La casa di Carta

Film 2017 | Thriller +13 50 min.

Regia di Jesús Colmenar, Alex Rodrigo, Alejandro Bazzano, Miguel Ángel Vivas, Javier Quintas. Una serie Da vedere 2017 con Úrsula Corberó, Itziar Ituño, Álvaro Morte, Paco Tous, Pedro Alonso. Cast completo Titolo originale: La casa de papel. Genere Thriller - Spagna, 2017, Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 3,05 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. STAGIONI: 3 - EPISODI: 30

Condividi

Aggiungi La casa di Carta tra i tuoi film preferiti
Riceverai un avviso quando il film sarà disponibile nella tua città, disponibile in Streaming e Dvd oppure trasmesso in TV.



Accedi o registrati per aggiungere il film tra i tuoi preferiti.


oppure

Accedi o registrati per aggiungere il film tra i tuoi preferiti.

Ultimo aggiornamento lunedì 2 agosto 2021

Un gruppo di rapinatori e il furto più clamoroso della storia della Spagna. La serie ha ottenuto 1 candidatura a Critics Choice Award,

Consigliato sì!
3,05/5
MYMOVIES
CRITICA 3,00
PUBBLICO 3,09
CONSIGLIATO SÌ
La grande rapina.

Un gruppo di ladri viene riunito dal geniale Professore per realizzare il colpo più ambizioso della storia di Spagna, svaligiare la zecca del Paese. Sarà messo in atto da un gruppo i cui membri non conoscono i reciproci nomi e si chiamano invece come varie città. Tutto è poi pensato anche dal punto di vista mediatico, con i ladri che dovrebbero per certi versi diventare eroi popolari, visto che i soldi sono della zecca. Perché tutto questo abbia successo è però fondamentale che né i dipendenti della zecca né i visitatori siano in alcun modo feriti.

Episodi: 10
Regia di Jesús Colmenar, Alex Rodrigo, Koldo Serra, Alejandro Bazzano, Javier Quintas, Miguel Ángel Vivas.

Un epilogo tra Resistenza storica e resistenza ai media: l'ultima stagione de La casa di carta

Recensione di Gabriele Prosperi

Stagione 5 - Parte 2

Gli ultimi cinque episodi che concludono definitivamente - o forse no, dato l'annunciato spin-off sul personaggio di Berlino (aka Andrés de Fonollosa, interpretato da Pedro Alonso) - hanno inizio dall'evento più sconcertante della serie: la morte della protagonista. Il sacrificio di Tokyo (aka Silene Oliveira) spinge, a catena, una serie di eventi drammatici che fanno realmente ipotizzare una sconfitta. Una sconfitta psicologica e reale: il Colonnello Tamayo (Fernando Cayo) è sempre più vicino alla vittoria, mettendo in atto strategie al limite della legalità, talvolta spingendosi ben oltre, mentre internamente le dinamiche tra Alicia Sierra (Najwa Nimri) e il Professore (aka Sergio Marquina) minano l'intera gestione della rapina. All'interno del Banco de España, intanto, il comandante Sagasta (José Manuel Seda) si prepara a smantellare il gruppo dall'interno con un bluff, mentre la banda vacilla sempre di più, avendo perso contemporaneamente il cuore (Tokyo) e la mente (il Professore) della rapina.

Ci siamo: una delle serie che più hanno segnato il panorama seriale contemporaneo volge al termine e lo fa rivolgendosi alle sue spettatrici e ai suoi spettatori, chiamando tutti e tutte a raccolta in un finale di serie biunivoco. Protagonisti centrali di questo finale non sono più i ladrón del Professore (Álvaro Morte) ma i fan. In più momenti il racconto si fa metanarrativo, in un raro esempio di stagione finale forse meglio riuscita rispetto a tutte le precedenti.

La casa di carta ha segnato gli ultimi anni per via di molti suoi caratteri, talvolta spingendo troppo l'acceleratore su uno, altre volte sull'altro: il romance talvolta riempiva eccessivamente la trama di linee narrative, facendo in più occasioni pensare a una lunga narrazione, a una soap opera capace di mimetizzarsi in un racconto altro - thriller, heist, giallo. Altrove, la serie di Álex Pina diventava invece un messaggio monodirezionale, retorico, interpretando una società che non riesce più a distinguere il bene dal male, in cui i confini tra la propria libertà e quella altrui sono fin troppo sfumati e fornendo facili risposte idealistiche a problemi complessi come le differenze economiche e la provenienza sociale.

