tozkino
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martedì 19 settembre 2017
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l'orginalità non basta
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All’ultimo Festival di Venezia erano presenti anche alcuni film italiani con risultati a dir poco sconfortanti: siamo alle solite, pur di scimmiottare i mostri classici neorealisti del nostro cinema, si gettano nel grande schermo tante carte con l’intento di stupire soprattutto la critica e, siccome non possiamo competere con le produzioni d’oltre alpe, allora cerchiamo sceneggiature originali e interessanti.
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All’ultimo Festival di Venezia erano presenti anche alcuni film italiani con risultati a dir poco sconfortanti: siamo alle solite, pur di scimmiottare i mostri classici neorealisti del nostro cinema, si gettano nel grande schermo tante carte con l’intento di stupire soprattutto la critica e, siccome non possiamo competere con le produzioni d’oltre alpe, allora cerchiamo sceneggiature originali e interessanti. Silvio Soldini cala l’asso nella manica con un tema interessantissimo: la disabilità e l’amore. Il risultato, almeno secondo me, è disastroso. Un filmetto che doveva essere riflessivo e forse anche strappa lacrime, si rivela un biscottino insipido e stucchevole. La linea di sceneggiatura poteva essere accattivante: una storia di disabilità (la vita di una cieca) alle prese con un travolgente capitolo d’amore… all’italiana. Nel cast due attori italiani di solito molto bravi e quotati, Valeria Golino e Adriano Giannini. Soprattutto la Golino mi ha deluso con un’interpretazione superficiale, spassionata e, a tratti, ridicola e assai improbabile. La vicenda è semplice: Teo è uno sceneggiatore creativo che lavora presso un'importante agenzia di pubblicità. Fidanzatissimo con Greta, non disdegna attenzioni anche nei confronti di un'altra donna. Un giorno incontra Emma, che ha perso la vista in giovane età, un matrimonio alle spalle, lavora come osteopata. Quest’incontro stravolge la vita del giovane pubblicitario, le sue frequentazioni libertine continuano ma il sapore cambia radicalmente: costretto a fare delle scelte per uscire dall’ambigua posizione di chi ha il piede in parecchie staffe, Teo cercherà di cambiare stile di vita educando il suo cuore ribelle… ma non ci riuscirà appieno. Passione e lacrime, dubbi infiniti e poche certezze colorano la sua vita di tinte grigie e opache. I ciechi al cinema spesso sono stati utilizzati con molteplici finalità, di solito distanti dal loro vissuto. Ci sono stati non vedenti presentati come saggi capaci di vedere ciò che gli altri non vedono, oppure come superdotati sensoriali, avendo perduto un senso ne hanno sviluppato gli altri, oppure il soggetto verso cui provare una più o meno malcelata pietà. Quella, per intendersi, che fino a pochi decenni fa associava al termine cieco l'aggettivazione povero. Soldini sa bene che non è così e il film non ha la benché minima incertezza nel portare sulla scena una non vedente e una ipovedente (l'amica Patti) che interagiscono con il mondo che le circonda come forse fanno i non vedenti realmente: eppure non basta questo dato realistico e passionale a supportare un racconto che riveli allo spettatore un minimo di emozione. Soldini non riesce a costruire una storia coinvolgente né tanto meno tragica. Degna di nota solo la scena iniziale: il film si apra nel buio totale. Teo e alcuni amici hanno deciso di fare l'esperienza del "Dialogo nel buio" in cui si viene guidati, in un percorso totalmente privo di qualsiasi fonte luminosa, chi li accompagna suggerisce esperienze con gli altri 4 sensi è una persona che “non ci vede”. La situazione si ribalta perché è chi normalmente vede che abbisogna di aiuto ed è quanto accadrà a Teo: il caso gli farà rincontrare proprio la sua guida nel percorso al buio: Emma. Ma sarà un incontro con scintille di luce e una vastità asfissiante di tenebra.
