a un autentico delirio che incrocia, si svincola e si scontra intenzionalmente con la trama, in un cinema fatto di corpi, oggetti, ambienti, rumori sinistri, apparizioni che arrivano dal nulla. Per i due cineasti il cinema è prima di tutto un gesto artistico. In ogni inquadratura ci sono Sergio Leone (i dettagli sugli occhi) e Sam Peckinpah (l'esplosione di violenza incontrollata con i frequentissimi stacchi di montaggio), ma anche il polar francese che arriva prima di tutto dall'omonimo romanzo di Jean Patrick Manchette e Jean-Pierre Bastid del 1971, con il primo che è stato uno dei nomi fondamentali che ha reinventato la letteratura noir e che ha ispirato anche Claude Chabrol: Sterminate "Gruppo Zero", per esempio, è tratto da un suo romanzo e nel film è stato anche tra i co-sceneggiatori. Ma c'è anche la presenza di una Peugeot bianca che potrebbe arrivare da un film di Melville. Però non c'è più disincanto. L'inferno non è più per gli eroi. Solo sagome, sfondi, echi delle musiche di Morricone. Colori, luci, suoni. Un western sotto acido, 12 ore circa (dalle 10.15 alle 22.25 di venerdì 16 luglio), brutale e astratto, il coerente e ipnotico itinerario dove ritornano, dai primi due film dei registi, i fantasmi, il piacere e il dolore di Amer e l'inafferrabilità nel mostrare la sparizione di una donna di L'étrange couleur des larmes de ton corps, il loro lavoro più radicale nel lasciar riemergere traumi e ossessioni con una forza inaudita. Tra i piani accecanti su Elina Löwenson, l'attrice di origine rumena che interpreta Luce - lanciata da Hal Hartley e che ha attraversato il cinema di Spielberg (Schindler's List), Bonello (De la guerre) e Kechiche (Venere nera) prima di diventare la musa del cinema di Bertrand Mandico - e l'ex-campione dei pesi medi francesi Stéphane Ferrara che ha lavorato anche con Godard in Detective, Let the Corpses Tan è una sinfonia dissonante, estrema, piena di una vitalità trasgressiva e magari per qualcuno non subito digeribile. Realizzato nel 2017 rende ancora più irrintracciabile e, per certi aspetti, inimitabile l'opera di Cattet e Forzani.
Let the Corpses Tan può essere l’anti-Tarantino nel legame sensoriale con il cinema di genere che diventa però pura allucinazione. Tra gli schizzi di sangue e quelli di colore sulla tela, teschi contro le teste, formiche intrappolate, riflessi sugli occhiali da sole, ci si trova davanti a un autentico delirio che incrocia, si svincola e si scontra intenzionalmente con la trama, in un cinema fatto di corpi, oggetti, ambienti, rumori sinistri, apparizioni che arrivano dal nulla.
Un western sotto acido, 12 ore circa (dalle 10.15 alle 22.25 di venerdì 16 luglio), brutale e astratto, il coerente e ipnotico itinerario dove ritornano, dai primi due film dei registi, i fantasmi, il piacere e il dolore di Amer e l’inafferrabilità nel mostrare la sparizione di una donna di L’étrange couleur des larmes de ton corps, il loro lavoro più radicale nel lasciar riemergere traumi e ossessioni con una forza inaudita. Una sinfonia dissonante, estrema, piena di una vitalità trasgressiva e magari per qualcuno non subito digeribile.