Nella quinta parte viene però appresa una lezione, certamente da uno dei caratteri che più hanno segnato la serie iberica raccolta dalle calorose e mecenatesche braccia di Netflix: il contributo di chi, quel prodotto, lo fruisce. Il pregio di questa serie sta nell'aver equilibrato le esigenze della produzione e della distribuzione con quelle dei fan, in una serie di operazioni di marketing che hanno lasciato il segno, mettendo in campo tutte le strategie possibili. La quinta stagione di La casa di carta non è stata da meno: dal "sequestro" dei 100 fan più accaniti, messi su un volo aereo e "costretti" a vedere, in anteprima, la stagione per scongiurarne lo spoiler, alla comparsa delle lattine della Pepsi con stampate, in bella vista, le parole Bella Ciao e la maschera di Dalì. Infinite le operazioni di marketing, dal real al guerrilla, proposte per far parlare della serie, e i brand che hanno colto l'occasione per approfittare della sua notorietà, dalla "Cassa di carta" dell'agenzia funebre Taffo ai rotoli Carrefour "Carta di casa".

Non stupisce allora la presenza, nei titoli di coda, di una frase che anticipa l'episodio "extra" di questa serie, un episodio/titoli di coda in cui saranno nominati i nomi di 300 fan - selezionati appositamente - ringraziati dagli autori. "L'eredità continua grazie a voi, la vera Resistenza": così la produzione chiude il cerchio di un racconto che vuole sfruttare, al massimo, il personalismo che caratterizza la visione contemporanea. Il racconto è il racconto di noi che guardiamo, gli amori che nascono sono i nostri, così come la battaglia per avere il "diritto alla libertà" di questi personaggi è la nostra battaglia, la nostra Resistenza contro chi detiene il potere dispoticamente.

In un'epoca in cui è concesso creare parallelismi tra l'obbligo al Green Pass e le costrizioni attuate dai regimi totalitari del Novecento, il costante parallelismo creato da La casa di carta con il concetto di Resistenza contro quegli stessi totalitarismi appare, quantomeno, ambiguo. Certamente è interessante, dal momento che dimostra come nulla, del nostro passato, non possa essere rimediato e rispecchiato all'interno di un racconto di finzione dove è impercettibile il confine tra chi detiene il potere, in questo caso narrativo, e chi ne è soggiogato: l'autore o lo spettatore? Siamo noi a scegliere di vedere un prodotto che amiamo e a determinarne gli esiti o siamo spinti a farlo in seguito alle immense e immersive operazioni di marketing?

L'ultima parte di La casa di carta è un racconto laminare e metanarrativo non tanto, allora, nella misura in cui si rivolge direttamente allo spettatore - persino all'interno del racconto, dove i protagonisti useranno la risonanza mediatica della rapina al Banco de España per manovrare le scelte delle autorità alle loro calcagna, sfruttando sia le reazioni del mercato internazionale sia il seguito della tifosa popolazione-fan (nostro diretto intermediario nel racconto) fuori dal Banco. No, il racconto è metanarrativo perché impone una complessa riflessione su come fruiamo un prodotto culturale e su quanto possiamo essere influenzati da un medium, sia che esso si ponga come scopo quello di divulgare informazioni o quello di intrattenere l'audience con un racconto di finzione.

La battaglia è vinta, con perdite essenziali dal punto di vista narrativo che aumentano, di volta in volta, la partecipazione dello spettatore e della spettatrice: la morte è, esattamente come nella Resistenza, un atto eroico, qui sul piano emotivo e sentimentale. Così le perdite, prima di Nairobi (aka Ágata Jiménez, interpretata da Alba Flores), poi di Tokyo (Úrsula Corberó), diventano fondamentali nel processo di immedesimazione, e richiamano alla mente la morte di Pina (Anna Magnani) in Roma, città aperta (Roberto Rossellini, 1945). Chi guarda muore insieme a coloro che, fino a quel momento, sono state protagoniste indiscusse del racconto, tanto da mantenere un ruolo narrativo essenziale - in primis Tokyo come narratrice, con la sua voce fuoricampo visivo ed esistenziale - fin dopo la loro dipartita.

In questa "Resistenza" tutti e tutte saranno, infine, complici, artefici, parte essenziale per la riuscita della "rapina": da una negoziatrice della polizia che per amore diventa uno dei cardini della battaglia (Raquel Murillo, aka Lisbona, interpretata da Itziar Ituño), a una seconda agente, Sierra, che dovrà farne parte per l'amore della vittoria - ovvero di Victoria, sua figlia - e infine anche al Colonnello Luís Tamayo. La Resistenza si estende a ogni personaggio del racconto, inevitabilmente, e - come ricorda lo speciale realizzato da Netflix in occasione dell'uscita di quest'ultima parte - a ogni luogo: da Tokyo a Berlino.

Episodi: 10
Regia di Jesús Colmenar, Alex Rodrigo, Koldo Serra, Alejandro Bazzano, Javier Quintas, Miguel Ángel Vivas.

