Il ritratto inedito di un uomo mediocre ma spietato e dei coraggiosi che provarono a fermarne la feroce protervia. Recensione di Giancarlo Zappoli, legge Roberta Azzarone.
di A cura della redazione
Dopo un'espulsione dalla Marina tedesca, Reinhard Heydrich diventa responsabile dell'Intelligence delle SS, ancor prima che Hitler divenga Cancelliere del Reich. Nominato a guerra iniziata Protettore di Boemia e Moravia, provvederà a pianificare la Soluzione finale nei confronti degli ebrei. A occuparsi di lui nel 1942 saranno due giovani soldati con l'incarico di compiere una missione mai tentata prima.
Il film non si limita a offrirci l'incredibile storia vera del più crudele gerarca nazista del Terzo Reich, l'uomo dal cuore di ferro, il macellaio di Praga, la bestia bionda.
Il regista fa di più: ci descrive l'ascesa a un potere assoluto di vita e di morte di un uomo mediocre e, da un certo punto in avanti, segue psicologie e dilemmi morali di chi decise di mettere in gioco la propria vita per fermarne la feroce protervia.
In occasione dell'uscita al cinema di L'uomo dal cuore di ferro, in sala dal 24 gennaio, Roberta Azzarone interpreta la recensione di Giancarlo Zappoli.