KINO
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lunedì 18 settembre 2017
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di rara bruttezza
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Se volete passare 120 minuti a non ridere, non appassionarvi, non emozionarvi, non ricevere spunti di riflessione, ma ad annoiarvi, sarete serviti. La Golino recita, lui no: come spesso accade, qualche attore reputa che la bravura consista nel gridare.
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vincenzoambriola
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lunedì 18 settembre 2017
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il bastone pieghevole bianco
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Per una persona non vedente il bastone pieghevole bianco rappresenta l'autonomia, la capacità di muoversi e, quindi, di ampliare l'area a lei accessibile. Imparare a usarlo, avere fiducia in se stessi è un passaggio importante ma non facile. Soldini usa questo bastone come metafora della vita: devi imparare a conoscerla, avere fiducia e rischiare. Solo così la vivrai consapevolmente e non la sprecherai. Tra i personaggi di questo film di ottimo livello, spicca la giovane cieca, che non accetta la sua disabilità e rifiuta il bastone. Sarà un'altra cieca, molto matura, a cambiarla, a dimostrarle che è possibile avere una storia d'amore normale, nel bene e nel male.
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Per una persona non vedente il bastone pieghevole bianco rappresenta l'autonomia, la capacità di muoversi e, quindi, di ampliare l'area a lei accessibile. Imparare a usarlo, avere fiducia in se stessi è un passaggio importante ma non facile. Soldini usa questo bastone come metafora della vita: devi imparare a conoscerla, avere fiducia e rischiare. Solo così la vivrai consapevolmente e non la sprecherai. Tra i personaggi di questo film di ottimo livello, spicca la giovane cieca, che non accetta la sua disabilità e rifiuta il bastone. Sarà un'altra cieca, molto matura, a cambiarla, a dimostrarle che è possibile avere una storia d'amore normale, nel bene e nel male. Lui, il maschio vedente, dimostra la sua cecità e la mancanza di un bastone (metaforico, ovviamente). Il passato lo opprime, rendendolo prigioniero di schemi rigidi, apparentemente insormontabili. Ma per fortuna, ed è questo il messaggio di Soldini, è sempre possibile imparare a usare il bastone per muoversi, per rischiare. Non sappiamo se la direzione scelta sarà quella giusta, quella da seguire, ma almeno il cammino è iniziato, per la giovane cieca e per il maschio confuso.
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lunedì 18 settembre 2017
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critica
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non ho mai visto film piu' noioso di questo!... eravamo in otto tutti la stessa critica : non ci ha trasmesso che depressione, noia senza eros, senza trasmetterci alcuna emozione.. non ricordo di aver visto di peggio!!! BOCCIATO IN TODOS
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carlosantoni
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domenica 17 settembre 2017
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l'amore cieco al tempo del digitale
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Lo dico subito, così metto le cose in chiaro: questo film non è male, ma neanche vale più di tanto. Se regge il merito va tutto alla bravura di Adriano Giannini e soprattutto della straordinariamente brava Valeria Golino. Per il resto, direi che la cecità è sì giocata come un handycapp (lo è eccome!) nel rapporto amoroso fra i due, ma non incide in maniera determinante, non più della capacità di lui di mentire, tant'è che alla storia non manca un abbastanza casuale e soprattutto banale happy end.
Verso la metà del film mi sono venute in mente un paio di riflessioni, in fondo l'una conseguenza dell'altra.
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Lo dico subito, così metto le cose in chiaro: questo film non è male, ma neanche vale più di tanto. Se regge il merito va tutto alla bravura di Adriano Giannini e soprattutto della straordinariamente brava Valeria Golino. Per il resto, direi che la cecità è sì giocata come un handycapp (lo è eccome!) nel rapporto amoroso fra i due, ma non incide in maniera determinante, non più della capacità di lui di mentire, tant'è che alla storia non manca un abbastanza casuale e soprattutto banale happy end.