La casa di carta torna più violenta, più militare, più epica e più retorica di prima, e sempre più verso la fine

Recensione di Gabriele Prosperi

Stagione 5 - Parte 1

Sono già passate 100 ore dall'ingresso della nostra banda organizzata nella Banca di Spagna; Lisbona è stata recuperata ma a un caro prezzo: aleggia il ricordo di Nairobi, non più tra le protagoniste, lasciando chiunque in una fase di stallo, mentre la polizia bussa alle porte della banca. La quarta stagione ci aveva lasciato con un tremendo cliff-hanger: Alicia Sierra (Najwa Nimri) è alle spalle del Professore. Scacco matto al re, la partita è finita. Ma lo è realmente? Le vicende che si susseguono nei soli primi cinque episodi ricordano più un war movie che un heist e presto il gruppo di criminali sarà attaccato su tre fronti: Sierra alla base, l'esercito dall'esterno e una minaccia interna che sconvolgerà ogni piano precedentemente ipotizzato. L'oro fuso che attende di essere trasportato via sembra un vago ricordo e lo scopo primario del gruppo è ormai quello di uscire incolume da una trappola mortale.

Torna la soap opera più amata dagli europei. Sì, perché di soap opera parliamo, di un tipo di serialità che permette a più riprese il ritorno di chi pensavamo ormai scomparso, plot twist che stravolgono i ruoli e i poli del racconto, nonché intrecci amorosi che, con alcuni flashback, condensano il passato, il presente e il futuro.

Un racconto che vede sempre almeno due forze contrapporsi, binario quindi, o forse bipolare, dove anche la filosofia entra in gioco, il concetto di rivoluzione, il conflitto di genere e l'ideale della libertà. O è forse tutto un pasticcio, un bel pot-pourri di parole e pensieri enormemente inflazionati? Idee che amiamo rivedere, che vogliamo ritrovare nel nostro percorso di visione. Piccole variazioni ma soprattutto "il ritorno dell'identico, opportunamente mascherato e fasciato di novità superficiali" (Umberto Eco, 1985). Maschere che nascondono il bisogno infantile di ascoltare sempre la stessa storia: buoni e cattivi, noi e loro, libertà e repressione, anarchia e stato marziale.

Giocare alla guerra per trovare la libertà è la deriva che ci aspetta in questa quinta stagione, fatta soprattutto di nuovi, temibili avversari: oltre al terribile Gandía (José Manuel Poga), che torna nel pieno della sua arroganza, si farà spazio Sagasta (José Manuel Seda), comandante delle forze speciali dell'esercito spagnolo - benché sia più simile a un capogruppo di mercenari senza alcuna morale. A un incremento degli avversari corrisponde una maggior voglia di rivoltarsi contro uno stato che non si limita ad applicare la legge, bensì la piega a proprio piacimento. La rivoluzione diventerà perciò sempre più epica, un'epopea, spingendo i personaggi ai limiti della propria umanità e a scelte anch'esse immorali. Il tutto avvolto dal melodramma, come ormai siamo abituati a vedere, che per mezzo del flashback introduce nuovi tasselli ai puzzle psicologici di questi personaggi, sempre più densi e complessi. Tra tutti, René (Miguel Ángel Silvestre, che ben ricordiamo come bellissimo attore gay in Sense8), l'amore perduto di Tokyo (Úrsula Corberó), e Rafael (Patrick Criado), figlio smart, utile e perciò addestrato direttamente dal padre, Berlino (Pedro Alonso); due personaggi che pretendono una posizione maggiore nel racconto.

Il binarismo che contraddistingue la serie si ritrova anche nella netta contrapposizione di genere: in questa stagione gli uomini sono ancor più egocentrici, ciechi di fronte alle priorità, emozionali, litigiosi e, soprattutto, pericolosi, delle mine vaganti; al contrario le donne assumono una sempre maggiore posizione di potere, algide e capaci di ridefinire i piani. Seppur combattute e messe in difficoltà da gravidanze (Sierra), stalking (Stoccolma) e vite interrotte (Tokyo), agiscono in concerto con una profonda necessità: quella di non essere più messe in secondo piano. Un desiderio di rivalsa, di riacquisire libertà e potere, che scolpisce anche la morale di questa lunghissima storia.

Ancora capace di rubare il nostro tempo, con cliff-hanger cucinati a puntino e impiattati nel modo giusto, La casa di carta riesce a tradurre in racconto un desiderio popolare molto contemporaneo e vivo nella nostra società attuale - riconquistando quindi il suo pubblico malgrado la lunga pausa - quello di far valere il particolare sul generale. Ciononostante, trascura quegli stessi ideali di libertà e ribellione a causa di una retorica eccessiva, ridondante, che lascia costantemente senza risposta una domanda sostanziale, anch'essa attuale: come finisce la libertà degli altri quando inizia la tua?

Regia di Jesús Colmenar, Alex Rodrigo, Alejandro Bazzano, Miguel Ángel Vivas, Koldo Serra, Javier Quintas.

