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Magalli: «io Capo dello Stato? Non vorrei essere nei panni di Mattarella»

Il conduttore doppia per la prima volta un attore in carne e ossa, Christian Clavier, protagonista di Benvenuti a casa mia. Al cinema.
di Paola Casella

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giovedì 8 marzo 2018 - Incontri

Aveva già doppiato Filottete in Hercules, Bob Pogo nella sitcom Netflix F is for Family e Re Luigi ne Il libro della giungla. Ha prestato la voce persino ad un motociclista ne I Simpson. Ma questa è la prima volta che Giancarlo Magalli doppia un attore in carne ed ossa: Christian Clavier, protagonista di Benvenuti a casa mia.

Un po' vi assomigliate fisicamente....
È vero, siamo entrambi bassetti, grassocci e col nasone. Lui però ha ancora i capelli, e poi è francese, può atteggiarsi a intellettuale charmant. Ma io me lo ricordo anche quando faceva Astérix....

Per promuovere il film ha girato un video su Youtube chiedendo di essere ospitato a casa degli utenti. E ha ricevuto 500 like e 200 inviti.
Più tutti quelli che mi hanno scritto in privato perché non si fidavano a mettere l'indirizzo su Facebook: almeno altri 200 che mi hanno contattato su Messenger o mi hanno mandato una mail. Alla fine la produzione ha sorteggiato un ragazzo di Roma appassionato di Internet e di cinema, con due coinquiline molto carine, e abbiamo fatto una cenetta a quattro cucinata da loro. A parte il dettaglio che abitano al quinto piano senza ascensore, ci siamo molto divertiti: ho messo il video della serata su Youtube, per chi fosse interessato.

Ma lei aprirebbe la sua casa a una famiglia di rom, come fa il protagonista di Benvenuti a casa mia?
No, lo dico con molta sincerità: potrei ospitare una famiglia di terremotati cui è crollata la casa fintanto che non si sistemano, ma i rom hanno scelto di essere nomadi, che nomadino pure.

L'uscita del film ha un eccezionale tempismo politico.
È vero, arriva dopo le elezioni che hanno mostrato come la diffidenza e l'intolleranza stiano facendo passi avanti - non necessariamente nel senso di una maggiore civiltà. Il protagonista, che afferma in un suo libro come da lui i rom siano benvenuti, quando quelli gli arrivano davvero in casa comincia a conviverci e alla fine stabilisce con loro un rapporto di simpatia. In fondo è una storia di integrazione e tolleranza.


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In foto una scena del film Benvenuti a casa mia.
In foto una scena del film Benvenuti a casa mia.
In foto una scena del film Benvenuti a casa mia.

In Francia qualcuno ha obiettato che i rom sono stati rappresentati in maniera stereotipata.
Perché cantano e suonano, sono vestiti approssimativamente e tengono un maiale nella roulotte. Ma sono anche persone simpatiche, non rubano, non sono mascalzoni.

In un sondaggio per cercare un sostituto a Giorgio Napolitano lei era stato indicato come il Presidente della repubblica ideale.
In questo momento sono molto contento di non esserlo. (Ride) Del resto anche quel sondaggio era solo un gioco. Certo, mi ha fatto piacere che, dovendo indicare un nome antitetico alla casta, abbiano scelto me: ho preso 24mila voti, il quadruplo di Zagrebelski. Forse anche Mattarella ne ha beneficiato perché, pur non essendo di primo pelo, era un po' meno usurato degli altri candidati. Gli ho portato fortuna.

È vero che fra poco la vedremo ospite di Me Anziano You TuberS?
Sì, per i prossimi due mesi. È un programma condotto da due ragazzi (Federico Bernocchi e Claudio Di Biagio, ndr) su Radio2, e ha già utilizzato altri decrepiti, ad esempio il mio amico Claudio Lippi. Io sono andato ospite una volta, e loro si sono divertiti. Dunque tutti i venerdì sera presenzierò, facendo puro cazzeggio.

Come mai è così addentro al mondo di Internet?
Il primo computer l'ho comprato nel 1978, quando forse non ce l'aveva neanche il Ministero dell'Interno. Era un pc primordiale con una memoria molto ridotta, senza neppure il monitor, e ho imparato il linguaggio di programmazione BASIC perché il software non si trovava, dunque dovevo farmelo da solo. Ho continuato ad aggiornarmi, ho comprato tutti i nuovi computer in uscita, compreso il Videotel, quella scatoletta con la tastiera che si collegava al telefono e che in Francia si chiamava Minitel: da noi non ce l'aveva nessuno, pagavi l'abbonamento però poi non sapevi con chi parlare. Poi cominciarono le prime DBS, quelle chat che erano l'equivalente del baracchino CB applicato al computer. Poi Intranet e infine Internet: me la sono fatta tutta la strada, rimanendo al passo.

Non è facile per un personaggio pubblico gestire i propri profili social.
Se li usi per trarne un vantaggio, come vendere più dischi o mandare la gente a teatro, ti si rivoltano contro, perché non ti perdonano la venalità. E poi bisogna sempre ricordare che se parli a 100 persone amiche ti puoi esprimere come faresti nel salotto di casa, ma quando ti seguono 150mila persone appartenenti a tutti gli strati sociali, compresi gli hater che non vedono l'ora di sbranarti, devi avere l'intelligenza di non buttarti in sproloqui su temi divisori come la politica o la religione, che sparati sui social diventano mine pronte ad esploderti in mano. Io mi comporto come in televisione: scherzo, faccio battute, piglio e mi piglio in giro. Come se dicessi a tutti: "Benvenuti a casa mia".


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