Verso la metà del film mi sono venute in mente un paio di riflessioni, in fondo l'una conseguenza dell'altra. La prima è che Teo, il ruolo che svolge non solo nella storia stretta stretta, ma nella società attraverso il suo lavoro di "creativo", al netto del progresso invadente della tecnologia digitale ora imperante (il suo smartphone che squilla continuamente, i robot domotici...), allora assai ridotta, mi ricorda da vicino gl'insopportabili yuppies degli anni '80: il modo apparentemente (apparentemente) casual di vestire, l'appartamento luminoso e vagamente zen, l'interesse per i vini, le sciarpine al collo, soprattutto la totale assenza del conteso sociale. Non ne faccio una colpa al bravo Adriano Giannini, ne faccio una colpa a Silvio Soldini: il suo film finisce per essere l'ennesima riproposizione di una storia privata, molto privata, con nessuna novità di rilievo, se non meramente formale (la protagonista cieca: ma a ben "vedere" nella storia del cinema ce ne sono state altre), non strutturale. Non si va affatto in fondo alle cose: resta la storia da fotoromanzo fra un tipo che cerca di cavarsela raccontando balle continuamente (è un creativo...) e una tipa in gamba e sfortunata costretta a subire le offese della vita e soprattutto dei creativi.
la seconda cosa che mi è venuta in mente è che questo film mi ricorda "Nove settimane e 1/2" di Lyne, non saprei dire perché, ma una ragione deve pur esserci. Ma in quel film del 1986, almeno, la colonna sonora era di tutto rispetto, e non c'era un happy end...
Insomma, come avrebbe detto Andrea Pazienza, una "sturiellett". Niente di più.
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maumauroma
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sabato 16 settembre 2017
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il colore nascosto delle cose
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I suoi primi quaranta anni Matteo, Teo per gli amici, li ha vissuti in modo piuttosto superficiale, senza mai porsi particolari problematiche esistenziali. Lavora come pubblicitario, ha sempre trascurato i propri parenti e ha un debole per le donne. Si, e' vero, ha una fidanzata ufficiale, ma Teo e' irrimediabilmente attratto dal gentil sesso, gli piace collezionare ragazze per il solo gusto di una effimera conquista, senza preoccuparsi di approfondire il rapporto, come un moderno farfallone amoroso che predilige volare di fiore in fiore per succhiarne il nettare, come un dongiovanni 2.0 che magari illustra con una foto da mostrare ai colleghi di lavoro l'ultima " preda " che e' riuscito a " timbrare", arricchendo il tal modo il suo catalogo di madamine.
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I suoi primi quaranta anni Matteo, Teo per gli amici, li ha vissuti in modo piuttosto superficiale, senza mai porsi particolari problematiche esistenziali. Lavora come pubblicitario, ha sempre trascurato i propri parenti e ha un debole per le donne. Si, e' vero, ha una fidanzata ufficiale, ma Teo e' irrimediabilmente attratto dal gentil sesso, gli piace collezionare ragazze per il solo gusto di una effimera conquista, senza preoccuparsi di approfondire il rapporto, come un moderno farfallone amoroso che predilige volare di fiore in fiore per succhiarne il nettare, come un dongiovanni 2.0 che magari illustra con una foto da mostrare ai colleghi di lavoro l'ultima " preda " che e' riuscito a " timbrare", arricchendo il tal modo il suo catalogo di madamine. Per di piu', da abile creativo come il suo lavoro gli impone e' bravissimo a crearsi alibi o giustificazioni all' istante per salvare la faccia da situazioni imbarazzanti o compromettenti. Ma, che strano il destino, sara' proprio durante una delle sue usuali " battute di caccia" che Teo incontrera' la persona che gli fara' cambiare non solo il modo di approcciarsi alle donne ma forse anche quello di affrontare la vita. Emma, osteopata, non vedente, cosi' fragile, cosi' bisognosa di aiuto anche per le piu' semplici necessita' quotidiane, eppure cosi' forte e determinata ad affrontare la sua disabilita', riuscira'a cambiare il cinico rapporto con il prossimo che con gli anni ha prosciugato l'anima di Teo . Emma non vede con gli occhi, ma il suo cuore e' pieno di colori, di positivita' che riesce a trasmettere a Teo, che forse per la prima volta imparera' ad assaporare il sapore dell' amore.