Il secondo atto (di tre?) è una soap opera progressista e femminista, movimentata da un po' d'azione sui generis. Era legittimo aspettarsi di più

Recensione di Andrea Fornasiero

La banda dei Dalì è all'interno della Banca di Spagna e sta fondendo l'oro secondo i piani del Professore, ma non tutto è andato a gonfie vele. La polizia infatti aveva catturato la compagna del Professore, l'ex detective Raquel Murillo ora nota come Lisbona, fingendo oltretutto di averla uccisa. La mente del gruppo è quindi in comprensibile stato confusionale, inoltre la banda deve cercare di salvare Nairobi, gravemente ferita da un cecchino, il tutto mentre arriva alla resa dei conti il conflitto interno tra l'arrogante Palermo e la testa calda Tokyo. Come se non bastasse Rio è sempre più affetto dal disturbo post-traumatico da stress e tra i prigionieri crea disordine Arturo Román, ex direttore della Zecca di Stato che si è infiltrato nella nuova rapina della banda.

La quarta stagione è il secondo atto, presumiamo di tre, di un complesso colpo volto non tanto a derubare lo Stato ma a dimostrarne la condotta illecita e immorale, in nome di una maggior giustizia sociale.

La banda dei Dalì continua quindi il proprio operato da novelli Robin Hood sempre più sull'orlo di una crisi di nervi, ladri dal cuore non solo d'oro ma pure troppo palpitante, dove persino nel mezzo di una rapina concentrata in pochi giorni le passioni non accettano di farsi da parte. Questo lato da soap opera ha per certi versi fatto la fortuna della serie, garantendole un pubblico più ampio di quello del solo crime, ma allo stesso tempo confina La casa di carta nel territorio del guilty pleasure. Soprattutto si tratta di un difficile equilibrio che, quando l'ingegno della rapina viene a mancare, rischia di affogare nelle sabbie della soap opera.

È quello che accade nella prima parte di questa quarta stagione, dove l'intreccio arranca per via del trauma subito dal Professore e gli intrallazzi amorosi, le crisi di coppia e i le invidie personali e i numerosi flashback monopolizzano la scena e riempiono episodi poveri di azione. Quando poi, finalmente, l'azione arriva non è che vada molto meglio, anzi si assiste a una sparatoria coreografata malissimo: priva di alcun senso spaziale e ridotta a una sorta di frullato di primi piani, mentre intorno pallottole di imprecisata provenienza fanno scoppiare cose. Considerato l'incremento di budget dovuto a Netflix, ben visibile nella varietà di location della stagione precedente, era legittimo pretendere molto di più.

La casa di carta non manca come sempre di momenti pop ad alleggerire, con tanto di due canzoni italiane, intonate da un improbabile ma divertente coro di frati durante un matrimonio: "Ti amo" di Umberto Tozzi e "Centro di gravità permanente" di Battiato. La serie fa poi uso di successi internazionali già ben noti al pubblico, come "Wake Up" degli Arcade Fire e "Delicate" di Damien Rice, quest'ultimo in un momento particolarmente toccante. Quest'anno si riconoscono appena in alcuni passaggi le note di "Bella ciao" mentre si abusa del ben riconoscibile score di Mad Max: Fury Road, in particolare di "Brothers in Arms", a cui spesso ricorre la colonna sonora per i momenti più concitati o tesi, con effetto a dir poco derivativo.

Sul fronte tematico, oltre alle malefatte dello Stato che si avvalso di un "sito nero" in Algeria per detenere e torturare Rio, al sicuro dalle convenzioni internazionali, entrano il #metoo e un personaggio trans. Quest'ultima fa gioco per continuare il consueto attacco al machismo che domina La casa di carta già dalla prima stagione, incarnato anche dal principale villain di questa annata. La trans, di cui non vogliamo rivelare il ruolo, dà modo alla serie di allargare il proprio spettro di rappresentazioni della diversità, ma rimane ai margini della sceneggiatura anche quando invece avrebbe potuto essere utilissima.

Il #metoo esplode a conclusione di una sottotrama che riguarda il personaggio di Arturo, il quale del resto già nelle prime stagioni era un uomo di potere che usava la propria posizione di forza per approfittarsi della segretaria. Qui si macchia però di azioni ben più clamorose, ma pure fuori luogo nel contesto di una rapina. D'altra parte la rapina è ormai sempre più un contenitore per una soap opera progressista e femminista, movimentata da un po' d'azione sui generis. Solo negli ultimi episodi il colpo criminale riprende il ruolo di primo piano, ma senza risolversi, tenendo ancora una volta la rapina sospeso in attesa di riprenderla prossima stagione.

Episodi: 8
Regia di Jesús Colmenar, Alex Rodrigo, Alejandro Bazzano, Miguel Ángel Vivas, Javier Quintas.

Ritmo impeccabile per una serie che conferma le dinamiche delle prime stagioni e le eleva alla decima potenza

Recensione di Ilaria Ravarino

A due anni e mezzo dalla più grande rapina di Spagna il Professore si vede costretto a rimettere insieme la banda: a chiederglielo è Tokyo, disperata per l'arresto del suo compagno Rio, avvenuto anche per colpa sua. Torturato dal governo spagnolo in piena violazione dei diritti civili, Rio diventerà così il simbolo della nuova battaglia della banda di Dalí: quella contro il sistema.

Più grande, più ambiziosa, più globale. Il ritorno de La casa di carta, stavolta sotto l'egida di Netflix, non delude lo zoccolo duro delle tute rosse, accontenta gli scontenti della seconda stagione e irrita chi ha vissuto il fenomeno dei "Dalì" con il fastidio di chi si sente tagliato fuori da un entusiasmo collettivo di cui non comprende la ragione.

Insomma: niente di nuovo sotto al sole di Madrid. Perché La casa di carta 3 è, essenzialmente, La casa di carta 1 alla decima potenza: c'è sempre un team - praticamente lo stesso, ma accoppiato: la regola del Professore sulle storie d'amore è definitivamente saltata, una rapina impossibile, ostaggi "ospiti" e rapitori matti ma per niente cattivi, un piano che è "una partita a scacchi" e una serie di inciuci amorosi che rischiano di mandare a monte la suddetta partita.

L'ingresso di Netflix nel pacchetto, a differenza di quanto accaduto altrove (vedi alla voce: Black Mirror) non ha fatto altro che assecondare, foraggiandoli, gli aspetti più interessanti della serie. Da una parte, essendo La casa di carta un primo pionieristico ibrido tra heist movie e telenovela, l'iniezione di liquidità offerta dal colosso di Los Gatos ha consentito ai registi di uscire dalla prospettiva claustrofobica delle prime due stagioni, allargando il campo d'azione: qui si viaggia - soprattutto nelle prime puntate - da Madrid a Firenze, da Panama alla Pampa, dall'Indonesia all'Argentina.

Asciugata nella lunghezza, liposucchiata negli eccessi sentimentali, drenata nella narrazione ora ridotta a una sola stagione (le prime due erano, effettivamente, pensate come un corpus unico successivamente diviso) la serie nella sua nuova versione "fit" da otto episodi da 45 minuti ha un ritmo impeccabile, che fila senza sbavature assecondando il binge watching per cui è nata.

Ma un effetto ancor più interessante dell'entrata in campo di Netflix è senza dubbio quello riscosso sul piano "etico": diventata nel corso del tempo sia un cult per teleamatori che un simbolo di generica protesta nelle manifestazioni di mezzo mondo (particolare diegeticamente rivendicato), La casa di carta in questa stagione si schiera esplicitamente dalla parte dei resilienti, contro il sistema, offrendosi come icona di resistenza e paladina dei diritti civili.

Lo spunto narrativo è dato dalla cattura di Rio, boy in distress incarcerato e torturato dal governo spagnolo, l'ispirazione dichiarata è quella di Robin Hood, i toni quelli soliti del fumetto, ma il sottotesto stavolta parla chiaramente di populismo: un populismo di sinistra che pratica l'esproprio proletario in grande, puntando non agli scaffali di un supermercato ma al cuore della banca di Spagna.

E già che Netflix l'ha dichiarato tante volte, che l'obiettivo dell'azienda è quello di dare voce alle minoranze meno rappresentate nei media. Ed ecco dunque spiegata la ragione dell'interesse per un prodotto come La casa di carta: una storia di donne, narrata da una donna (Tokyo), a intercettare il pubblico femminile affamato di matriarcato; una storia di latinos, con volti diversi dal caucasico dominante, corpi di minoranze in cerca di vetrina; e infine una storia di solidarietà e utopia, a blandire la minoranza più sofferta, esausta, frustrata e a rischio estinzione d'Europa: la sinistra.

Episodi: 9
Regia di Jesús Colmenar, Alex Rodrigo, Alejandro Bazzano, Miguel Ángel Vivas, Javier Quintas.

La seconda stagione sulle note di Bella ciao

Overview di Massimiliano Carbonaro

Nella prima stagione de La casa di carta, la serie spagnola distribuita da Netflix, una banda capitanata da Il Professore (interpretato da Alvaro Morte) è riuscita ad introdursi all'interno della zecca di Spagna, ora però arriva il difficile perché si tratta di fuggire con oltre due miliardi di euro quando tutta la polizia iberica ti dà la caccia.

Una delle sorprese della serie è l'utilizzo della canzone partigiana 'Bella ciao' che è anche il titolo dell'ultima puntata della seconda stagione. Questo brano iconico viene usato in alcune tra le scene più significative e viene cantato anche dai membri della banda rappresentando la resistenza e il senso di ribellione che si nasconde dietro la rapina.