Come sempre, anche in questo suo ultimo lavoro, Soldini si dimostra regista attento e preciso, straordinariamente sensibile. La dificile tematica della disabilita', in questo caso la cecita', viene affrontato con delicatezza, rispetto e un tutto sommato giusto pizzico di ironia, senza fortunatamente mai scivolare nel dramma o, peggio, nel macchiettistico. Bravi tutti gli attori. In particolare spicca la prova di Valeria Golino, perfetta nella rappresentazione dei gesti e della psicologia di chi e' privo del bene della vista.
Una critica pero' va fatta a questo film. Un tempo si sponsorizzavano marche di liquori o di sigarette in maniera rapida e quasi inavvertita, tanto da chiamarla pubblicita' occulta. In questo film la reclame di una casa automobilistica entra addirittura nella sua sceneggiatura. Speriamo non diventi una abitudine
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(di cripar)
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goldy
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giovedì 14 settembre 2017
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poco sognificativo
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Pur essendo girato con la necessaria sensibilità non ravviso nella storia segni di particolare originalità o interesse. Più che i problemi della protagonista non vedente che sembra aver accettato con il necessario equilibrio la propria condizione /peraltro sarebbe interessante sapere se è nata o se è divnetata non vedente a seguito di una mallatia o incidente) è il percorso del personaggio maschile che balza in primo piano. Non va neppure ad assistere al funerale del padre. Si comporta come tanti maschi senza troppi scrupoli.. Un creativo pubblicitario è davvero poco credibile che si "Innamori" di una non vedente e non ravviso nella storia motivazioni che rendano la storia degna di essere ricordata.
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Pur essendo girato con la necessaria sensibilità non ravviso nella storia segni di particolare originalità o interesse. Più che i problemi della protagonista non vedente che sembra aver accettato con il necessario equilibrio la propria condizione /peraltro sarebbe interessante sapere se è nata o se è divnetata non vedente a seguito di una mallatia o incidente) è il percorso del personaggio maschile che balza in primo piano. Non va neppure ad assistere al funerale del padre. Si comporta come tanti maschi senza troppi scrupoli.. Un creativo pubblicitario è davvero poco credibile che si "Innamori" di una non vedente e non ravviso nella storia motivazioni che rendano la storia degna di essere ricordata..
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martedì 12 settembre 2017
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una fiction di rai1
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Un film noioso, con una trama inconsistente, la cecità della protagonista è solo un pretesto per aggiungere emotività a basso costo e non aggiunge niente alla vicenda del film. Recitazione piatta e poco coinvolgente. Da evitare come la peste, spenderli meglio i vostri soldi.
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maurizio.meres
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lunedì 11 settembre 2017
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film sensibile e soprattutto vero
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Con una grande sensibilità il regista inquadra perfettamente lo stato d'animo di una non vedente,libera spigliata ma inesorabilmente consapevole delle barriere che si contrappongono nella socialità della vita .
Emma così si chiama non pretende nulla,vuole solo essere se stessa in un ambiente umano ancora retrogrado e consapevolmente incapace di comprende chi nella vita viene considerato un diverso.
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Con una grande sensibilità il regista inquadra perfettamente lo stato d'animo di una non vedente,libera spigliata ma inesorabilmente consapevole delle barriere che si contrappongono nella socialità della vita .
Emma così si chiama non pretende nulla,vuole solo essere se stessa in un ambiente umano ancora retrogrado e consapevolmente incapace di comprende chi nella vita viene considerato un diverso.
Ma un sentimento chiamato amore non conosce le diversità della vita,entra nel più profondo di ogni persona si trasforma in passione,desiderio,e quello vero non conosce ostacoli di nessun genere,il contatto diventa la vera essenza dell'uno verso l'altro.