La seconda stagione de La casa di carta, composta da 9 adrenalinici episodi vede il gruppo di rapinatori - Mosca, Berlino, Nairobi, Denver, Rio, Helsinki e Oslo e Tokio (voce narrante della serie interpretata da Ursula Corbero) - nascosti dietro la maschera del pittore spagnolo Salvador Dalì ingaggiare una corsa contro il tempo. La polizia spagnola ha scoperto le identità di alcuni dei criminali, l'ispettrice Raquel Murillo (che ha il volto dell'attrice Itziar Ituno Martinez) è sempre più vicina a capire chi si nasconde dietro il geniale Professore. La zecca sembra sempre di più una terribile trappola. Il ritmo lento che aveva pervaso una parte della prima stagione ora cambia marcia e per alcuni dei membri della banda è in gioco la vita.

Insomma tutto è stato apparecchiato verso la conclusione per una serie che ha voluto ribaltare i canoni e quindi rendere i buoni gli avversari e i cattivi / rapinatori gli eroi da emulare e seguire tanto che in alcune manifestazioni ora è possibile vedere insieme alle maschere del personaggio di V per Vendetta anche il volto di Salvador Dalì. Così La casa di carta non delude neanche nel finale tra inganni, sacrifici e tempistiche al cardiopalma. E non stupisce che la serie si sia aggiudicata un Emmy nel 2018 come miglior serie drammatica e soprattutto sia stata la più vista sulla piattaforma di Netflix tra quelle non in inglese raccogliendo consensi in tutto il mondo.

Episodi: 13
Regia di Jesús Colmenar, Alex Rodrigo, Alejandro Bazzano, Miguel Ángel Vivas, Javier Quintas.

La più grande rapina della storia delle serie tv

Overview di Massimiliano Carbonaro

La casa di carta è un gioco, un gioco ad incastri incentrato su una rapina complessa e ambiziosa: ma dietro questo cliché c'è molto ma molto di più. La prima stagione della serie spagnola distribuita da Netflix è molto lontana dall'irriverente e geniale Arsenio Lupin, ma anche dalla saga cinematografica dei vari Ocean. Intanto l'oggetto della strabiliante rapina è direttamente la zecca spagnola e poi appare sempre in controluce una tematica di fondo che si nutre di ribellione contro le banche, contro "il sistema" e anti capitalista cavalcata con consapevolezza dalla banda che mette a segno il colpo. La casa di carta racconta lo strabiliante tentativo di furto di oltre due miliardi di euro stampandoli direttamente in modo che siano perfettamente legali.

La prima stagione de La casa di carta è formata da 13 episodi anche se in realtà il format iniziale di questa serie era di un totale complessivo di 15 episodi da circa 75 minuti l'uno. Quando Netflix ha acquistato lo show si è rimesso mano al montaggio dividendolo in due stagioni rispettivamente da 13 episodi e da 9 episodi della durata di circa 50 minuti l'uno (lo standard internazionale) senza intaccare l'efficacia della serie.

Il racconto vede uno sconosciuto e anonimo "Professore" (che ha il volto di Alvaro Morte) ingaggiare una serie di personaggi con problemi con la giustizia. Ogni membro della banda che prende il nome in codice da una capitale mondiale è come in divisa, vestito di una tuta rossa e con il volto nascosto dalla maschera del celebre pittore spagnolo Salvador Dalì. A narrare l'intera vicenda è Tokio interpretata dall'attrice Ursula Corberò. Insieme a lei troviamo Mosca, Berlino, Nairobi, Denver, Rio, Helsinki e Oslo. Il gruppo riesce ad entrare dentro la zecca e a prendere in ostaggio i suoi dipendenti insieme ad una scolaresca in visita. Fondamentali per il proseguo della narrazione il direttore dell'istituto Arturo Roman interpretato da Enrique Arce e la sua amante, una dipendente incinta, che in seguito si unirà alla banda con il nome di Stoccolma (l'attrice Esther Acebo). Il Professore non entra nell'edificio ma coordina le operazioni dall'esterno in un gioco di intelligenza con l'ispettrice Raquel Murillo.

Come tutti i piani, nonostante il colpo sia stato pensato in ogni dettaglio, poi tocca all'uomo metterli in atto e intoppi, incidenti e sentimenti rischiano di far naufragare l'intera operazione.

PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
sabato 11 dicembre 2021
JonnyLogan

Un gruppo di sconosciuti è riunito in un’aula improvvisata nelle campagne di Toledo, il loro scopo è dare vita a un progetto ambizioso. Una rapina preparata in ogni minimo dettaglio alla Zecca di Madrid. L’anonimato di ciascuno è protetto dall’essere identificati con il nome di una città e dal divieto di svelare informazioni riguardo il proprio passato. [...] Vai alla recensione »

giovedì 9 aprile 2020
Onufrio

Se tiri troppo la corda prima o poi si spezza. La quarta stagione cade nella classica fase di stanca di una serie tv, il nodo principale va avanti troppo lentamente scivolando in una sceneggiatura a tratti banale e ridondante, con episodi noiosi ed evitabilissimi. L'episodio finale rimette in piedi la storia tenendo accesa la passione iniziale e protraendo il colpo, che intanto è passato [...] Vai alla recensione »

venerdì 18 settembre 2020
gabrjack

La critica maggiore a questa serie osserva che La casa de papel scopiazza un po'dappertutto dal crime americano alla telenovelas, alcuni vi vedono anche un richiamo al cinema di Almodovar(mi chiedo dove)del resto non si può dire che tutto quello che è cinema spagnolo si rapporti a lui. Ma ditemi quale film e sopratutto quale serie non si richiami a qualcosa di già visto e forse [...] Vai alla recensione »

martedì 7 aprile 2020
Onufrio

Il meritato riposo dopo il colpo più importante della storia, dura poco più di due anni; Rio si caccia nei guai e viene scoperto e fatto prigioniero. Qual'è l'unico modo per riportarlo in libertà? semplicissimo, organizzare una nuova rapina, rubando l'oro della Banca di Spagna. Inizia così una nuova avventura per i personaggi mascherati, una storia un [...] Vai alla recensione »

mercoledì 1 aprile 2020
Onufrio

La seconda stagione, che in realtà sarebbe la seconda parte della Prima Stagione, conclude con ulteriori 9 episodi la complessa rapina alla zecca dello stato. Tutti i nodi verranno al pettine in un escalation di emozioni e colpi di scena, anche qui però interrotte da troppe pause all'interno di ogni singolo episodio. La storia si conferma valida e brillante, lo sviluppo un pò [...] Vai alla recensione »

lunedì 30 marzo 2020
Onufrio

Il Professore, un uomo colto dal passato misterioso, recluta una serie di persone valide per realizzare un folle colpo: Impadronirsi della Zecca dello stato spagnolo, Madrid, e stampare una somma stratosferica di banconote all'interno di essa. Un piano studiato nei minimi particolari dal Professore, ma che per forza di cose riscontrerà numerosi imprevisti.

venerdì 26 luglio 2019
Balordo

Alcuni personaggi sono godibili, altri sanno pure recitare. Non ho ancora visto la terza serie, ma il modo in cui vengono sviluppate le prime due mi hanno fatto ricordare  Inside Man di Spike Lee, solo che lì hanno risolto in due ore e mezza e qui stanno entrando nel quarto anno di produzione. Mi viene da dire che non hanno il dono della sintesi :)

mercoledì 24 luglio 2019
marco.scini

visto brutto brutto brutto brutto

lunedì 1 aprile 2019
Zapata

con questo titolo vanity fair commentava la serie televisiva spagnola piu seguita al mondo.Per essere politicamente corretti il giornale ha fornito due recensioni opposte.Il lettore puo' dunque scegliere se pensare che sia una telenovelas di bassissimo livello o un'opera degna di spielberg. Ma perché ne parlo? cosa ce ne frega di vanity fair? c'è in verità un motivo.

Frasi
Noi siamo la resistenza, no?
Una frase di Il professore (Álvaro Morte)
dalla serie La casa di Carta - a cura di Francesco
STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
martedì 5 maggio 2020
Tiziana Leone
Ciak

La quarta stagione de La casa di carta, appena uscita su Netflix, inizia nel caos in cui avevamo lasciato i rapinatori: il Professore è convinto che Lisbona sia stata giustiziata, dall'interno della banca di Spagna Rio e Tokyo hanno distrutto con un razzo un carro armato, rompendo così il codice della banda che vieta di uccidere, mentre Nairobi, colpita a tradimento, lotta tra la vita e la morte.

martedì 28 aprile 2020
Valeria Brucoli
Sentieri Selvaggi

Resistenza. Questa è la parola d'ordine de La casa di carta (La casa de papel), la serie tv ideata da Álex Pina, sbarcata su Netflix, e arrivata alla sua quarta stagione lo scorso 3 aprile, ma che già si classifica come la più vista al mondo. Un fenomeno di massa, quasi un movimento rivoluzionario segnato da un'iconografia riconoscibile e altamente attraente.

domenica 12 aprile 2020
Beatrice Dondi
L'Espresso

Succede spesso e spesso risuccederà. Vai a un primo appuntamento in cui tutto sembra essere rose e fiori, il tuo interlocutore è intrigante e seducente, brillante e spiritoso. Si perde in dettagli ma alla fine del discorso tutto torna ed è come se avesse seminato piccole parti di sé che ti spingono a voler sapere di più. Così decidi di rincontrarlo e ancora va tutto a meraviglia.