Film molto intenso con alcune pause volute per dare un attimo di riflessione al publico,
Il rapporto tra Teo ed Emma diventa pian piano conflittuale,la sceneggiatura del film si basa proprio in una serie di situazioni fatte di sopportazioni,di routine di una vita quella di Teo dove le abitudini ormai statiche e senza sentimento lo portano ad un ritorno di ciò che è stato,o di quello che voleva essere.
Ottima recitazione della Golino,si vede che prima di girare il film abbia voluto conoscere in tutti i sensi le problematiche dei non vedenti,più che positiva la prova di Giannini,cosi come tutti gli altri in particolare modo,Laura Adriani che interpreta una ragazza giovanissima anch'essa non vedente la quale rifiuta qualsiasi aiuto,ma diventa l'artefice nel finale del film,di un qualcosa di meraviglioso,il coraggio di essere se stessa.
Film da vedere senza paraocchi.
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flyanto
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lunedì 11 settembre 2017
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superare ogni difficoltà
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Ritorna sugli schermi cinematografici italiani il regista Silvio Soldini con "Il Colore Nascosto delle cose", una storia d'amore tra due individui diametralmente all'opposto come situazioni. La coppia, interpretata da Valeria Golino e Adriano Giannini, si incontra per caso: lei è una osteopata cieca, con un matrimonio fallito alle spalle ma una donna piena di interessi e pertanto con una vita sociale molto attiva, lui, è un prestante pubblicitario in carriera, donnaiolo, con una relazione sentimentale ormai troppo trascinata. Tra i due scoppia immediatamente una cocente passione che però viene vissuta in maniera travagliata e con seri dubbi, soprattutto da parte dell'uomo, per le ovvie e differenti condizioni fisiche, nonchè concernenti il rapportarsi con impegno verso l'altro.
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Ritorna sugli schermi cinematografici italiani il regista Silvio Soldini con "Il Colore Nascosto delle cose", una storia d'amore tra due individui diametralmente all'opposto come situazioni. La coppia, interpretata da Valeria Golino e Adriano Giannini, si incontra per caso: lei è una osteopata cieca, con un matrimonio fallito alle spalle ma una donna piena di interessi e pertanto con una vita sociale molto attiva, lui, è un prestante pubblicitario in carriera, donnaiolo, con una relazione sentimentale ormai troppo trascinata. Tra i due scoppia immediatamente una cocente passione che però viene vissuta in maniera travagliata e con seri dubbi, soprattutto da parte dell'uomo, per le ovvie e differenti condizioni fisiche, nonchè concernenti il rapportarsi con impegno verso l'altro. Sarà una dura lotta.....
Soldini alterna storie sentimentali a lieto fine (Pane e TulipanI" , "Agata e la Tempesta", per citarne solo due) a quelle più realistiche con un finale più amaro ("Cosa Voglio di Più"), ma in ogni caso pone le relazioni, travagliate o meno, di coppia in primo piano, descrivendone in maniera particolareggiata, nonchè a volte anche sottilmente ironica, tutte le dinamiche ed evoluzioni, dimostrando di esserne un acuto osservatore e conoscitore. Così anche in "Il Colore Nascosto delle Cose" conferma questa sua delicata propensione riuscendo a presentare in maniera precisa le difficoltà che inevitabilmente sorgono tra due individui che vivono in condizioni diverse, sia fisiche che di esistenza personale, ed a cui sorgono paure e molteplici dubbi nell'affrontare questa loro nuova e devastante realtà. Forse, il finale appare un poco semplicistico e troppo teso verso una positività che tutto sistema e risolve (nutro seri dubbi che un uomo aitante e "tombeur des femmes" e con numerose questioni personali non risolte, riesca a "guarire" ed affrontare nella giusta maniera e vivere serenamente una relazione con un'ipovedente che già dall'inizio si presenta assai difficile, come, del resto, anche la propria esistenza personale). In ogni caso Soldini ci crede e volge, appunto, tutto al positivo come in una favola che tutti/e vorremmo vivere ed il film in sè è molto ben diretto e soprattutto molto ben interpretato sia da Adriano Giannini che soprattutto da Valeria Golino la quale si conferma essere una tra le attrici italiane di maggior talento.
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