lunedì 6 aprile 2020
Flavia Arcangeli
Cinemonitor.it

La Banda dei Dalì è finalmente tornata nella quarta stagione di "La casa di carta", disponibile su Netflix dal 3 aprile. La serie riparte dal punto in cui si era fermata la precedente: lo spettatore si trova, di nuovo, nella Banca di Spagna. Sono tutti dentro. Più o meno distrutti emotivamente, psicologicamente e fisicamente, incluso il Professore. La squadra, si trova in difficoltà: il Professore [...] Vai alla recensione »

mercoledì 1 aprile 2020
Serena Nannelli
Il Giornale

La stagione 4 de "La casa di carta" è in arrivo su Netflix il 3 aprile con 8 nuove puntate di cui abbiamo potuto visionare le prime cinque in anteprima. Se avete visto la conclusione della terza serie, saprete che il Professore (Álvaro Morte) è convinto che Lisbona (Itziar Ituño) sia stata giustiziata, Rio (Miguel Herrán) e Tokio (Úrsula Corberó) intanto sono assediati nella Banca di Spagna e hanno [...] Vai alla recensione »

NEWS
NETFLIX
giovedì 4 novembre 2021
 

Regia di Jesús Colmenar, Alex Rodrigo, Alejandro Bazzano. Una serie con Úrsula Corberó, Itziar Ituño, Álvaro Morte, Paco Tous, Pedro Alonso. Dal 3 dicembre su Netflix.  Guarda il trailer »

TRAILER
giovedì 14 ottobre 2021
 

Regia di Jesús Colmenar, Alex Rodrigo, Alejandro Bazzano. Una serie con Úrsula Corberó, Itziar Ituño, Álvaro Morte, Paco Tous, Pedro Alonso. Dal 3 dicembre su Netflix.  Guarda il trailer »

NETFLIX
lunedì 2 agosto 2021
 

Regia di Jesús Colmenar, Alex Rodrigo, Alejandro Bazzano. Una serie con Úrsula Corberó, Itziar Ituño, Álvaro Morte, Paco Tous, Pedro Alonso. Dal 3 settembre su Netflix.  Guarda il trailer »

NETFLIX
lunedì 24 maggio 2021
 

La quinta e ultima parte di una delle serie più popolari degli ultimi anni arriva divisa in due parti, la prima arriva il 3 settembre e la seconda il 3 dicembre. Guarda il video »

NETFLIX
venerdì 3 aprile 2020
 

Regia di Jesús Colmenar, Alex Rodrigo, Alejandro Bazzano. Una serie con Úrsula Corberó, Itziar Ituño, Álvaro Morte, Paco Tous, Pedro Alonso. Guarda il video »

NETFLIX
venerdì 6 marzo 2020
 

Regia di Jesús Colmenar, Alex Rodrigo, Alejandro Bazzano. Una serie con Úrsula Corberó, Itziar Ituño, Álvaro Morte, Paco Tous, Pedro Alonso. Dal 3 aprile su Netflix.  Guarda il trailer »

NETFLIX
lunedì 9 dicembre 2019
 

Regia di Jesús Colmenar, Alex Rodrigo, Alejandro Bazzano. Una serie con Úrsula Corberó, Itziar Ituño, Álvaro Morte, Paco Tous, Pedro Alonso. Dal 3 aprile su Netflix.  Guarda il video »

NETFLIX
martedì 30 luglio 2019
Letizia Rogolino

La terza stagione de La Casa di Carta è arrivata da poco su Netflix e il pubblico già non vede l'ora di vedere i prossimi episodi. Uno dei personaggi più interessanti della serie tv spagnola che ha conquistato il mondo in nome della resistenza è l'ispettore [...]

NETFLIX
venerdì 24 maggio 2019
 

Un gruppo di ladri viene riunito dal geniale Professore per realizzare il colpo più ambizioso della storia di Spagna, svaligiare la zecca del Paese. Sarà messo in atto da un gruppo i cui membri non conoscono i reciproci nomi e si chiamano invece come [...]

NETFLIX
lunedì 1 aprile 2019
 

Un gruppo di ladri viene riunito dal geniale Professore per realizzare il colpo più ambizioso della storia di Spagna, svaligiare la zecca del Paese. Sarà messo in atto da un gruppo i cui membri non conoscono i reciproci nomi e si chiamano invece come [...]

NETFLIX
venerdì 20 aprile 2018
Andrea Fornasiero

In occasione dell'evento Netflix See What's Next sono venuti in Italia gli attori di La casa di carta María Pedraza (che interpreta Alison Parker), Miguel Herrán (Rio), Jaime Lorente (Denver), Álvaro Morte (il Professore) e Úrsula Corberó (Tokyo).

NETFLIX
sabato 20 gennaio 2018
 

Un gruppo di ladri viene riunito dal geniale Professore per realizzare il colpo più ambizioso della storia di Spagna, svaligiare la zecca del Paese. Sarà messo in atto da un gruppo i cui membri non conoscono i reciproci nomi e si chiamano invece come [...]

Vai alla home di MYmovies.it
Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati